| Dis - avventure
In questo periodo di clausura ho deciso di raccontare un pò delle mie vicende su e giù per la romagna ed oltre , storie buffe racconti di fallimenti e disavventure tutte da de - ridere . Non troverete qui nessuna carrellata di pesci catture emozionanti quindi se volete risparmiarvi pagine di inutile ciarlare potete fermarvi qua , ma vi perdereste la versione fantoziana del pescatore .
- PROPRIETÀ PRIVATA , VUOL DIRE PROPRIETÀ PRIVATA
è una bellissima mattina di luglio o forse giugno non ricordo bene , decido di provare un tratto nuovo del savio . Mi capita spesso di vedere bei tratti di fiume su google maps , che in prospettiva aerea sembrano semplicissimi da raggiungere , ma aimè un mezzo centimetro in prospettiva su una scala può diventare 20 o 30 metri di rovi . Lo spot prescelto è sotto un cimitero , arrivo parcheggio la macchina e osservo , lo spazietto che vedevo dal satellite è un campo di grano e le spighe son belle alte e pungenti e fitte . Iniziam bene penso mentre mi faccio largo fra il grano pumgente , alto 50 cm . Dopo 100 metri di bestemmie e sudore , sperando che il contadino non mi veda e mi dia pure due sberle arrivo sul greto del fiume . Qua invece di un bel praticello mi trovo una recinzione alta 1 metro con tre mandate di filo spinato PROPRIETÀ PRIVATA - vietato l accesso . Ma che cazzarola vuol dire ? Da quando in qua un fiume è proprietà privata ? Al diavolo. Butto sacca delle canne e zaino di la e mi arrampico modi artificiere , i pantaloni / stivale in tessuto traspirante si sfonderebbero solo a guardarlo quel filo spinato e mi ci va un venti minuti di mosse da uomo ragno per essere in cima . Una volta li mi butto dall altra parte e finalmente vedo il fiume . Ho impiegato 2 ore solo a raggiungere l acqua , ho perso l albeggio e l ora migliore sono incazzato e sudato . Sono un pirla ? Forse . Ma ho trovato posti così facendo , magici e unici , che con un atteggiamento diverso mai avrei visto . Sconsiglio comunque di seguire le mie gesta , don't try this at home ! Arrivo sul fiume e decido di farmi una passeggiata avanti e indietro per studiare la zona tanto ormai l' ora migliore è andata . Il tratto si presenta bene correntini e piane si susseguono coperti da una folta vegetazione . si può dire che se entri sul savio da un punto rischi di non uscirne più per kilometri talmente è isolato e infrascato , ed è anche il motivo per cui mi piace . Faccio prima il tratto a scendere provo qualche passata ma risponde solo pesce piccolo . allora risalgo e trovo una bella buca con una pietra enorme al centro che potrebbe essere una tana ideale . Vedo qualche pecora sulla sponda opposta ma sono concentrato sull azione di pesca e sul decifrare lo spot nuovo . Improvvisamente sento un verso sinistro che mi fa saltare la canna di mano , Un maremmano di 50 kili stimati ,abbaia , e il suo verso mi fa salire lo stomaco in gola . Non so spiegare bene , un cane qualsiasi abbaia mentre un maremmano ha un latrato sordo quasi un tenore dei cani , ha un suono che sa di problemi seri . Mi giro e vedo i suoi occhi neri al centro di un testone bianco fissi su di me , non è agitato probabilmente non vi vede una minaccia ma vi giuro che comunque ci è da restarci secchi dalla paura . Io sono a venti metri dalle sue maledette pecore con una canna in mano e lui di sicuro non lo tollera. Raccolgo lo zaino e inizio a camminare a ritroso , a piccoli passettini , non mi riuscirebbe niente altro in realtà , ho sempre avuto fifa dei cani grossi e ringrazio il cielo che quello non abbia attraversato il fiume . Improvvisamente dal gregge esce un altro maremmano poi un terzo e si fermano tutti sulla riva a fissarmi . Io so che se vogliono prendermi ho 0 speranze e che se scappo ho 0 speranze così non faccio nulla . A piccoli passi mi allontanto senza mai girarmi fino a che sono alla recinzione butto tutto di la e mi lancio che neanche la pubblicità dell olio cuore . Faccio il campo di grano a passi di un metro e quando sono alla macchina sono fradicio di sudore ho pescato niente e sono pieno di spini / paglia . Guardo in fondo al campo i paletti della recinzione e si vedono a malapena i cartelli appesi . legittima o no meglio capire che proprietà privata vuol dire proprietà privata . Quel giorno ho imparato una lezione che difficilmente scorderò.
