STORIA VI Quì tutto puzza di pesce

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 2/2/2019, 18:05
Avatar

I cavedani sono i pesci più FURBI del mondo...guardate questo da cosa si era "travestito" per fregarmi...YouTube: zacca1papera

Group:
Member
Posts:
4,250
Location:
FIRENZE

Status:


LE “PESCATE” DA RAGAZZO

Delle mie pescate nel Comano ho scritto abbondantemente in “Orme” ma i ricordi riaffiorano sempre a sprazzi, magari accesi da un report o da una discussione fra amici, così mi sono tornati in mente i Vaironi e quello che si faceva allora e che ora pare novella ...Quando si voleva fare una gara ( e un fritto) si partiva in 3 con le nostre cannette fisse di bambù di 3 mt. dalla mia casa di campagna si arrivava fino alla pescaia del Mulino dalla quale partiva la gora che portava l’acqua al mulino per far girare la macina, erano circa 200 metri di torrente, forse 150 … con me erano Marcello ( il figlio del contadino, coetaneo) e Saulo il figlio del boscaiolo di 2 anni più piccolo, loro erano di lì e conoscevano a menadito tutte le bucherelle sotto le vetrici, mi è rimasta impressa nella memoria una di queste sfide dove alla fine si contò un totale di 99 vaironi, ed arrivai terzo per 2 e 3 pesci … cioè avevamo percorso 200 metri di fiume pescando con la canna 99 Vaironi … dove praticamente si pescava tutti i giorni!!! Almeno io che ero in vacanza ..., erano gli anni 60 i Cormorani eravamo noi...e purtroppo lo fummo anche quando la frana del Falterona azzerò le buche del torrente, lo so l’ho già scritto, mi ero solo dimenticato una cosa …oltre a prelevarli con le mani, ricordo che si erano salvati dei cavedani, che non si erano intanati sotto gli ultimi massi penso perché stipati...ormai in numero esiguo e di taglia giravano su di una distesa di sabbia bianca in profondità massime di 60cm. Il figlio del contadino aveva su una carabina ad aria compressa una Diana27, mi ricordo comprò dei piombini con il piumino e la punta e con quelli ci sparava ai cavedani in testa, che dopo un sobbalzo e una fuga dettata dai nervi, aggallavano morti, avevo cancellato il ricordo ... il piumino serviva per ritrovare il proiettile se non si centrava il bersaglio, ma quasi sempre finiva per essere una guarnizione sulla testa di qualche grosso cavedano, mi stonava anche allora, ma si mangiavano, me ne faccio una ragione ...
Anche dei ghiozzi ho scritto poco, erano già rari allora, c’era solo un tratto del Comano che ne ospitava una buona popolazione, e si prendevano in tutti i modi, sia di frodo con il guadino sia con la canna pescando a vista, bastava avvicinare da posizione sopraelevata un baco vicino al sasso dove stava mimetizzato il ghiozzo e il gioco era fatto… i ghiozzi fritti sono molto buoni.

A forza di scrivere “romantico” sembra che a pesca non nascano disguidi, che l’animo umano in quei momenti sia scevro dal peggio, ma ovviamente non è così, anche a pesca esiste l’invidia, anche se per quel che mi riguarda è più competizione che invidia, come è vero che le antipatie sono una delle poche cose che l’acqua non riesce a diluire. Il pescatore che ti si avvicina quando prendi pesce, sancisce la grande forza calamitativa dell’azione, una forza magnetica così potente da far “inconsapevolmente” sempre se prendete...avvicinare a voi tutti i pescatori della piana sia da valle che da monte. Ho usato il termine virgoletatto, perché a volte è proprio così, sia che tu sia quello che prende che quello che si avvicina, te ne rendi conto solo quando nel lanciare trovi durante il tragitto in aria, la lenza o ancor peggio la canna dell’altro, oppure quando nell’acqua quel galleggiante che ti scorre in trattenuta d’avanti non è il tuo. Nel tempo mi è accaduto di far parte di entrambe le categorie, con serena condivisione se il pescatore era un’ amico, con crescente fastidio o un’enorme faccia tosta se il pescatore era, od ero occasionale.
Inseguendo questa riflessione tornano alla mente anche cose “carine” tipo…


La SPIA


Andando a pesca bisogna essere preparati a tutto, anche a far parte di storie di spionaggio. In Serchio a me e Leonardo C. è accaduto anche di questo …
Eravamo impegnati in una corrente del Serchio, correva l’anno 2003-2004 vado a mente … era mattina all’alba, per raggiungere il posto dalla riva giusta si era fatto una bella camminata, quasi 1 km belli carichi, quando posammo sul greto l’attrezzatura la luminosità iniziava ad inondare la piana, l’altra sponda era molto infrascata contornata da alti alberi circondati da macchie di rovi e vetrici che si protendevano sull’acqua, l’anno prima su quella sponda si poteva anche accedere all’acqua da una o due piazzole, molto scomode anche per le 6 metri e pericolose perché la riva aveva dei prismi a reggere particolarmente ostici, li si era subito a contatto con il fondale di 3 metri e sulla vena principale della corrente, insomma un posto buono per prendere i grossi barbi europei, ma per niente consigliato per salparli, tanto che si preferiva la camminata ed entrare in tuta in acqua e radere con la montatura la sponda opposta, a volte anche con i piombati, e se ne rompevano molti di barbi e cavedani anche così...Comunque per tornare in tema, dopo un paio di ore di niente, un fruscio in sponda opposta attirò la nostra attenzione, una pianta di vetrici si divaricò appena e dietro apparve seminascosto il volto di un uomo … io e Leo rimanemmo in silenzio e prendemmo su a ragionare a voce alta “sparando cazzate di pesca” perché “la spia” ci sentisse … la vetrice si richiuse ma la presenza del personaggio rimase visibile, di li a poco per colpa della scarsa resa con Leo si decise di scendere quella lunga piana per portarsi a ridosso di un avvallamento che in sponda opposta in settimana aveva reso bene a Ferruccio, era una transumanza in acqua per niente facile, anche per il carico e la distanza, che era ben oltre i 100 metri … quando stanchi morti arrivammo in posizione e prendemmo ad “operare” una vetrice dall’altra parte lasciò intravedere di nuovo una presenza umana … ci aveva seguiti!! E questa volta riconobbi anche il pescatore … si stette zitti ancora, ridacchiando della demenza del soggetto, fra parentesi lo conoscevo bene, in seguito nel tempo, il soggetto, stabili un mio record personale : l’unico pescatore con cui io abbia mai discusso sul fiume, fino ad andarmene prima che il diverbio diventasse colluttazione, e mi ritengo un “mezzo santo” …

VENERDÌ si ferra!

E’ vero, c’è chi va anche nel mezzo della settimana, ci sono i pensionati, quelli che studiano, quelli che hanno un lavoro con turni, quelli che: il lavoro cos’è? E anche quelli che il lavoro purtroppo non lo hanno ...ma chi fra quelli che pescano non ha mai assaggiato la crescente tensione del venerdì?!

Un tempo, il Venerdì, era proprio determinante, era la data dall’acquisto delle esche dal Caccia & Pesca di fiducia ed il luogo di informazione principe!

Potevi chiedere direttamente al negoziante se pensavi fosse esperto ( non tutti lo erano) , o anche a qualche conoscente le indicazioni che ti interessavano, ma più spesso si usava il fine stratagemma di intrattenersi al bancone con la scusa di guardare un po di galleggianti … in realtà si era in “ascolto stereo” ...quel fiume rendeva, quello spot in settimana aveva deluso, c’erano dei lavori e il posto non era praticabile, la ti aprivano la macchina bisognava portarsela dietro, occhio li la venatoria è inflessibile, di là ci vuole la tessera Fips. domattina andiamo (proprio lì) presto... Insomma anche senza chiedere, quella mezzora era importantissima.
Ancora non usava fotografare i pesci con il telefonino (manco c’era) e ti dovevi accontentare e “credere” alle braccia allargate o al punto in cui la mano si arrestava sul braccio proteso a testimoniare la misura.

Oggi in negozio il Venerdì di queste cose si parla molto meno, c’è Internet fra un po quasi un sito ogni pescatore, specie i più giovani poi hanno tempi rapidissimi, in 6 mesi sono già “esperti” Facebook- WhatsApp- i report di una settimana - l’invasione delle foto più o meno rivelatrici, con gente a caccia dei metadati... i filmati - i livelli - il meteo, un altro mondo in vetrina...L’unica cosa che non è mutata è quella tensione che sale come un nervosismo che dalla mente raggiunge le braccia e genera la voglia di ferrare!


A ricordo di un “no-pesca”

Quando ci si mette la sfiga i barbi ridono

Ero a Follonica con la moglie e Matteo piccino, quando si prospettò una due giorni in Serchio a Lucca con tanto di pernottamento in albergo, il buon Leo C. avrebbe predisposto tutto, anzi aveva predisposto già tutto! Non poteva essere altrimenti i grandi baffi europei avevano mosso proprio a ridosso delle ferie, come non approfittarne!
La moglie conoscendo la mia insofferenza “alla sabbia” visti due culi, visto tutto ...mi firmò con mia grande gioia il permessino,: “vai e non rompere più, ma fra due giorni torni, perché Matteo vuole fare i bagni con te e poi mi stressa ...” non ricordo l’anno, ma si casca sempre fra il 2002 e il 2004 sta di fatto che messa in moto l’ Opel l’Astra 1,6 SW salutai il branco, e “partii” avete presente quel filmato di Stanlio e Ollio che montati in vettura salutano tutti con un “arrivedorci” ...e poi non riescono mai a partire … ecco ci siamo ...”parto” e dopo 1 km alla confluenza con l’Aurelia la macchina si spenge e non ne vuol più sapere di ripartire, “nazzico” un po a cofano aperto, poi chiamo la moglie e degli amici e mi faccio trainare sull’Aurelia fino al primo benzinaio, il cui gestore si vanta di essere stato un meccanico specializzato Opel e che ci pensa lui, ma è Domenica, e anche Agosto vicino al 15. se non erro e ovviamente tutti i magazzini di ricambi auto sono chiusi ( e pensare che è il mio mestiere …) e lui fino a Lunedi non può metterci mano … I “barbi europei” sono lì che se la ridono … la nuvoletta del mio pensiero ne ospita un bel branco a muso incollato sui sassi … in settimana hanno fatto strage … e la taglia dei 2 kg ormai sa di robetta ...non l’avrete vinta mi dico, non mi arrendo, che treno sia!
Mi faccio accompagnare alla biglietteria e nel mazzo della sfiga sfilo la carta giusta, becco un convoglio che fa tutte le pisciate, ma che mi permette di essere a Firenze alle 23,30 perfetto in tempo per fare una dormitina 4 ore, e partire la mattina successiva con Leo per raggiungere Lucca pescare tutto il giorno, pernottare e farsi anche il Martedì, un sogno ... ancora mai realizzato...Il treno fa tutte le fermate, era previsto, mi guardo la costa e una volta giunto a Firenze mi accorgo che manca pochissimo a mezzanotte … zaino in spalla e corro alla fermata del tram … l’ultima corsa è lì che sta chiudendo le portiere, fischio, sbraito, poi smadonno mentre il tram se ne fila via ...da P.za Stazione la faccio furba, accelero il passo e punto i lungarni, tagliando da S. Maria Novella, arrivo alla fermata del n°23 sui lungarni preciso per una nuova farsa, il Tram richiude di nuovo le portiere e riparte mentre io gli vocio dietro le peggio cose che rimbombano nella valle dell’Arno fiorentino, mi sento spossato, oltre che incazzato con la sorte, ma ormai saranno 4 o 5 km da casa, tanto vale proseguire a piedi… arrivo a casa che mi sento distrutto, va bene le corse, va bene il viaggio e l’ora, ma sono in piena forma fisica ... qualcosa non quaglia … sono le 4 del mattino la sveglia mi trapana il cervello e io duro fatica ad alzarmi, la testa mi pulsa in maniera violenta, decido di darmi una misurata alla temperatura, a me la testa non duole mai, solo in presenza di febbre alta mi da le fitte …eccola lì: 39,6° ...sono tutto sudato e ora sento il corpo che si raffredda in maniera chiara e indicativa ...alle 4,30 telefono a Leonardo, tanto è sveglio ...e gli dico che devo rinunciare...la storia finirà qui, 2 giorni a letto e poi di nuovo il treno per Follonica, e i barbi ridono …

I MIEI INFLUENCER

Mi fa quasi senso usare questo termine come titolo, perché nella sua definizione più consona corrono denari, mentre qui corrono ammirazione rispetto e gratitudine, che non mi sembrano proprio la stessa moneta … ma rendeva l’idea e l’ho usato.
Non scriverò qui dei “ragazzi della banda” ormai ve li ho raccontati in tutte le salse, sia di come pescano sia di quello che abbiamo combinato insieme, così lascio un po in disparte Leo, Ferruccio, Beppe e Marcellone, anche se riaffiorano spesso, peggio di un galleggiante starato ...-e magari ci sta che li riprenda più in qua ai raggi X uno per uno, perché stanno continuando a far danni ...finché magari o voi o loro non mi mandate a quel paese me e questa benedetta voglia di mettere in chiaro ricordi personali – perciò per ora vi scrivo di altri

Mario Albertarelli

Il Mario della pesca per antonomasia, ( non me ne voglia il Molinari) poeta, giornalista illuminato, scrittore, “pescatore ittiologo naturalista”
Vista da oggi è incredibile come Mario Albertarelli in un epoca pre - internet sia riuscito a catalizzare su di se l’attenzione di così tanti pescatori dal Nord al Sud Italia, UNICO.
A lui devo con riverenza la comprensione di tante cose di questo mondo d’acqua, l’inquinamento chimico, la biodiversità, i livelli sottesi, l’eutrofizzazione, l’inquinamento genetico e chissà quante altre cose che sicuramente mi sfuggono. Quando leggevo le sue pagine su Pescare nella rubrica “A parer mio” mi si apriva sempre un mondo nuovo, la mente finalmente comprendeva cose che erano li, latenti, sospese, celate dalla nebbia di un intelletto inferiore. Ci siamo scritti, e l’ho rivelato più volte che quelle lettere, quella corrispondenza epistolare, giace ancora nel cassetto del comodino accanto al mio letto e li rimarrà per sempre. Aver fatto parte della sua agenda intestata L’ALTRA <<b>/b>ITALIA”:“colleghi e pescatori dal volto umano” mi ha sempre generato orgoglio!

20190202_143942_0

Spero un giorno di poterti incontrare

Grazie Mario

Andrea Califano

Il Califfo, che personaggio … “lavorava” alle ferrovie , ma tendenzialmente era un “reperibile sul fiume” 2-3-4 volte a settimana, anni 60 era così… garista presumo provinciale-regionale di fama, io l’ho conosciuto a fine carriera, quando ormai aveva praticamente smesso con l’agonismo e si dedicava solo ai barbi e ai cavedani del Serchio dell’Arno della Sieve e del Bisenzio Aveva girato tanti fiumi, ma alla fine aveva scelto il Serchio Lucchese come residenza da pensionato, lì aveva casa la figlia e lui ci andava a fare settimana piena, finché la salute della moglie lo ha permesso, poi una volta vedovo ci è tornato di casa, l’ultima volta l’ho visto due anni fa …di lui il ricordo più vecchio è un complimento (quelli dei più esperti non si scordano facilmente) mi trovò a pescare in Sieve alla “buca triste” alla fine degli anni ‘90 in una giornata di grazia, in cui il mio affusolato carota della Colmic trattenuto dalla 7 metri pareva animato da vita propria, tanto andava bene in trattenuta fino allo stallo per poi sprofondare lento sull’abboccata dei barbi, in quasi 4 mt di acqua in sponda opposta sotto un costone di roccia, non erano grossi, ma erano in fila … fu allora che rivolgendomi lo sguardo disse:” me lo aveva detto l’Alessi che pescavi bene” e chi se l'he più scordato… praticamente due complimenti in uno...
Era uno dai modi spicci il Califano, si curava da tempo per una brutta depressione, ma era comunque di natura della categoria di quelli che non te la mandano a dire… fiorentino doc. la schiettezza se non è ignoranza è una gran dote, e lui era schietto!
Tutte le volte che lo incontravo sul Serchio mi diceva: “prova a pane”, “prova a pane”...
In Inverno poi era un tormentone ...voleva insegnarmi quella pesca , lo aveva nell’anima di tramandare la cultura di quella vecchia pesca.
Il Califano aveva anche un’altra grande dote da non sottovalutare specie a quell’epoca, se trovava un posto in cui muovevano i pesci, era sempre sincero e disponibile, e ti mandava a pallino fino al centimetro, tanto, aggiungeva spesso, “io ci vado anche in settimana quando la maggioranza non può” “perchè non dovrei dirtelo, i pesci li rilasci come faccio io” il ragionamento non faceva una piega, ma era quasi l’unico che lo tramutava in fatti…
Aveva un neo, chi non ne ha … quando pescava col pane (spesso) usava una fissa (mi sembra della Maver ma potrei sbagliarmi) di 8 mt. Terminale dello 0,12 raramente 0,10 se era giornata saliva allo 0,14 e un ferro, anzi praticamente un gancio anche del n°10 con un gran fiocco di pane, tanto i cavedani hanno la bocca grande!
Ora il fatto era che il “Califfo” andava a segno con disarmante regolarità, e con la medesima regolarità non levava quelli sopra i 2kg o almeno gli accadeva di rado, probabilmente c’era anche qualche carpa, sentivi quello 0,12 diretto gemere nella brezza del mattino, la 8 fare un arco trattenuta a stendo a due mani, finché anche la vetta non si immergeva, se poteva lui seguiva la tenzone camminando lungo la sponda, raramente in acqua, quando pescava con la fissa e il pane non metteva la tuta. Insomma capitava anche che finisse a “tarallucci e vino” e se gli dicevi: “era una carpa?” lui ti guardava da laggiù dal suo metro e cinquanta con quei suoi occhietti accinesati incassati fra le rughe e le occhiaie e magari alzando solo lo sguardo con una smorfia recitava: “Si certamente, ma stamani si era fatta la barba ...”Se vedeva che non eri convinto..ti spiegava pure: “ ma secondo te, se metto lo 0,14 e smettono di darmi sono Carpe? Poi aggiungeva: “questi fra un po smettono di dare anche allo 0,12 e devo mettere lo 0,10 e sperare...”LA BOLO MAI vero Califfo? Già altrimenti che sfida è ...quella la serbava per fare 30 kg di barbi europei!
Un giorno riuscì a portarmi a pane, era un Inverno rigidissimo, e quando ci affacciammo sulla palestra mirata la trovammo occupata da due a ledgering … niente da fare dovemmo ripiegare nella piana sottostante che era molto profonda larga e lunga, un bell’impaccio per portarti i pesci sotto in pastura...si finì per accenderci un fuoco, mettere le salsicce nello stecco, stappare il vino e tribolare non poco prima di levare 3 o 4 cavedani che non erano mai sotto il 1,5kg quel giorno era con noi anche L’Alessi altro ex garista Colmic, A. Fabio soprannominato gamba lunga, e le volte che ci pescai da solo insieme in Sieve e Serchio compresi il perché … non era un gran compagno perché dopo un’ora lo avevi già perso dietro la prima curva del fiume, era uno che spesso camminava il fiume e pescava nei raschi che gli piacevano di più ...e al ritorno da buon passeggero se la ronfava ... che fosse e sia una bella lenza invece non ci sono dubbi, non erano tanti nemmeno a quei tempi i pescatori che facevano 20 kg di barbi e cavedani in Sieve e lui ci riusciva tutti gli anni, oppure i 30 kg di europei in Serchio, alla pari del Califfo con cui era spesso in pesca, io in Sieve ci sono riuscito una volta sola a fare 25 kg e in Serchio di europei in carriera non ho passato i 20 kg. Ma son cose che ricordo bene, perché sono le punte massime.
L’Alessi dunque pescava itinerante, almeno in Sieve, ma non potevi certo dire che “era il suo trucco” ad uno che l’unica volta che aveva fatto l’Eccellenza era finito 11° in Italia...

Eccovi l'Alessi

DSCN1296


Insomma tornando al Califfo quel giorno mi indottrinò bene bene, e io rimasi affascinato dalla semplicità di quell’esca, specie ricordandomi quanto avevo tribolato nei primi anni ‘90 con il libro di Albertarelli in mano a leggere di Scarpini e a provare in Arno a pasturare e pescare i cavedani con il pane ...era finita che usavo il pane miscelato con latte e zucchero per fare un pastone che mettevo dentro una rete collegata con lo 0,70 a due piombi da 300 gr. uno in testa uno a riva per tenere il trave basso che non mi disturbasse la passata, il tutto smosso ad intervalli regolari, faceva un alone micidiale, i cavedani entravano sotto sulla scia e io li pescavo con i bachi, anche questo lo avevo letto da Albertarelli e funzionava!
Il Califfo e le sue regole … la prima palla deve fumare mentre scende sul fondo, e richiamare il pesce da valle sulla tua linea di passata, la seconda meno… poi fai le tue belle passate lunghe, ricordati che il pane rilascia amido e piccole particelle in maniera veloce e porta presto i pesci a valle, se anche fai una passata di 30 metri sei sempre in tiro, perciò occhi aperti e galleggianti con antenna ben visibile, meglio cava, poi quando le partenze smettono, un’altra palla ma più dura, devono venirsela a cercare, altrimenti non hai più il “contatto” … ricordati sempre di non esagerare con la pastura il pane ha due grossi difetti; sazia velocemente e sposta il pesce fuori portata anche solo dopo un’ora e mezza, con il pane se dopo mezz’ora non hai visto pio, prendi su tutto e cambia piana, non è detto che in una postazione nuova non ti diano ...c’è un’acqua da pane e un’acqua da bachi, con il pane è micidiale l’acqua Invernale verde intenso, quella Novembrina per intendersi, usa le esche per quello che racconta il fiume, non ti fossilizzare ( io mi sono fossilizzato ...)Se usi il “pane francese” ricordati panno di cotone umido e tieni la treccia dentro, altrimenti si secca, usa ami grandi, boccone grande pesce grande ...il cavedano dall’avvento incondizionato dei bachi è più diffidente verso il piccolo, un gran pezzo di pane, più grande delle briciole che rilascia la palla per il cavedano è solo un gran bel boccone da non lasciarsi sfuggire… ma i cavedani hanno sempre imparato veloce ... e a volte anche il Califfo perdeva le staffe perché con lo 0,12 non gli davano più e con lo 0,10 ne rompeva troppi, e bofonchiando inveiva con quelli che gli avevano abituati ai fili fini, e io glissavo ...Non ha mai pesato i pesci, quando gli chiesi del più grande cavedano che avesse visto, mi disse che ne aveva visto uno preso da un pescatore in Sieve a Selvapiana che usciva dal “seminato”, si ricordava che il pescatore una volta messolo a guadino aveva cominciato ad urlare saltellando sulla riva: “questo è 5kg!!!” non era 5kg mi raccontò, ma comunque era il più grande che avesse mai visto e non era sotto i 3,5kg una pesce forse unico per la Sieve!
Ho pescato poche volte a pane, lo ammetto, e quelle volte ho pure preso, ma i bachi per me hanno un’altro impatto emotivo, non si gioca più a rubamazzo, lì ci si sbuccia a poker…
al Califfo la foto che segue, quel cavedano che tengo in mano è caduto su di un ale dello 0,148 e amo del n°10 innescato con una midolla di baghette, tutto era stato fatto come mi aveva insegnato lui, mi ricordo ne presi due di seguito, poi fallii delle partenze e invece di scendere solo di terminale, presi su la 4,80 e un lenzino da 0,30 misi la tuta e andai in acqua da loro, e feci buio finché non ne fregai altri due…

LA foto purtroppo è persa
Di lui non ne ho. oltretutto in settimana cambiando PC con un maldestro clik ho cancellato tutte le mie foto di pesca del 2006 e anche tutte quelle dal 2008 al 2016 un mezzo dramma, così ricercando in Internet racconti miei con foto da recuperare mi sono imbattuto in questo scritto posato su POL dove lui appare e ve lo ripropongo perchè è un bel ricordo

Ma quanto mi voglio bene!
Di Zaccaria Australi "sipo" pubblicato il 16/03/10

Il "via libera" di Leo, venerdì sera per telefono, viste le basse temperature il previsto tramontano e un fiume in calo, nasconde qualche "lecita insidia", visto che il Prof nel pronunciarlo, fa trasparire del "buonismo sibillino".... "è meglio che vai solo...con il poco pesce che girerà domani, se siamo in due, si pastura linee diverse e si finisce per sbrancarli, saziarli e non vedere pinna!"