SESTO SENSO
Doveva essere il 2010 circa io ero fresco di patente e senza pensieri . Vivevo coi miei genitori uscivo tutte le sere , la pesca era una passione fortissima che mi portavo dietro fin da bambino , ma le distrazioni erano tante e troppo belle . Passare settimane , mesi senza dover pensare a niete liberi e con tutti i mezzi a disposizione , era un lusso che ripenso spesso con un sorriso . Non che sia cambiata drasticamente , ma sicuramente la maturità porta via quel pizzico di beata innocenza che un diciannovenne dovrebbe sempre poter avere . Così un venerdì sera decido di provare una trasferta in terra marchigiana alla volta del metauro . Decido senza dover rendere conto a nessuno , senza orari e senza neanche sapere cosa mi aspetta , poesia . Infilo quelle poche cose che servono a pescare a passata in appennino nella opel zafira , e il sabato mattina parto col buio. Decido di provare un tratto medio zona calcinelli attirato da due salti artificiali che creano due belle buche sotto due rispettive cascate . Nella notte il meteo cambia e nuvole minacciose si affacciano sull appennino . Alla radio si alternano gli ACDC i QUEEN e tanti altri pezzi da novanta , e la macchina non scende mai dentro i limiti di velocità , il duemila turbo diesel è lanciato e più che una macchina sembra un galeone di pirati festanti , ma la festa la faccio io da solo nel buio della collina . Arrivato sul fiume l acqua è bella, e dopo qualche ricognizione trovo le due buche che cercavo. L aria frizzante della mattina , i merli che saltano dentro l edera arrampicata sui pioppi , quel brulicare di vita che ti trascina, i primi raggi di sole ad asciugare l umidutà della notte , un energia travolgente . La penombra rende difficile individuare i passaggi nel sottobosco tutto è confuso e mi sembra di essere più in sogno che realtà . Con un pizzico di eccitazione mi affaccio alla buca con la bolo in mano , per pescare bene devo scendere un tratto cementato ricoperto di un muschio verde molto scivoloso . Inizio le prime fiondate e le prime passate , con esse arrivano i primi pesci . Col passare del tempo i pesci vanno in frenesia e la pescata è molto divertente ma io mi sento una sensazione strana . Come se dentro fossi irrequieto , come se volessi andarmene . Eppure sono appena arrivato , ed è una trasferta che sognavo da tanto . Col passare del tempo questa sensazione crescie e diventa un ansia molto forte . Decido di risalire lo scivolo cementato , cosa che mi riesce con un certo sforzo per via del muschio , e mi metto in una piana poco a monte . Ad un certo punto inizia a cambiare colore l acqua , ma non gli do peso perchè a volte capita che col passare del tempo il sole si alza e si percepisce il colore del fiume differentemente durante la pescata . " cazz. Rola ma non era così sporca prima ?! " Penso fra me , e intanto quella sensazione di vuoto allo stomaco resta , per tutto il tempo . Mentre anche la velocità dell acqua aumenta velocemente , scorgo rametti e foglie in sospensione . Un rombo seguito da un tremore mi richiama da monte , mi volto e vedo flutti di corrente sempre più forte e fangosa portare detriti fra schiuma bianca . Senza premeditare nulla solo istintivanete inizio a tornare a riva e sento la pressione dell acqua sempre più forte sui cosciali , dopo pochi metri gia il livello è tiro dell imbocco dei miei stivali e devo avanzare in punta di piedi per non imbarcare acqua . Raggiunta la sponda lancio la canna e mi arrampico alle radici delle piante per sottrarmi all onda anomala . Svalicato l argine ripido mi volto . sono piegato sulle ginocchia . dove pescavo fino a venti secondi prima ora corre un buon quaranta cm di acqua in più , che spazza via tutto compreso grossi rami e piccoli tronchi . A quel punto realizzo che anche il mio zaino e il guadino hanno avuto la stessa fine . Penso alla mia posizione di un ora prima in bilico su una parete scivolosa di cemento , penso alla corrente di 40 cm che mi porta giù fino ad un salto di dieci metri . Penso alla sensazione allo stomaco di paura e disagio che non avevo mai provato prima . Penso al famoso sesto senso degli animali , forse alla fine anche noi ancora siamo un pò animali per fortuna . Mentre torno alla macchina ancora una volta un cartello mi strappa un sorriso " attenzione pericolo di inondazioni per manovre meccaniche " .