Conoscendo, le capacità di "preghiera" dell'amico Leo, questa inedita, recitata così d'istinto, mi pare quanto mai "pericolosa!

Visto il "tempaccio" prendo tutto con molta calma e sono sul posto alle 9,30...quando fermo la macchina, Serchio in vista, mi appare una lunga fissa di 8 mt che guida poco a monte della mia passata prevista, un galleggiante da grammo...è l'amico Califano, noto pescatore a passata, specialista della pesca col pane, con a seguito un discepolo...mi saluta alzando solo il braccio, il discepolo ha vociato...Califfo c'è uno che ti conosce...il fatto che non si sia voltato, la dice lunga, è concentrato, infatti mentre mi avvicino, sussurra... "ne ho rotti due con lo 0,11 e ne ho in nassa uno sul 1,3 kg...non finisce la frase che il galleggiante

sparisce!

La 8, dopo un po' porta a riva un cavedano appena sotto il kg con una livrea da libro!
Gli comunico che vado due postazioni sotto e che pescherò sotto sponda con i bachi...cercherò di non esagerare con la pastura dico...ma lui mi fa cenno che alzano le tende, tanto dice, il pane è già troppo a valle e se vengono sotto la mia postazione finiscono per sbrancarmi i pochi pesci che girano!
Chissà perché OGGI mi vogliono tutti un gran bene e mi lasciano tutti SOLO!!

La cruda realtà, è che se due pescatori come Leo e il Califano "abbandonano" la partita, statene certi, le condizioni sono proprio limite!

Mi metto l'anima in pace non sarà un cappotto in più che mi guasterà l'umore, qui c'è il sole, l'acqua e un fiume che si chiama Serchio a farmi compagnia!

E ovviamente, la speranza di beccare!!!

Dopo aver rotto due terminali su delle attaccatoie, decido di entrare in tuta per pescare su di una linea più larga, quando il galleggiante, gentilmente prima accenna e poi scompare sono passate 2 ore e 15 dalla prima passata, si avete capito bene più di 2 ore senza un cenno!

Due ore di passate "perfette" e fede "incrollabile", nemmeno un innamorato avrebbe aspettato tanto tempo la morosa sotto casa in attesa della fine dell'incipriata!
Ma ora finalmente ci siamo e l'amico è di quelli che mettono a prova sia la Aw1015 che il terminale dello 0,10!

E' una bella lotta condita da un'ansia cresciuta a dismisura con il passare delle ore e ora tradottasi in paura di perdere il contatto!

Passa un bel po' prima di averne ragione, ma il cavedanone si arrende all'evidenza: sono più forte io!

Ricaricato lo spirito e l'orgoglio, ricomincio il logorio delle passate a vuoto, la seconda affondata arriva alle 14,30!!!

DUE ORE E QUARANTACINQUE minuti dopo la prima!

E' una guerra, la partenza del pesce è fulminea...meno male che è inverno i pesci sono meno reattivi!!

Mentre la molletta del full si scalda, la belva mi manda con delle capocciate terribili un messaggio bello chiaro...hai esagerato!!!

Guardo la Aw1015 la sua curva sembra una smorfia di dolore, metto giù, canna a monte, nel tentativo di rallentarne la corsa, quando finalmente si ferma è ben oltre il centro fiume...ho dei brividi che mi partono dalla nuca e corrono fino alle dita...lo sento, sono convinto, ho incrociato i ferri con lui sua Maestà!

Il RE dei Cavedani!!

I primi 15 minuti sono un confronto impari, non posso accennare ad alzar canna che il pesce parte a favore di corrente, il nailon traccia fra gli spruzzi dell'acqua una riga di confine oltre il metà piana che sa tanto di avvertimento premonitore...se lo rifai spacco!!

Sono senza fiato annichilito, non riesco a prendere in mano la partita, quando finalmente risale è una decisione tutta sua e non so se prenderla come una cosa positiva o negativa...quando gli prende il matto e fa dei veloci cambi di direzione, i rilasci sulla canna sono talmente ampi che sembra di aver perso il contatto, quando riparte la 1015 ripete l'espressione poco rassicurante di inizio contesa!

Non ricordo di aver mai avuto un avversario così in canna, sono piegato anch'io verso monte in un tuttuno con la canna, ho caricato tutto il peso sulla gamba destra e la sinistra che ora tocca si e no il fondo, per l'emozione prende a ballare la "tarantella", non posso permettermi di perdere quel poco di

Autocontrollo che mi rimane e mi sforzo di pensare che quel pesce è fatto di ciccia e che la sotto fa un gran freddo, più passa il tempo, mi ripeto, e più si stanca...e lui per tutta risposta, a 30 metri fuori, alla mia altezza, decide per un riposino sul fondo!

Forzo a due mani, ma non c'è niente da fare non lo sposto!
Eppure lo 0,10 con amo ad occhiello e ferretto superano il kg di carico di rottura e giuro, sono al limite!

C'è qualcosa che non torna...non può essere un cavedano...troppo peso, o mi ha piantato sul fondo o questo è un'altro pesce!

Quando decide di rimuoversi, mi viene lentamente incontro, e il sughero mi riappare per la prima volta a 15 metri da me, guardo l'orologio sono 30 minuti che ce le diamo di santa ragione...facciamo che me le da!

Ancora 5 minuti e sale, ho quasi paura di vederlo in faccia, per prima appare una groppa spaventosa e poi quando si riporta sul fondo una coda spropositata!

E' una specchi!!

Quando riaffiora si mette per largo a 2 metri da me la vedo, la accarezzo tutta con gli occhi, è enorme, bella lunga e larga non meno di 50 cm....

Provo ad allungare il guadino, ma è solo 1,5 mt sono corto ancora di un mezzo metro, forzo ma non mi riesce di spostarla!

Poso il guadino e ci provo a due mani, forse fa qualche centimetro, riprendo il guadino, lo rimetto al suo "cospetto" e nonostante abbia una testa di 60x50 non ci fa una gran figura....continuo a forzare, la risposta è un testatona di lato, la Aw para e io forzo ancora...e lei mi punisce...nuova botta e lo 0,10 mi manda a quel paese!!!

Sono stato proprio una f..a, non si perde un pesce del genere, così al guadino per la pretesa di trascinarlo di peso con uno 0,10, perdere la ragione proprio nell'ultimi due tre minuti è da INCOMPETENTI!

Appena la 1015 è scattata sull'attenti, il cervello ha "riaperto la porta" alla ragione e mi è stato subito evidente che un pesce del genere andava fatto rientrare sul fondo, e nell'attesa che tornasse a salire, bisognava posizionarsi un "pelo" più a valle per sfruttare l'inerzia che avrebbe avuto al successivo aggallamento, con la corrente come alleata per portarlo al guadino!!

Ha vinto la sua mole contro la mia esperienza e la mia emozione...in ricordo le lascio un 24 ad occhiello martellato, di gran classe della Partridge!

Cerco di ragionare come la Volpe che non arrivava all'uva... "tanto volevo i cavedani"...

La realtà è che mi tremano le mani per un bel po' e devo aspettare a rifare il finale!

Nell'ora successiva slamo due cavedani, probabilmente ho perso la misura, tiro troppo!!












Massimo Gigli

Di questo creativo pescatore artista in questo ultimo anno ho già scritto molto, ma è il classico pescatore che per descriverne la vita sui fiumi non basterebbe un libro, lui di libri ne ha scritti diversi, e con diversi pionieri dell’arte della pesca a mosca, dal Lumini con cui ha partecipato a scrivere la rubrica di Pesca a Mosca su Pescare per più di 20 anni, al Pragliola con il quale ha scritto una pagina importante di questa tecnica in Italia e forse nel mondo, il tutto senza subirne “l’incantesimo del puro e duro” ma posizionandosi in un più elastico “ con la tecnica della “mosca” si può pescare tutti i pesci del mondo!” e lui lo ha fatto sul serio. Con R.P. ( Roberto Pragliola) alla fine forse non correva buon sangue, caratteri decisi e visioni diverse non erano destinate ad un viaggio comune.
Roberto mi disse una volta Massimo era probabilmente il più grande lanciatore di mosche ad una mano che avesse mai visto all’opera, pescava benissimo, ma non sapeva costruirsele... il Lumini invece era quello che gli aveva insegnato a costruire le mosche e che una volta vistolo all’opera, lo aveva voluto con se sulle pagine di Pescare.

Per affascinare il Lumini a Massimo bastò un disegno, o meglio una sequenza, semplicemente mentre il Lumini mostrava a Massimo come costruiva la mosca con tutti i suoi bei trabiccoli, Massimo ne disegnò tutti passaggi a memoria visiva per ritrovarseli per la costruzione; quando a mosca finita il Lumini li vide, rimase di sasso ...erano perfetti ed erano stati fatti in tempo reale ...Massimo non è uno che si vanta, ne uno a cui piace raccontare le “eroiche gesta” se prima non si è entrati in sintonia con il suo carattere e non ci siamo guadagnati una stima come persone che non è quella virtuale del web, ma una volta entrati in sincrono è il primo ad ammettere di avere un dono: “io quello che vedo, come è entrato nella testa, mi esce dalle mani “ in realtà dalle mani di Massimo non esce solo quello che vede, ma anche quello che sogna, quello che desidera, quello che inventa, insomma mente e mano sono una M sola come Massimo.
Massimo l’ho conosciuto prima di fama sentendone parlare nei caccia&pesca, e leggendolo su Pescare, e poi di persona nei primi anni 90 in Arno ai renai, io pescavo a bachi, lui transitava in loco dal ritorno dalla Sieve, e si mise braccia conserte ad osservarmi, non gli mancava la conoscenza, e quel giorno ne sentivo la pressione del giudizio … che fu pure negativo nonostante avessi partenze e appuntassi pesce … lui avendo gareggiato per anni nella pesca al colpo ne sapeva e ne sa ancora più di me, figuriamoci all’ora, era cugino e gareggiava insieme al Miccinesi che con il Collini avrebbe poi costituito la Col Mic ( il nome come quello di tanti altri famosi negozi di pesca fiorentini fu una creazione del Gigli ) che in vita sua di lavoro (oltre a pescare … 20 giorni al mese… si, si avete letto bene ...)faceva e fa il creativo. Son storie che ho già scritto, come quella della trota trofeo che persi solo per un “maledetto” Ibrido Carassio Carpa di 2 kg ( non avrei mai pensato che 23 anni dopo Massimo me ne avrebbe modellata una tutta mia a copia di una cattura personale) ma che comunque grazie ad un cavedano di ben 1,740 kg x Cm 50 preso alla passata in Arno ai Renai mi fruttò come premio di consolazione, un’uscita a pesca con Massimo nel “luogo del delitto” agli Orti a Pontassieve dove lui qualche anno prima(1984) aveva levato il cavedano della vita un cm61 che una volta pulito di interiora e pinne dette sulla bilancia 2,7 kg e fu mangiato con tutti gli onori dell’epoca; la moglie di Massimo insegna cucina agli stranieri e niente vien buttato, e anche se molto di rado Massimo qualche carpa o trota la mangia ancora, un infinitesimo prelievo se si pensa a quello che pesca o ha pescato questo signore. Io non approvo, ma io sono “un puro” uno che rilascia tutto, uno che ama anche i pescetti endemici, e a tal proposito Massimo un giorno mi disse, “io ti fare pescare per un anno solo quelli, poi se ne riparla … sono” uno solo bachi e fionda” come dice Massimo quando mi vuole paraculeggiare...
Oggi non sento la "pressione" di allora, non ho più soggezione, Massimo non fuma più il toscano, e non ci sono nuvolette che mi girano odorose e maliziose intorno, con il Gigli ormai si è impostato un rapporto di presa per i fondelli molto piacevole, ci si può dire tutto quello che ci passa per la testa, che essenzialmente è anche quello che realmente si pensa, basta metterlo dentro ad una vena ironica, in cui è impossibile far nuotare la permalosità, l'invidia, la presunzione, perchè son tutte cose troppo pese e in quella lieve corrente fatta di pensiero e scaltrezza, affonderebbero inesorabilmente.


Di Massimo mi sono ricordato un altro aneddoto e non lo posso non scrivere … qualche giorno fa, mentre ero in visita per guardare la scultura del "temolo golia" guardando la scultura di una grossa carpa appesa alla parete di una stanza della sua dimora foto sotto

DSCN5642_0

Ho chiesto a Massimo quanto fosse grande e se era il suo record, gli ho ricordato che lui fu quello che si inventò la pesca con "l'ovetto" un finto pane per pescare a "mosca" le grandi carpe che stazionavano in estate a ridosso di una sponda dell'Arno fiorentino nota come il "Kontiky" … sicuramente l'hai catturata lì in quel modo a galla, ho esclamato!

Massimo non si è scomposto, e mi ha risposto che quella non era una sua cattura, che la sua era più grande :blink: e che non l'aveva presa con "l'ovetto" dove aveva fatto una 15 kg ma sempre in Arno ma all'Ambasciata, proprio al campo gara di allora …

Ora dovete sapere che quello è un tratto profondo e io ho chiesto lumi:

!Ero li con il Lumini che doveva scrivere un articolo per Pescare sulla pesca a mosca con la ninfa, in quel tratto a 3 mt. di fondo c'era uno scalino di sabbia biancastra dove quando c'era sufficiente trasparenza riuscivi ad intravedere le sagome dei pesci e pescarli mirato, perchè a ninfa, caro bacaio non è che puoi pasturare … tirai su diversa robetta, carassi oltre il Kg un gatto da 600 grammi quasi un record, poi il Lumini che aveva sufficienti foto per l'articolo si congedò, mentre io rimasi a far pesci, sul tardi si palesò un bel trenino con le pinne e mangiò deciso la ninfa, avevo su uno 0,18 di terminale e quando partì mi ritrovai tutto fuori ...riuscii a spuntarla solo perchè quel tratto è profondo e sabbioso e il pesce non riuscì a trovare ostacoli, quando giunse a riva ero sfinito, la adagia e la misurai non avevo attrezzi per pesarla, non per quella stazza, era la classica reina di fiume robusta ma non obesa, una littorina di 112 cm



Di lui vi metto un paio di creazioni di catture sue, o di opere allestite a pago per altri fortunati pescatori.

Questo è un suo temolo pinna rossa

DSCN6929

Dopo che Massimo mi aveva comunicato le sue dimensioni mi sono fatto mandare la foto originale

IMG-20181208-WA0006_-_Copia

Il pesce risulta smilzo perchè già pulito, all'epoca Massimo "grigliava sul posto"

Perchè mi chiederete hai voluto le misure e la foto originali, non ti fidi del Gigli?

No ragazzi l'ho fatto semplicemente per riportare una testimonianza, perchè il record mondiale (omologato IGFA) è del Gargantini ed è decisamente più piccolo.

IMG-20181208-WA0005

Anche da ricerche in Ittiologia (Ittiofauna .org di Stefano Porcellotti ) riporta la massima cattura registrata di cm60 siamo in ogni caso davanti ad un pesce simbolo del pescatore a mosca nella sua massima espressione fisica.

Soca__pinna_rossa

Ma a Massimo i pesci piacciono tutti, specie se grossi e presi unicamente con canne da mosca, in acque libere.

IMG-20180421-WA0000

IMG_0779

IMG_0774

IMG-20180622-WA0000

IMG-20180606-WA0001

Brbo_Sieve_Gigli_03-04-18

Questa è una delle tante biblioteche che Massimo ha spante per la casa,( l'80% sono libri che parlano di pesci e pesca) ne ha anche una in Umbria nella sua seconda casa, casualmente situata a due passi dal fiume Nera.

DSCN6930

La pianto qui, le carpe della Sieve bassa le conosce per nome, e le pesca prevalentemente in Inverno perchè in stagione buona non è sufficiente con alcune lo 0,30 di terminale.


Nel 2019 ha già progettato il ritorno in British Columbia sulle rive dove catturò il suo più grande King Salmon che come vi ho già fatto vedere e rivedere oltrepassava i 32 kg.

Ma nonostante l'età Massimo è ancora un vulcano che non ha pace e sembra intenzionato a sfidare a mosca anche le grandi Leccie Amia del Tirreno, vi farò sapere.
Per me Massimo è il nostro (John Gierach) l’ americano ha la sua stessa età, ed è un grande scrittore oltre che pescatore a mosca, Massimo dalla sua è un endemismo del dopo guerra italiano partito da Firenze alla ricerca dei pesci da mosca più blasonati: i salmoni, e approdato all’inseguimento di quei pesci in tutti gli emisferi del mondo, portatore della cultura fiorentina e possessore di quello che nel passato era il nostro fiore all’occhiello: l’artigianato elevato ad arte.
Quando mi si accende la turba, che a scrivere troppo delle mie esperienze personali a pesca e non , alla fine generi noia in chi legge, mi aiuta un suo ricordo: il Gigli una volta dopo aver concluso un racconto di vita mi guardò sornione, e quasi volesse anticipare un mio commento, buttò lì una frase: “ è vero, non si deve vivere di ricordi Zaccaria … come è vero però che c’è chi non li ha”! Oltretutto lui a 75 anni gira ancora il mondo con la canna in mano …
Ma cosa vuol dire creativo? Cosa fa Massimo a lavoro ?
Vediamolo in un articolo apparso su Repubblica nelle pagine Economia &Finanza nel 2015

Fila, le matite che sfidano il tablet “In Borsa serviva un po’ di colore”

Paola Jadeluca

Ve ne posto uno stralcio

“Scopeti (Firenze) «Questi sono prodotti per stampaggio a polipropilene, la base per le cannucce dei Turbocolor, i pennarelli a marchio Giotto: da questo macchinario ne escono 64 ogni 13 secondi circa, ogni anno 230 milioni »: con Claudio Poli, direttore dello stabilimento, inizia il viaggio dentro la sede della Fila, Fabbrica italiana lapis e affini, l’azienda italiana che nei suoi 11 stabilimenti in tutto il mondo produce matite colorate e in grafite, i pennarelli Giotto, il Das, il Pongo e il Didò, il Tratto Pen, le penne a sfera, le tempere e i pastelli, i marcatori, i gessetti. Un mondo di prodotti all’insegna della manualità che sopravvivono ai pc, ai tablet e agli smartphone, tanto da essere riusciti a sbarcare recentemente in Borsa. Diciassettemila metri quadrati coperti nel cuore del Chiantishir …………….Con i materiali della Fila si possono realizzare vere e proprie sculture. Lo prova il pesce, che sembra vivo, appeso nella stanza di Massimo Gigli, grafico, il creativo del gruppo. Sommerso da barattoli, astucci e vasetti colorati fa venire voglia di mettersi a giocare anche agli adulti. Con le sue idee e lo staff di sviluppo, la Fila ha vinto il premio di design per la confezione del Didò “Winnie the Pooh”.


Nunzio di Stefano

Ecco il siciliano dello spinning anche di lui ho scritto ultimamente nei miei “bollettini” sul ferretto un altro classe ‘46 come il Gigli e Gierach forse quell’anno era destino che nascessero dei pionieri e Nunzio non si è certo sottratto al suo destino perché nello Spinning ha segnato un’epoca specie nella costruzione degli artificiali snodati, il suo “pinocchio” è un artificiale ormai inamovibile nel panorama di quella tecnica, con copie di tutte le fogge e una guerra accanita a chi ne è stato il primo ideatore; specie in Toscana dove lui risiede, ha avuto dei rivali veri e propri sia di Viareggio che di Carrara, Professionisti commercianti, che dietro allo snodato “si sono fatti li sordi “...quello che mi fa apprezzare Nunzio è il suo essere “fuori dal coro” il silenzio di chi non ha interesse ad apparire, nè per carattere nè per pecunia, e poi un debole per uno che mi ha inventato il “ferretto a ricciolo” concedetemelo, impossibile per me non considerarlo un’icona!! :prega:

lui la Leccia Amia da 23 kg l'ha già presa!

29134085_1943230502659254_965954641839783936_n_0

E anche a Spigole non se la passa male.

29136063_1943229519326019_6296756878701494272_n


Giuliano Calamai

Anche di Giuliano ho scritto, e riscrivo volentieri inserendolo senza il minimo dubbio nella mia walk of fame, tante le cose apprese da lui: il ledgering, il “falso ledgering” la pasturazione, il pescare in Inverno, la scoperta della Magra, se ci penso Giuliano è stato quello che ha tramutato un bruco in farfalla, alla natura di un ragazzo che annaspava per i fiumi alla ricerca di spiccare il volo, Giuliano ha donato le ali: ( la tecnica), lui per quel ragazzo è stato proprio la pista di decollo!