UNA GIORNATA DI EMOZIONI IN ALTA QUOTA
Uno degli aspetti che preferisco nel nostro paese è la bellezza e la vastità dei vari ambienti naturali , che si possono godere senza affrontare viaggi omerici. Basti pensare che in un giorno di viaggio si potrebbe passare dal mare del salento alle meravigliose valli e montagne del trentino. In agosto infatti , quando da ragazzino frequentavo le scuole , ero solito andare in una bellissima casa dell’ oratorio in val di fassa. Passavo dal mare della mia riviera ai prati fioriti delle montagne , con i laghi di profonde acque azzurre e profumi di abeti . Pur troppo non ci rendiamo conto di quanta bellezza abbiamo a nostra disposizione , di quanto il mondo intero quando si affaccia sul mappamondo ci chiami il “bel paese”. La montagna ha un fascino particolare , per me personalmente , ha un effetto terapeutico Sulla mente. Quando cammini in un sentiero avvolto da sole conifere , abeti e muschio, stretto e ripido Alla ricerca di fragoline di bosco tu non te ne rendi conto. Non ti accorgi che piano piano senti il tuo respiro , e ti sembra così assurdo. Senti il battito del tuo cuore il rumore dei tuoi passi. Non c’è nulla fra te , e te. Non c’è nessuna interferenza fra spirito e materia così che, anche i pensieri che di solito trascuriamo , stanno li perché niente li fa svanire . il silenzio è totale e sembra quasi schiacciarti con una sensazione di vuoto , per chi è abituato a vivere nel rumore. Capisco gli eremiti di montagna , che non possono fare a meno del loro silenzio. Perché nel silenzio delle montagne uno ci si piò perdere o persino ritrovare, il silenzio delle montagne non è altro che un amplificatore della nostra anima, gli lascia la possibilità di uscire , imparziale e riservato . amo i prati di alta quota che pettinati dal vento sembrano una massa liquida di qualche pianeta alieno. Le nuvole si rincorrono veloci e sembrano giocare a nascondino col sole. Le persone locali sono di poche parole , cresciute nel silenzio , con la bellezza negli occhi Duri e saggi come la pietra delle dolomiti. Le erbe sottili e lunghe sono pruriginose sulle caviglie e i massi sui dissestati sentieri sono sempre male ancorati al suolo e si rischia sempre di prendere storte o cadere sulle rocce. Le marmotte gridano ai turisti , rei di aver attraversato il loro territorio , di aver compromesso il loro silenzio. L’ acqua è fredda in montagna, di quel freddo che ti fa provare dolore ai denti e alle mani quando tenti di berla , ed è buona , buona in un modo talmente semplice e diretto che è come uno schiaffo. Tutto è duro , scomodo , ripido , freddo e soprattutto va rispettato . Non c’è un limite al rispetto che bisogna portare ad una montagna , semplicemente per lei veder morire le persone fa parte del quotidiano da sempre. Oggi vi racconterò di quella volta che ho imparato questa lezione . Era una giornata di agosto e io dopo tanti anni presi la palla al balzo dato che i miei genitori erano alloggiati in val di fassa e li raggiunsi. Quella sera decidemmo di andare l’ indomani sulle dolomiti . Mi ricordo l’ aria della sera era qualcosa di spettacolare , dover mettere una felpa per il freddo , dopo aver passato mesi nell’ afa era poesia per me. Andai a letto presto . Quando suonò la sveglia feci colazione e mi diressi verso il lago Fedaia sovrastato dalla Marmolada , da li un impianto di risalita ci avrebbe condotto fino al rifugio . Quando arrivammo all’ impianto mi ricordai emozioni vecchie . Il nostro cervello affoga nell’ inconscio le emozioni dolorose e spiacevoli , il mio in questo caso, aveva rabbuiato dalla coscienza questo impianto . si tratta di cesti metallici che corrono appesi ad una fune di acciaio , attraversando le piste da sci a diverse decine di metri di altezza da terra ,biposto , e con il bordo dei cesti non più alto di un metro. Immaginate di stare appesi ad una carrucola che porta in alta montagna dei cestelli di ferro , che oscillano nel vento e dove siete aggrappati solo al trave centrale. Ora ricordavo vividamente le emozioni che avevo provato da ragazzino nel risalire intere vallate appeso come un salame. Paura di morire , bellezza tutto intorno , voglia di non staccare mai più un piede da terra , rispetto per il lavoro di chi mi aveva permesso di usufruire di questa magia, ma soprattutto