Oggi lo chiamano “Rolling feeder”

Quando Giuliano mi insegnò il Ledgering nel gennaio del 1990 non c’erano ancora i pasturatori nei negozi,(almeno quelli che frequentavo io …) e lui non ne usava, in realtà più che un Ledgering era una “passata a scarroccio” con un mini piombo (2 -3-4 max grammi) in deriva, si usavano dei cilindretti con un anellino in testa, quando lo scarroccio aveva termine, la fine vetta della canna da ledgering ( una corta e nervosa 3,9 mt di carbonio con manico in sughero assemblata da lui) andava in piega da se, e a te non restava altro che alzarla con il pesce già appuntato … tutto così banale? Certo, se avevi fatto tutto come faceva lui!!! Io contai anche i passi che Giuliano faceva per andare a fiondare a monte, dopo quanti secondi lanciava la lenza con il piombo( di che gradazione) in deriva, a che distanza da riva, con che traiettoria …e anche il riferimento, magari l’ombra in acqua del tetto del mulino dell’altra sponda, e la stagione e l’ora in cui questo avveniva, non ero fuso, semplicemente avevo capito che la micidiale riuscita di quella tecnica era legata in maniera determinante alla scesa dei bachi, lo scarroccio doveva avvenire nel mezzo all’onda di pasturazione, quello era il “trucco” devastante, un mix di esperienza e tecnica al fronte del quale io non avevo che una soluzione: COPIARE ALLA LETTERA!...Oggi questa tecnica la fanno con il pasturatore che semplifica tutto, non c’è bisogno di saper fiondare, la fanno sul Po cercando i barbi europei, all’ora la si faceva a cavedani in Arno.
Poi sul Rolling feeder ci sarebbe tanto da farsi dire, e da ascoltare anche da un certo Ferruccio Falucchi che quella tecnica, l’ha studiata da neofita, nei primi anni 2000(2002-2003) come sempre senza informarsi se era una disciplina conosciuta, ma semplicemente e sempre alla sua maniera, cioè in modo devastante per la fauna ittica del Po.
Ma torniamo a noi ...cosa mi ha lasciato Giuliano oltre quello che avete letto?
1)La tuta gommata del suo compagno di pesca morto qualche anno prima.
2) Un sacchetto di 3 kg di pallini di pollo congelati ( che non si trovavano più) che usava per fregare i grandi cavedani Invernali delle piane a monte di Firenze, donatomi l’anno prima che ci lasciasse.
3)la sua prima creazione da Ledgering che poi ho usato a passata …e che ora è nelle piccole mani di Giole Magrini
E dentro?
Dentro l’ammirazione per la sicurezza dei suoi mezzi sicuramente, Giuliano era uno che quello che diceva faceva, a tratti pareva anche indisponente, ma era solo la differenza tecnica abissale fra chi era alle prime armi (io) e chi era vissuto di pesca: Lui!
Le Bolo, al carbonio alto modulo … le stradivari dei pescatori ...il buon Giuliano le canne le aveva costruite per mestiere, e ci aveva vissuto per dieci anni con quel mestiere, erano misto bambù e canna dolce a innesti, va bene, ma gli artigiani che ne studiavano le curve progressive in piega, erano figli dell’epoca delle corporazioni medicee … artisti a tutto tondo, conoscitori del materiale, ma anche e soprattutto della materia, cioè quello che sarebbe dovuto andare a fare quella canna, non c’erano casting allora, non importava, bastava sapere se quelle vette si sarebbero flesse tirate da uno 0,08 della Tortue oppure da un buon 0,14 della Carson
Giuliano lavorava al fuoco quei pezzi e ne conosceva a memoria la meccanica a seconda del diametro del pezzo, della sua conicità, e della distanza fra i nodi, le tre cose ( oltre la stagionatura) che ne determinavano il gran parte l’azione meccanica, non entro oltre nello specifico, sono acerbo su queste cose, posso solo riportarvi quello che mi raccontò Giuliano quando gli parlai di “casting” e azione delle nuove bolognesi al carbonio alto modulo … “Quando si costruivano le canne, una volta assemblate se volevi sapere realmente cosa sarebbe dovuta andare a fare quella canna, era semplice: sul muro del capannone dove erano appese a stagionare, avevamo fissato dei ganci, cioè degli appoggi che avrebbero sostenuto il calcio delle canne, un “bicchiere” in fondo al calcio, uno sotto in corrispondenza della prima ghiera, la canna così ancorata parallela a due dita dal muro, era inclinata verso l’alto, si andava a collegare alla vetta nailon diversi con pesi a crescere e si controllava la curva, quanto impegnava la punta e i pezzi successivi … ora hanno le macchine apposite, ma questo metodo lo può usare chiunque per rendersi conto di che attrezzo ha comprato, ricordati che nemmeno oggi che son fatte con le macchine le canne vengono tutte uguali, e sapere che oggetto hai per le mani ti aiuta ad usarlo con senno, io ora quando voglio farmi una canna da me con i pezzi di carbonio, uso ancora questo accorgimento per controllare che opera ho fatto.
Giuliano più ci penso più mi rendo conto che fra quello che mi ha insegnato, c’è una cosa che avevo dentro e lui ha schiuso, la gioia di tramandare l’arte, di vedere il sorriso spalancarsi nell’espressione della gioia, quando uno che hai “istruito” salpa un bel pesce e ti guarda non c’è bisogno di parole: è un grazie a buon rendere …

Ciao Giuliano

DSCN5479_0


Alberto Romanaut


Ci credete ai colpi di fulmine?
Bene in amore è una cosa comune, si chiama attrazione a pelle, la stessa cosa può avvenire anche in amicizia, con Alberto è stato così, ci sono persone che quando le avete davanti e ci parlate vi spossano, vi succhiano energia, quando se ne vanno vi sembra di essere reduci da un’apnea, a volte non è nemmeno colpa loro, magari sono anche brava gente, e pure intelligenti, non ci potete fare niente, sono di un’altra polarità, ma può anche accadere il contrario, cioè che vi incontriate con uno che le pile ve le ricarica, con uno che vi fa areare i polmoni e la mente semplicemente con la presenza, con un sorriso, con il tono della voce, di lui una volta scrissi: si scrive Alberto Romanaut si pronuncia Signore!

Quello era Alberto, un Signore, un signore in tutto, nella presenza, nella pesca, nella disponibilità.

Lo incontrai per la prima volta nel web, su POL a quel tempo ( 2006-2007) c’era anche un Forum gestito alla “sua maniera” da Gionata Paolicchi, in questo Forum c’era anche Alberto, c’era lo Zelli e anche Jader Lazzari una penna fuori dai canoni, un pittore su “carta protocollo”, insomma ci si scriveva e ci si meleggiava, e ricordo che questo Alberto una volta intervenne a “mia difesa” dicendomi di mandare quei ragazzotti di Massimo (Zelli) e di Jader (Lazzari) a farsi benedire, era tutto fatto per prendersi in giro, eravamo in piena fase burlesca, ma la cosa non so perché mi colpì, ritrovai Alberto su PIR l’anno dopo, e finii per andare a conoscerlo sulla sua Magra, di lui ho tutti bei ricordi, non una virgola fuori posto nello spartito del nostro pentagramma, avrei piacere che leggeste tutti ( specie chi non è andato a leggersi tutte le pieghe di PIR l’articolo che lui scrisse di suo pugno per Pianeta Pesca del Settembre del 2011)

MAL DI MAGRA
Non pensate ad un lapsus o ad un errore di battitura, non mi riferisco né alla famosa vallata della Valdimagra né al fastidioso disturbo del mal di mare, ma proprio al “mal di Magra”, quella particolare sensazione di nostalgia, molto simile al mal d’Africa, che colpisce coloro che hanno bagnato le lenze, anche solo per una volta, in questo meraviglioso fiume.
Tale patologia si manifesta in tutta la sua “gravità” non appena tornati a casa: anche se la giornata trascorsa sul fiume non è stata esaltante in termini di catture, basta averne assaporato i profumi, averne ascoltato la voce e visto i colori delle sue acque per rimanerne stregati per sempre e desiderare tornarci quanto prima.
La cura per questa malattia, l’unica veramente efficace per raggiungere la completa guarigione, consiste in frequenti sedute di pesca sulle sue rive; non esistono controindicazioni sulla durata, anzi: quanto più frequenti saranno le sessioni, tanto migliori saranno i risultati!
Terminata la premessa, scherzosa ma non troppo, esaminiamo più concretamente il nostro fiume. Il Magra (per molti al femminile, “la” Magra) bagna nel suo corso due regioni: la Toscana con la provincia di Massa Carrara, dove nasce e scorre per il 60% circa della sua lunghezza, e la Liguria con la provincia di La Spezia. In località “la ripa”, fra gli abitati di Bottagna e Fornola, riceve il Vara, secondo fiume per importanza della provincia spezzina, e da qui fino alla foce di Bocca di Magra, dove segna il confine fra il Mar Ligure ed il Tirreno, è un continuo susseguirsi di “hot spot” ricchi di pesce e che hanno scritto la storia alieutica del Magra per i “passatisti” di mezza Italia.
Fino alla fine degli anni ’70 questo era il regno delle savette, e non era raro nelle stagioni favorevoli vedere nelle piane del fiume sotto Sarzana file interminabili di cannisti, giunti ancora a buio per prendere posto, intenti ad insidiarle con il fiocco di pane, esca principe per eccellenza. Era il periodo in cui facevano la loro comparsa le prime canne in carbonio, dai costi veramente improponibili, e ricordo bene che io, all’epoca squattrinato studente, “sbavavo” letteralmente osservando i fortunati possessori di quelle antenne nere, dritte e snelle, terribilmente leggere e pronte sulla ferrata, tanto da far apparire la mia Lerc da 5 metri in fibra un obsoleto pezzo da museo.
Ma il Magra, fedele amico di sempre, riusciva comunque a consolarti, nonostante un'attrezzatura ed un bagaglio tecnico approssimativi: in primavera era tutto un luccicare di lasche nelle correntine, le anse fra Romito Magra ed Arcola erano famose per le numerose carpe e tinche che ospitavano, grossi barbi nostrani dividevano l’habitat con cavedani e vaironi, le savette erano come detto numerosissime, come le cheppie che risalivano dal mare in branchi enormi.
Non voglio sembrare retorico o nostalgico, ma chi ha vissuto il periodo d’oro del Magra può capirmi e confermare queste sensazioni!
Comunque, nonostante le potenzialità attuali del fiume siano ben diverse da quelle raccontate, esso conserva un fascino immutato per tutte le generazioni di pescatori, e soprattutto i più giovani continuano a frequentarne assiduamente le sponde, attratti dalla magia di un nome che evoca catture di pesci “antichi” ed ormai merce rara altrove: ditemi voi, infatti, in quale altro fiume possono coabitare in una stessa piana trote, cheppie, cefali, cavedani, spigole, barbi, carpe, latterini, anguille…e sicuramente ne dimentico qualcuno!
Per fortuna, nel Magra non vi è traccia di parecchie specie alloctone come breme, gardon, barbi europei, aspi e soprattutto siluri; l’insidia maggiore per la fauna ittica viene dai cormorani, che vivono indisturbati in numerosissime colonie nella parte bassa del fiume, protetti sia da una miope legislazione in materia che impedisce il contenimento degli esemplari in eccesso, sia dall’area protetta del Parco naturale di Montemarcello-Magra, istituita nel 1995 dall’unione fra il “vecchio” parco fluviale del Magra e l’area protetta di Montemarcello: facile immaginare come all’interno di questo comprensorio protetto, che copre tutto il basso corso del fiume in provincia di La Spezia, la “peste nera” possa agire indisturbata senza nessuna minaccia, ed anzi con la benedizione di G.E.V. (guardie ecologiche volontarie), associazioni ambientaliste e compagnia cantante. Mah!....
A proposito della zona protetta del Parco, inutile sottolineare come sia vietato il transito con veicoli a motore sugli sterrati al suo interno; quindi, onde evitare salatissime multe, meglio lasciare il mezzo fuori dalle zone tabellate e prepararsi ad una lunga scarpinata per raggiungere le zone migliori del fiume. Teniamo presente che sentieri tracciati parecchi anni fa sono ormai ricoperti di piante, rovi ed erbacce e spesso siamo costretti ad attraversare una giungla per raggiungere il ghiareto del fiume: in piena estate, magari con il sole a picco ed i waders indossati non è proprio il massimo della vita, ma è il prezzo da pagare se si vogliono praticare certi “spot”… vero Zaccaria?
Altro grosso problema del Magra, soprattutto nel suo tratto terminale, è rappresentato dall’intrusione del cuneo salino che col tempo tende sempre più a risalire il corso del fiume, conseguenza di escavazioni dell’alveo che, unite alle piene rovinose degli ultimi anni, hanno creato un habitat salmastro anche a molti chilometri di distanza dalla foce, con gravi conseguenze sull’equilibrio di diverse specie ittiche. La grave moria di pesce di un paio d’anni fa è da ascriversi in parte a questa anomalia che, amplificata da una portata idrica ai minimi livelli con conseguente scarsità di ossigeno, creò un cocktail micidiale per cefali, cavedani ed altre specie.
Fortunatamente il fiume sembra essersi ripreso molto bene, e le zone “storiche” per la passata hanno sempre un discreto numero di “aficionados” sulle sponde!
Esaminando per sommi capi le zone migliori, troviamo subito a valle della confluenza con il fiume Vara una lunga piana con un discreto fondale, particolarmente redditizia nel periodo fine primavera-inizio estate, quando la portata d’acqua è ancora sufficiente a creare una vena principale di corrente su cui effettuare la passata; nel periodo estivo, con le acque praticamente ferme e trasparenti, diventa uno degli spot più difficili in assoluto di tutto il Magra: inutile sottolineare che qui i cavedani sanno leggere, scrivere e far di conto, e l’utilizzo dello 0,07-0,08 con ami del 23-25 (ottima la serie K di Milo), unito a grammature “farmaceutiche” (4x10-4x12) diventano l’unica arma a disposizione per avere qualche speranza di successo. Ovviamente si pesca “pancia a mollo” con i waders, quindi è fondamentale l’uso di un secchiello portaesche da fissare alla cintura o un contenitore tipo bacinella da unire ad un picchetto infisso sul fondo; l’uso del bigattino presuppone una pasturazione estremamente precisa ed oculata, pochi bachi per volta e spesso, chiudendo il più possibile la rosata in maniera da concentrare in un fazzoletto la zona calda su cui operare: il fiondino da roubaisienne, con elastici molto sottili e coppetta di piccole dimensioni, risponde perfettamente all’esigenza. Si opera con 1 metro-1 metro e mezzo di fondo tra galleggiante ed amo, con la piombatura, tutta con pallini del 12 a stringere verso l’alto, chiusa in 40-50 cm, con un finale da 30 cm; molti optano per una lunghezza maggiore di quest’ultimo, ma così facendo la percentuale di ferrate in ritardo aumenta in maniera esponenziale, con maggior rischio di paurosi grovigli della montatura e drastica riduzione delle possibilità di guadagnarsi il Paradiso… Anche questo tratto vede una costante presenza di cefali, molti stanziali e di dimensioni anche superiori ai 2 kg, che saltuariamente abboccano al bigattino, con combattimenti al limite ed adrenalina alle stelle; discreta la presenza di barbi, più attivi verso le ore serali, e di trote, soprattutto iridee, frutto di ripopolamenti primaverili per gare che si svolgono nell’Aulella.
Scendendo verso valle troviamo in località Ponzano Magra un’altra lunga piana, anch’essa difficile da raggiungere a causa della vegetazione che cresce selvaggia sui vecchi sentieri tracciati all’interno del bosco; lasciata la vettura nei pressi di una zona di addestramento per cani, prepariamoci ad affrontare una disagevole camminata di una quindicina di minuti fra canne palustri, tronchi caduti e legname vario residuo delle ultime piene, cercando di non perdere la traccia di quel che resta del sentiero: usciti dalla boscaglia ci troveremo proprio sopra il fiume, con la possibilità di affrontare la piana da sopra la prismata, a piede asciutto, oppure attraversarla a valle e pescare in sponda destra con i waders. La seconda opzione è sicuramente da preferirsi in quanto la vena principale di corrente è abbastanza fuori portata, vista la larghezza del fiume in questo tratto, e la possibilità di avvicinarvisi entrando in acqua offre qualche chance in più per un miglior controllo della passata; in condizioni di acqua alta che impedisce il guado, si pesca da sopra la prismata e per raggiungere la zona “calda” si ricorre al galleggiante piombato: un normale galleggio da passata, meglio se con astina ben visibile, nel quale si inserisce sulla deriva una torpille od un comune piombo ad oliva della portata che riteniamo necessaria. Ad esempio, su un galleggiante da 3 grammi inseriremo un piombo da 2 grammi, ed il grammo rimanente costituirà la piombatura attiva, da scalare secondo l’esigenza sul corpo di lenza, con il vantaggio di poter lanciare agevolmente senza dover forzare, e di pescare con una piombatura morbida. Molti preferiscono usare sulla deriva del comune filo di piombo piuttosto che la torpille, ma la cosa complica un po’ la ricerca della giusta grammatura, dovendo procedere per tentativi; certo è che una volta trovati i giusti equilibri tutto diventa molto più rapido. Due gli aspetti fondamentali da tenere presenti in questa impostazione tecnica: il primo riguarda la scelta di bolo lunghe 7-8 mt. per evitare pance del filo ed essere sempre “in tiro” sulle mangiate, il secondo impone di frenare la caduta del galleggiante poco prima dell’impatto con l’acqua, pena accavallamenti del filo con lo stesso e grovigli disumani. Se usata nei posti e nei tempi giusti, e soprattutto nella giusta maniera, la tecnica della passata con il piombato può veramente fare la differenza! Per gli amanti del barbo poi, la piana di Ponzano Magra rappresenta un’ottima palestra: ce ne sono molti, grossi, maledettamente difficili… e tutti rigorosamente italici!
Proseguendo nella nostra discesa del fiume, eccoci giunti nelle due zone “simbolo” del Magra, che nell’immaginario collettivo di chi non le ha mai frequentate rappresentano il sogno proibito: “il campeggio” ed “il pastore”; intere generazioni di pescatori ne hanno calcato le sponde e, seppur meno che in passato, esse rappresentano sempre una certezza di divertimento. Attenzione, però: solo chi sa dare del tu al fiume riesce a far saltare il banco, per tutti gli altri rimane la soddisfazione di qualche vincita isolata, comunque gratificante. La piana del campeggio, così chiamata proprio perche si trova sotto una struttura di questo tipo, in sponda sinistra appena a valle dell’abitato di Sarzana, offre agli amanti della passata la possibilità di insidiare principalmente tre specie: cefalo, cavedano, spigola; indubbiamente la pesca principe, quella per cui centinaia di appassionati si sobbarcano lunghi viaggi, è quella del cefalo o muggine. Gambe in acqua, immancabile contenitore della pastura al fianco, bolognese corta da 5 mt o barbarina di uguale lunghezza, pane francese per esca e grammature sull’ordine di 0,50-0,75-1 gr: ecco l’impostazione classica del “mugginaro”, che cerca i punti di minor corrente dove la passata è lentissima o quasi ferma, boccone a radere sul fondo accuratamente sondato, finale corto (20-25 cm) e braccio teso, pronto a scattare sulla mangiata del muggine, sapendo che alla ferrata andata a segno seguirà un combattimento dall’esito tutt’altro che scontato, specie se il cefalo è di quelli veramente “big”. Penso che tutti quelli che pescano a passata dovrebbero provare, almeno una volta nella vita, cosa significhi avere un muggine di due chili sullo 0,12 ed un cannino di 5 metri…!
L’insidia alle altre due specie ittiche, cavedano e spigola, prevede un approccio tecnico molto similare, fatto di bolognesi ad azione “light”, finali dell’ordine dello 0,08 ed ami 22-24; le grammature da usarsi al campeggio variano molto a seconda del periodo stagionale, considerando anche che pescheremo principalmente ad inizio buca, partendo con la passata subito sotto la scoglierina di massi: ovviamente ad inizio stagione, con portata d’acqua notevole, non sarà raro pescare anche con 3-4 grammi, mentre nel periodo estivo con il fiume quasi in “magra” (perdonatemi il gioco di parole!) si potranno usare piombature sul mezzo grammo. Attenzione ai pesi massimi, che possono arrivare anche nei momenti ritenuti meno favorevoli: in un afoso pomeriggio estivo di quattro anni fa, dopo essermi scontrato con l’apatia dei cefali che proprio non ne volevano sapere, decisi di fare qualche passata col bigattino, giusto per provare e far venire sera, ma senza molta convinzione; risalii la piana andandomi a sedere su uno dei massi della cascatella, mi tolsi i waders e rimasi in costume godendomi il fresco dell’acqua sulle gambe. Ricordo che dissi scherzando a Paolo, amico e compagno di molte pescate: -Il salaio (guadino in dialetto spezzino) non lo porto, se aggancio il mostro vieni tu a portarmelo!- Paolo annuì, stando allo scherzo. So che sarà difficile credermi, ma alla terza passata mi sentii quasi strappare la Competition Gold dalle mani: frizione aperta di scatto, con lo 0,08 non c’è molto da fare i duri con un pesce che parte incazzato in corrente… Paolo, cinquanta metri sotto di me, a metà piana, inizialmente pensò che scherzassi e che avessi incannato un cavedanone, ma quando vide il pesce aggallarsi, terminata la prima “filata”, praticamente di fronte a lui, capì l’antifona ed accorse col salaio portando felicemente a termine l’impresa, durante la quali persi, nel tentativo di scendere scalzo dai massi e rischiando di rompermi una gamba, la vaschetta con i bigattini, fionda, slamatore e sigarette (all’epoca fumavo ancora). Per amor patrio non riporto i commenti, sia di Paolo che degli altri pescatori presenti nella piana; non l’ho scritto, ma penso abbiate capito che il pesce in questione era una spigola, che pesata al campeggio risultò essere 2,700 kg! Mi raccontò Francesco, un “aficionado” del campeggio, che la mattina dopo i massi della piccola diga avevano parecchi ospiti con bolognese e bigattini…
Cinquecento metri a valle della piana del campeggio troviamo “il pastore”, spot anche questo facilmente accessibile come il precedente, da affrontarsi in sponda destra sotto l’abitato di Romito Magra. Questa piana è forse quella che ha risentito maggiormente delle varie piene nel corso degli anni, cambiando drasticamente la conformazione delle sponde ed i fondali stessi; c’è ancora la prismata che si trova appena scesi sul fiume dal sentiero, ma la lunga piana che ricorderanno bene gli amici toscani, che qui avevano il loro campo di battaglia per eccellenza, è stata sostituita nella parte iniziale da una buca profonda circa 5 metri, e per la restante parte da un correntino con acqua bassa, sull’ordine del metro. Parecchi anni fa questo era il regno dei cavedani, che venivano pescati dai locali con le lunghe fisse da 9-10 metri e le crisalidi del baco da seta, previa abbondante pasturazione, e delle spigole anche di grosse dimensioni, oltre ovviamente gli onnipresenti cefali. Oggi “il pastore”, proprio per i cambiamenti descritti, ha perso un po’ del suo antico splendore -e le scarse presenze sulle sue sponde rispetto al passato lo confermano- pur restando sempre un tratto dove poter fare belle pescate, in particolare di muggini con il pane francese od il pasterello; la buca iniziale ospita anche enormi carpe e rare ma grosse tinche. In tanti altri fiumi sarebbe una meta ambitissima, nel Magra rientra nel novero dei posti “normali”… siamo forse abituati troppo bene!
La nostra cavalcata finisce qui. Scendendo a valle le acque diventano sempre più salmastre e le specie prettamente marine prendono il sopravvento: orate, lecce, serra, risalgono per parecchi chilometri il corso per i motivi già descritti. L’analisi tecnica necessaria per l’insidia di queste specie è decisamente interessante, e spero possa essere oggetto di successivi approfondimenti, ma esula da quello che era il fine di queste righe: una modesta descrizione delle zone del Magra sogno dei “passatisti”. Buon divertimento!