terrore . A dimenticavo io soffro di vertigini . Ora mentre guardavo il carosello di cestelli salire da una parte e scendere dall’ altra vedevo molti anziani , bambini ,famiglie che con la faccia elettrizzata salivano e scendevano divertiti continuamente. Questo mi diede la forza di salire un'altra volta. Da lontano i cestelli sembrano passare lentamente , mentre quando sei sulla rampa pronto a salire su di essi , sembrano andare come vagoni di un treno. Bisogna puntarne uno seguirlo con passo veloce e saltare su a tempo , a quel punto un operatore chiuse lo sportellino e l’ adrenalina iniziò a trasformarsi in fifa. Mentre percorrevo i primi metri il sole era alto e la visibilità perfetta , cercai di godermi il panorama mozzafiato , senza guardare sotto. Il lago rifletteva le nuvole , e il vento ne increspava la superficie , cosi che sembrava uno di quei quadri francesi puntinati del diciottesimo secolo. Metro dopo metro guadagnavo il cielo , e le nuvole si facevano sempre più veloci. Le praterie lasciarono man mano spazio a distese di pietre riarse dal ghiaccio e dal sole , e il vento si fece freddo iniziando a far oscillare il mio cestello . Fù a quel punto che mi resi conto. Se uno non guarda sotto perché soffre di vertigini, lo sguardo spazia alla montagna sopra, ma il sole di qualche minuto prima era ormai oscurato da nuvole grigie dense e veloci. È impressionante come il tempo cambi in fretta man mano che si sale in quota , e avvicinandosi ai tremila metri sul livello del mare , nel giro di cinque minuti si può passare dal sole ad un temporale. Un tuono straziò il silenzio , e mi vibrò dentro le ossa , che a pensarci lo sento tuttora , come se il mio inconscio avesse rifiutato di ingoiare anche questa esperienza , forse , perché non ricapiti più. Le nuvole ora erano dense e nere e l’ aria e il vento odoravano di pioggia. Potevi sentire l’ energia tutto intorno , potevi respirare la potenza di quel luogo , potevi sentire il terrore come fosse materiale , come se a tremare fosse l’ anima . Proprio all’ ora col cuore che batteva in gola e , e la voglia di toccare terra come non l’ avevo mai provata quel maledetto impianto si fermò. Il mio cestello oscillava a destra e sinistra così come gli altri. Sembravano tanti panni appesi ad asciugare ad un filo nel giardino di una nonna . Le persone sembravano piccole in lontananza erano variopinte, ognuna in un impermeabile di plastica rosso o giallo . La pioggia cominciò a cadere forte e intensa , fredda come il ghiaccio e mi sbatteva sul volto , ricordo che mi prese uno sconforto quasi da adolescente . “ma che cazzo ci faccio in un cestello appeso a trenta metri da terra , perché questo dannato coso non riparte? Perché non ci hanno avvisato che su stava rabbuiando il tempo ? perché…. Perché.. voglio scendere “ era pioggia o erano lacrime ? era uno sprazzo di vita o principio di morte ? sottili a volte i confini di dividono l’ umano sentimento . Fu allora che quel dannato impianto ripartì , senza preavviso così come si era fermato. Quando iniziai a vedere la struttura finale dell’ impianto , a fianco del rifugio , ero ormai esausto e le gambe mi sembravano sul punto di cedermi . Le braccia , senza che mi rendessi conto, erano indolenzite e i tendini delle mani erano serrati contro il trave con una forza tale che sentivo le formiche ora . Quando misi il primo piede in terra feci un grande sospiro . L’ addetto all’ apertura dei cestelli aprì il chiavistello e io trovai la mia voce molte tonalità lontana dalla serenità “mi scusi buon uomo perché siamo rimasti appesi vari minuti sotto una cazzo di tempesta ?“ -un fulmine ha colpito l’ impianto. Come sempre di poche parole i trentini , schietti, diretti. Non aggiungo altro , che poi , che cosa volete aggiungere , ero vivo e tanto mi bastava . Entrammo al rifugio e sembravamo dei naufraghi che avevano appena affrontato un viaggio di speranza attraverso il mediterraneo . Appena entrammo una grandinata di dimensioni epiche imbiancò il suolo della Marmolada , di chicchi grossi come palline da golf. La sala era ammassata di persone , che si rifugiavano nell’ unico angolo di comfort per migliaia di metri in ogni direzione. Chi bestemmiava, chi mangiava , chi giocava a carte, tutti erano scomodi vestiti con zaini enormi e bagnati. Una ragazza con un