BOX TECNICO

Una curiosità: la confluenza tra il Magra ed il Vara tende a spostarsi verso valle nel corso degli anni, a seguito delle piene; questo comporta che il punto del Magra dove magari l’anno prima pescavamo a bigattino, faccia ora parte del corso del Vara, dove invece l’uso del bigattino è proibito. Facciamo attenzione se frequentiamo la zona, prendendo come punto di riferimento una piccola casa bianca sul fiume, in sponda destra, quasi in corrispondenza della confluenza.
Alberto lo potete vedere in un video che Antmeteo fece quando andammo a pescare insieme a Spezia al Molo Italia, si intitola (Orate a Gennaio) Alberto stava combattendo inutilmente contro la malattia, ed aveva già un fisico segnato, mi ricordo che quando lo abbracciai provai un brivido e dell’angoscia nel constatarne la magrezza, nonostante tutto pescò fino alle 11 e mi donò degli Sparlotti che aveva preso, poi venne uno dei suoi 4 figli a riprenderlo perché era sfinito, nella parte iniziale del video la sensibilità di Antonio lo ha posizionato prima del salto dei Delfini che quel giorno ci tennero compagnia, quasi un richiamo a seguirli.
Anche se la sua mancanza nel presente è un graffio che non vuole e non voglio risarcisca, sapere che le sue ceneri sono, per sua volontà, sparse in quel mare è un conforto.
Per ogni anno che mi sei mancato quando son venuto a pescare nella tua Magra
Ciao Alberto

HPIM2261
Ciao Alberto

2_1
Ciao Alberto

5_0
Ciao Alberto

Foto_pesca_033
Ciao Alberto

Copia_di_Battifollo_008
Ciao Alberto

6_0

Ciao
7_2


I FANS

Si in questi anni da quando scrivo sui Forum, ci sono anche loro e per fortuna che ci sono!
Io ne ho due particolarmente a cuore, due figli, come età avrebbero potuto esserlo, come eredi sarei stato anche troppo fortunato: pescatori e maturi oltre l’età, e così il destino me li ha donati sotto le spoglie dell’amicizia, uno storico:

Massimo Magrini

Quando uno il 27-01-2011 iscrivendosi a PIR si presenta così, che volete dirgli …

"toc... toc ... permesso, posso entrare ?

E' da parecchio tempo che Vi osservo dalla "finestra". . .

Mi chiamo Massimo Magrini, ho 36 anni, sono sposato da 8 anni con Samanta con la quale ho due bellissimi bambini ( Marisol di 6 anni e Gioele di 2 ), abito a Chiesina Uzzanese in provincia di Pistoia ( praticamente a due passi da Franceschino 68 e da Maxmarradi ) e mi piacerebbe far parte della straordinaria famiglia di PIR.

Sono amante della pesca a passata "leggera" e principalmente frequento il Serchio, il Cecina, il Bisenzio ed il torrente Pescia.

Da quando sono spettatore del Vostro magnifico forum, ho imparato ad apprezzare il modo di scrivere e di raccontare di ognuno di Voi: riconoscerei il "polpastrello" di ogni passatista anche se non firmasse il racconto o la discussione.

Su tutti però ( non me ne voglia nessuno ), c'e' una persona che mi ha veramente colpito, sia per le catture, sia per il modo di raccontare . . . questa persona è Zaccaria e probabilmente se adesso ho varcato la soglia di PIR e mi sono deciso a partecipare, è proprio per merito Suo.

Nel borsone della Maver ( nel tascone laterale ), c'è un bel blocco per gli appunti con una penna... non si sa mai ZAC avesse voglia di insegnare, io voglio essere seduto lì al primo banco, pardon al primo sasso.

Buona notte a presto."

Grazie e basta, con una certezza :avere la responsabilità di non deluderlo.

Massimo nel tempo non ha mai cambiato opinione su di me e di questo gli sono grato, specie dopo averlo conosciuto e frequentato per me il non deluderlo come uomo è sempre stato un bello stimolo.
Negli anni ho conosciuto la sua famiglia e principalmente i suoi bimbi, Marisol e Gioele che ha dentro tramandato di famiglia l’istinto della pesca.
Ci sono state le uscite a pesca insieme, sia le favorevoli che i cappotti, se devo essere onesto, tutta roba di altissimo livello, sia nel bene che nel male, pescate con rese al limite del sogno, o uscite negative dove siamo riusciti proprio a fare il peggio del peggio, sia in Inverno che in estate, con lui mai cose banali!
Ora che lui va a pesca di rado è difficile poter mettere insieme anche una uscita l’anno, ma il contatto è rimasto, è il mio produttore di ferretti, e cosciente che per me quelli oggetti in lenza sono determinanti per pescare sereno, ci mette da sempre il massimo impegno che unito ad una capacità non comune, produce delle piccolissime opere d'arte da 6 mm

DSCF2298

Da qualche giorno sul Deskop del mio PC l'immagine è questa, un suo scatto meraviglioso, su di una mia cattura

51216205_1208948109258819_3729550678436085760_n_1_

Leonardo Fusi

E’ Il secondo fans ed è più fresco, il primo contatto con lui risale al 2015
fu la sua frequentazione di PIR e una giornata nella Sieve Invernale a sancire la sintonia da cui son poi nati un’autista e un passeggero che vanno spesso a pescare insieme, ma a Leonardo non devo solo il trasporto, ma anche tanta pazienza, perchè da “adulti” si diventa prolissi, e se uno ha l’attitudine all’ascolto … è del gatto!

IMG_0868

Con lui la pesca ha ripreso un bel ritmo e la vena piena di un entusiasmo contagioso, che mi ha riportato indietro di 10 anni a quando frequentavo “la banda” ma senza i compromessi che sono logici in un gruppo di 4 o 5 pescatori che si muovono spesso all’unisono.
Nonostante i 25 anni che ci dividono, sono molte le cose in comune specie nel modo di pescare e nei gusti e obbiettivi che ci poniamo, che stringendo si concentrano in tre voci: fiume Appenninici cavedani di taglia-bolo leggere. Anche lui come Massimo ha la pesca tramandata dalla famiglia, forse l’unica nota che a me è sempre mancata, e mi ha costretto ad essere un autodidatta per tanti anni. Anche a Leonardo devo a dei video e delle foto meravigliosi, video che son troppo pesi per essere caricati in un “report racconto” già lungo ed impegnativo sia per chi scrive che per chi lo legge, come questo.
L’unica cosa che chiedo a Leonardo se leggerà queste righe è di inserire il video wild della passeggiata nelle correnti della Magra che per me rappresenta un’iniezione di natura direttamente in vena…

Ciao Leonardo

DSCN6515

VECCHIE LENZE


LO ZIO
Falugiani Lino
classe 1933 è stato l’unico pescatore della mia famiglia, un garista anni 70-80-90 purtroppo troppo preso dalle gare per degnarmi di una debita “istruzione” ,abbiamo frequentato mondi di pesca differenti, identica passione, ma diversi “ideali”, questo non significa che Lino non sia nato prima pescatore di fiume e poi garista, era così per tutti allora, una logica ferrea che diceva che chi sul fiume aveva una bella resa e uno spirito competitivo prima o poi doveva misurarsi con le gare e il suo mondo che allora negli anni 60-70 era in pieno boom ed evoluzione. In verità come ho già scritto in un precedente racconto, una cosa importante me l’ha insegnata: come si fa a prendere i pesci con le mani, alla sua epoca nel dopoguerra gli era servito a lui e mio nonno materno ( suo babbo) per sbarcare il magro lunario della tavola …
Lino è entrato nell’86 esimo anno di età, e proprio agli inizi del mese scorso mi ha confessato che quest’anno è stato solo due volte a pescare in Sieve a primavera, questo non per la fatica fisica, ma perché non ci sono più i “suoi posti”, e anche i “suoi pesci” latitano, e in questi contesti le sue vecchie canne fisse diventano ancora più pese… ma se gli parlate di pesci e di gare, piano piano la pila si ricarica, gli occhi azzurri si accendono, e la braccia simulano bene la ferrata anche senza bisogno di reggere una pesante canna in fibra o carbonio dei suoi anni.

Un po di medaglie perchè un garista sono importanti

20181103_172739

20181103_172732_0


20181103_172801

Oppure il ricordo di quale era la partecipazione allora al Mondiale del 1984 a Firenze!

20181103_173025

20181103_172945

Ora i garisti hanno pedane e panchetti stellari, allora c'era il "Paniere"

20181103_164939

La pianto di mettere foto di quelli anni altrimenti poi lo Zelli mi dice che Edulcoro :P

Anzi una sulla attrezzatura che all'epoca era molto avanti la metto così si "innervosisce davvero" :lol:

20181103_165746


Ho pescato con lui solo rare volte, qualcuna da ragazzo in Sieve, quando la differenza di capacità, mi faceva essere più spettatore che “collega” ..., e una decina di anni fa in Arno quando ancora mi dimostrò di avere più energia di me, anche se i Pionieri sono stati antecedenti alla sua generazione, lo considero uno di loro. Da lui ho saputo che in Arno alla sua epoca le Savette e le Tinche non c’erano, furono immesse in quelli anni durante le semine per le gare ...
Il “sigarino”
Il Sigarino è un galleggiante che nel parlare con mio zio è saltato fuori dal cassetto dei ricordi e che anche il Gigli tempo fa mi raccontò, era un galleggiantino cilindrico, di 5 o 6 cm (lo producevano di ben3 colori ...)forato con una astina passante fatta con una penna d’oca, lo si piombava appena in modo che la lenza scendesse leggera e che lui non entrasse mai in pesca, doveva semplicemente veleggiare galleggiando piatto sull’acqua, ( un semplice segnalino e sostegno)quando il pesce di turno (cavedano) abboccava, il “sigarino faceva da indicatore, slittando veloce sulla superficie.
Sono gli ideatori di queste tecniche i veri Pionieri, oggi se ci viene un’idea ad andarci di lusso siamo secondi …

Eccolo con la Colmic Spada da 9 mt.

20181103_170230

SILVANO
Con Silvano non ho mai pescato, ma ho tanto parlato di pesca, abita nella mia“stessa via” o Villaggio e quando mi vede in garage a trafficare con canne e annessi si ferma sempre e qualche racconto nostalgico pesca esce sempre da quella bocca e viene fuori a respirare ancora. Di lui oltre i numerosi racconti ho le foto della canna che più ha amato, la classica fissa fiorentina, quella da amatori di fiume, quella che ha forgiato generazioni di passatisti fiorentini alle prese con i cavedani e i barbi di Sieve e Arno. Una bella 9 metri fissa!