grasso cane leggeva un libro sorseggiando un thè. Aveva un chiaro aspetto germanico capelli biondi occhi azzurri e carnagioni molto chiara. Era bello poter apprezzare ancora la bellezza di una donna . A quel punto mentre riprendevo fiato e riassaporavo una forma di normalità , una signora con accento d’oltralpe salì sopra una sedia e richiamò l’ attenzione ; -signori per favore attenzione; -tre fulmini hanno colpito l’ impianto di risalita rendendolo inutilizzabile per il resto della giornata , vi mettiamo a disposizione gratuitamente dei bastoni da trekking e vi invitiamo a discendere piedi. A quel punto tutti imprecavano, chi diceva male della montagna , chi minacciava di non tornare più Chi litigava con la moglie , chi chiedeva l’ elisoccorso. Fatto sta che con un sonoro “ciao e grazie “ fummo messi alla porta appena uno spiraglio di intervallo nella pioggia ci consentì di imboccare il sentiero di ritorno. Il problema è che quello spiraglio durò si e no dieci minuti . Appena fummo abbastanza lontani da non poter tornare sui nostri passi , in salita e con i massi scivolosi , le nuvole si richiusero sulla nostra testa e cominciò di nuovo a piovere . donne ragazzini e anziani sconosciuti si aiutavano l’ uno con l’ altro per superare massi , tratti scivolosi e sdrucciolevoli di un sentiero non molto impegnativo per alpinisti , non certo per famiglie di turisti. Con grande orgoglio posso dire che nonostante la pioggia si fosse ormai stabilizzata su una intensità molto forte , procedevamo a passo costante avvicinando pian piano la valle. Quando avemmo superato di poco la metà del percorso la pioggia si trasformò in gocce così grosse e fitte che ammaccavano la pelle , accelerammo il passo ma era difficile vedere persino dove stavamo andando . Poi la situazione passò in un secondo da pericolosa a potenzialmente mortale. Un bagliore bianco seguito da un rombo assordante . Le orecchie che fischiavano e le persone intorno a me tutte flesse sulle ginocchia con le mani a ripararsi la testa . Neanche il tempo di metabolizzare l’ accaduto che un altro ancora più forte ci saettò sopra la testa . Incredibile le emozioni , che non possono essere tradotte in parole, solo aspettare la morte da un secondo all’ altro , accettare di essere così piccoli , davanti al destino. Alcuni cercavano di ridestare quelli che erano pietrificati sotto shock. Anche io aiutai la carovana a ripartire più in fretta possibile, la tempesta di fulmini continuava e noi eravamo nel mezzo, presi tra l’ incudine formata dalla montagna e il martello di thor. Rimasi per ultimo e mentre stavo per accodarmi vidi la ragazza del rifugio , la bella germanica col cane , che tirava a due mani un guinzaglio che non si smuoveva di una virgola. L’ esile ragazza cercava di smuovere un vecchio cane fifone che per il trambusto dei tuoni si era pietrificato pancia a terra e faceva a modi asino. La raggiunsi e senza il bisogno di fare presentazioni , con un inglese maccheronico, e sicuramente grammaticalmente inascoltabile , le dissi di dare a me il cane . Tirai il vecchio quattro zampe talmente forte che lo costrinsi a balzare in avanti in posizione eretta e gli diedi una scrollata con le mani alle lunghe orecchie bagnate . “non mollare vecchia mozzarella forza non ci far crepare porca miseria “ Non credo che capisse l’ italiano ma forse vedendo una figura un po' più coraggiosa riprese a muovere il culone verso valle. Non era certo un cane da alpinismo , assomigliava ad un baule con quattro zampe corte grasse e goffe , ma era stato bravo e coraggioso a ripartire alla faccia dei cani da pastore . riportai quel duo alla coda della comitiva e macinammo parecchi kilometri. Quando arrivammo a valle eravamo tutti vivi e stravolti. Contro ogni mia previsione , schivati da almeno dieci fulmini passati a pochi metri dalle nostre teste . Non mi sarei sorpreso quel giorno qualcuno fosse finito su qualche notiziario , di quelli che noi “fondovallisti” vediamo . “turista colpito da un fulmine in val di qua “ “turista scivolato in un burrone in val di la “ Io sarei stato “turista colpito da saetta mentre cercava di salvare un cane “ Quel giorno non era il mio giorno ma io non lo dimenticherò mai. Come il mio giorno di ordinaria follia sulle montagne.
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