Silvano_Signorini13_1

“IL CARRETTI”

Il “Carretti”(uso un cognome toscano di fantasia, perché non l’ho conosciuto direttamente, ma mi è solo stato raccontato da un vecchio fiorentino) aveva un’officina meccanica in centro a Firenze e nel tempo libero andava a caccia, pesca e funghi come molti maschi adulti della fine degli anni 60 a chi gli faceva notare che era basso, raccontava che era stata colpa della seconda guerra mondiale, quando da ragazzino al passaggio dei bombardieri alleati, gli adulti gli raccomandavano sempre di stare “basso” … lo spirito frizzantino da toscano verace lo accompagnava sempre anche nella sventura … a metà degli anni ’70 ebbe un grosso problema al cuore e fu ricoverato d’urgenza e sottoposto a ben due operazioni , la degenza fu lunga mesi e mesi, e sopraggiunsero delle complicazioni sia all’equilibrio che alla vista: non stava bene in piedi e per mettere a fuoco doveva ondeggiare la testa. Durante la degenza viaggiava in carrozzina, e gli infermieri si raccomandavano con i parenti di non lasciarlo solo, perché finché erano in visita dentro l’ospedale la responsabilità ricadeva su di loro, così se si dovevano allontanare dal parco dove lo portavano a fare la “scarrozzata” pomeridiana, dovevano avvisarli in modo che lo potessero monitorare. Un pomeriggio il “Carretti” fu lasciato sulla sua carrozzina all’ombra di un grande albero del parco, i familiari avvisarono gli infermieri che si sarebbero allontanati per 10 minuti, così i medesimi si misero alla finestra per controllarlo, quando il “Carretti” si accorse di essere sotto osservazione, fece finta di niente, e prese a gesticolare con le braccia come se stesse pescando: lanciava, faceva la passata spostando la testa e il braccio “da monte a valle” ritirava su e rilanciava di nuovo, quando gli infermieri allarmati per sincerarsi delle sue condizioni scesero in giardino a domandargli come andava, serioso rispose: 2 presi e 3 persi!!
Monicelli avrebbe benissimo potuto inserirlo nel cast di Amici miei …


Il “bestemmiatore creativo”


Non credo sia più vivo, e anche questo mi è stato raccontato, in questo caso dal cognato Mauro.
A “bestemmiare” in Toscana siamo bravini, e spesso quando manca cultura di base diventa proprio un'intercalare, quasi un riempitivo dell’ espressione verbale quando la medesima manca della definizione più consona, se non addirittura un sostituto della punteggiatura per dare il giusto tempo di pausa , al discorso in atto.
Anche fra i vecchi pescatori fiorentini non mancavano certo gli esempi (da non seguire) ogni ferrata a vuoto una bestemmia e rilancio … per il “Butti” altro cognome di accompagnamento, non bestemmiare probabilmente voleva dire stare in apnea … I ragazzi del paese quando lo trovavano alle prese con la pesca nel fiume Pesa dove era abituato a pescare, spesso stavano nascosti ad ascoltarlo, altro che video su you tube … quando poi si accorgevano che c’erano delle pause, bastava lanciare un paio di sassi in acqua e il gioco era fatto. Quello che però contraddistingueva il “Butti” dalla massa comune dei bestemmiatori, era la creatività! Non è facile bestemmiare ogni piè sospinto, e farlo in maniera originale. Un giorno al giornalaio del paese sfuggi il cane dal negozio, non era certo la prima volta, lampo, questo era il suo nome, era un animale irrequieto per niente aduso ad obbedire al suo padrone, questa indipendenza al “Butti” doveva piacere talmente tanto che un giorno, mentre carezzava il cane che era piombato nel Bar centrale, fu sentito commentare sottovoce...” te si lampino che tu sei un gran cane anche più di nostro Sig...e” E con questa perla penso si sia guadagnato (anticipatamene) una bella passata sull’Acheronte!

I DIVERSAMENTE ABILI

Se si dovesse definire il vocabolo:Pescatore, per gusto personale si faticherebbe a riconoscere “pescatore” uno che non usa la nostra tecnica o tecniche preferite, mondo eterogeneo quello del pescatore, a volte qualcosa che ci unisce c’è ed è dentro, ma anche no, come ho scritto all’inizio di queste pagine sul fiume si incontrano tutte le tipologie di uomini, ho visto chiamare “grandi pescatori” lenzatori che non aveva niente che me li facesse identificare così, né dal lato tecnico né da quello umano, ma che prendessero tanti pesci era indiscutibile, perciò a bocca storta, ma delle righe se le meritano anche loro.
Uno dei primi.
Uno dei primi che ho conosciuto di “questa specie” era un frequentatore del negozio del Collini a Firenze, ricordo il modo brusco, quasi irriverente con cui si rivolgeva ai garisti della Colmic che popolavano il negozio, già bastava quello a rendermelo antipatico, io la boria non l’ho mai giustificata … Mi ricordo in particolare quel giorno in cui l’Alessi nel retrobottega, spiegava a me e al Califano( altro vecchio garista e vecchia volpe dei fiumi)come comporre il nodo a tre giri per formare l’asola per congiungere madre e terminale, era una novità, io almeno ero fermo al nodo ad “otto” e il fatto che sostenessero che aveva un carico di rottura più alto, mi parve un buon motivo per farmelo spiegare bene!Lui apparve nel retrobottega, cliente abituale e conosciuto, intervenne schernendoci … macché asoline e fili fini, i cavedani si prendono con lo 0,14 e anche con lo 0,16 diretto! L’Alessi ci prese una discussione pacata (conosceva il soggetto) io stavo ad ascoltare … il soggetto alle sacrosante considerazioni dell’Alessi rispose con una frase storica: “taa voglia a dire, nella pesca chi più spende più prende”!!
Girava forse con 10 kg di bachi quando ancora i fiumi avevano una buona popolazione di cavedani e mandandoli in frenesia … aggiungeva, “se un né ai mattino l’è alla sera, prima o poi vengono sotto e li prendo tutti”!
Gli anni ’70 erano stati forse la sua epoca, l’epoca in cui i “pescatori” non partivano con i sacchetti dei bachi, ma con le così dette “federe” e stordivano i pesci allora molto più numerosi a suon di kg e kg di bachini. Un’altra delle sue frasi storiche recitava:
Dire ho i "figlioli" troppo piccoli per andare a pescare è una coglionata, i mio fino a 10 anni mi chiamava zio perché u mi vedeva mai, o ero a lavoro o ero a pesca!!!

Sulla moglie non mi pronuncio... :D
Detto questo i fili grossi a volte non sono un’eresia, a volte sono indispensabili, oppure idonei anche nella passata con la bolognese, ma ci devono essere i contesti giusti, come dei grandi volumi rispetto ai soliti che quel fiume presenta, in quei casi e con una buona pastura ( non certo 5-10kg) si riesce a fregare pesci sospettosi e avere delle buone probabilità di vincerne la resistenza. Poi ci sono i “tanisti” e lì i fili grossi sono un obbligo, specie se si tentano le grosse Carpe a ridosso delle tane, tecnica che duro fatica a definire pesca alla passata, mi vien meglio pesca al colpo … questo per dimostrare quanto siamo eterogenei, nemmeno il solito attrezzo usato può identificarci, e forse nemmeno lo stesso pesce ricercato con assiduità.




Ho affrontato questo scritto consapevole che lo avrei postando su Internet e le sue connessioni; io le prime le ho viste guardando verso il cielo erano le connessioni delle antenne dei Filobus che strisciavano sui cavi elettrici, e mi son perso per poco i Tram che a Firenze avevano dismesso da uno o due anni, e le cui verghe ancora nell’asfalto erano un gran pericolo quando andavamo in giro in bicicletta nei giorni piovosi, perché se ci transitavi sopra andar per terra era uno sputo. Ora su tante cose le nuove generazioni insegnano alle vecchie o comunque ci costringono ad una elasticità mentale che non va più a braccetto con l’età, quello che viene a mancare invece ai giovani di oggi è la consapevolezza dell’inesperienza.
Come si dice : “ai miei tempi ...” ci volevano anni per comprendere qualcosa di pesca, e i più anziani erano molto riservati.
La Domenica mattina non si andava a pesca, ma a messa e la radio ( ancora la televisione non la possedevamo in casa nostra) timbrava l’aria con la “colonna sonora” del “grillo canterino” una trasmissione radiofonica Toscana durata con poche interruzioni dal 1953 al 1970 con un palinsesto a cui Boncompagni e Arbore potrebbero facilmente aver attinto per le loro trasmissioni successive. Come potrebbe averci preso spunto la banda del Conti, Panariello e Pieraccioni in primis.


LE ATTENZIONI
Io ho spesso rischiato molto, l’ho scritto anche in Orme… e non sempre mi è andata bene…
perciò non considerate le righe che seguono monotone e risapute, ma rifletteteci bene.
Ci sono cose che un pescatore non dovrebbe mai dimenticare ricordandosi sempre il quadro d’insieme, e che è un “civilizzato prestato alla natura”
che spesso va sul fiume solo una volta la settimana. Un po come gli automobilisti della Domenica per intendersi ...
Queste per me le attenzioni che devono essere rivolte ai pericoli reali che un fiume e la pesca presentano:
1) Le piene “improvvise” che possono essere provocate dalla aperture di una diga o da un grosso temporale a monte, anche se sul posto non piove da giorni, è bene stare allerta se il fiume ha dighe sicuramente ci sono i cartelli, e le sirene di avviso, che a km di distanza però non si sentono ...perciò un po di informazione preventiva non guasta, per la piena da temporale, è bene ascoltare se a monte “tuona”, o nei fiumi a lungo decorso (leggi Po) se ci sono state precipitazioni giorni prima molto a monte. Oggi è facilissimo ci sono tutti gli strumenti che volete, un tempo era frutto di esperienza acquisita notizie orali e anche tanta fortuna.
2) Le folgori. Quando piove, spesso il pesce muove e la voglia di resistere se si è attrezzati a dovere è tanta, qui un distinguo anche se non dai confini certi, va fatto fra le leggere piogge a cielo coperto a “panno” tipiche autunnali-Invernali e i temporali estivi, nel secondo caso i fulmini sono molto più probabili, appena il vento accelera e vi avvisa che le cose stanno “precipitando” chiudere le canne è la cosa più saggia che potete fare. Molta attenzione va prestata anche ai tralicci dell’alta tensione e a tutti quei cavi che spesso traversano il fiume, c’è morta gente anche così: una canna alzata senza prima guardare se il cielo è sgombro ...
3)I guadi: le forti correnti guadate in fiumi che possono avere regimi variabili nel corso della giornata, possono rivelarsi una trappola, anche qui leggersi un po di livelli idrometrici storici e saperne di più sugli orari di apertura delle dighe non guasta…
4) Sempre riferito ai guadi, ma anche al percorrere le sponde, avere tute o scarponcini adatti è importantissimo, cadere sul fiume magari mentre siamo belli carichi, a me è costato come ho scritto il coccige. Ho posto rimedio molto più tardi fornendo le suole delle mie tute e stivali, sia estivi che invernali di adeguati chiodi, si spendono dai 15 ai 20 euro ( a coppia di scarpa) un prezzo affrontabile per rimanere in piedi ...
5) Il lato oscuro dello sforzo:
Capita a molti che dopo tanti anni di vita e sport gli “sforzi fisici” e l’usura presentino il conto, è quasi inevitabile che accada, quello invece che potete evitare è di fare “orecchie da mercante” i dolorini, le contratture, gli strappi, la crescente (per chi ne soffre) artrosi nelle giunture, non sono purtroppo fatti a se, ma accadimenti che si sommano e di cui il vostro fisico “ha memoria”Quando in età avanzate la cosa si presenta in modo tangibile è bene fermarsi e fare le cure necessarie, prima che generi ...anzi degeneri in cronicità!!
Io nella mia esperienza ho in parte disatteso, la parte critica inizia per me ad Aprile 2018
I carichi lavorativi sono alti, la voglia di pesca pure, io faccio tutto con il massimo impegno ... e le spalle "cedono"
Il dolore è alto su entrambe le articolazioni e l'antidolorifico non steroideo che prendo Algix90 ( metà pasticca la sera a giorni alterni) non risolve come in passato, si perchè che prendo antidolorifici con una buona frequenza ormai sono diversi anni, diciamo dai 55 in su ... con questo farmaco mi bastava 1/2 pasticca al Venerdì sera per avere un fine settimana a pesca fresco come una rosa, probabilmente ha una molecola alla quale sono particolarmente sensibile. Il farmaco comunque è forte ed è indicato per osteo-artrosi- artrite-anchilosite. Ora mi attende l’operazione chirurgica all’arto destro e si spera di scongiurare quella al sinistro
All’epoca quando ero in salute ho anche pensato di allenare il braccio sx pescando cavedani a galla,mi venne in mente dietro ad una battuta verace del buon Sergio Farina che in Po notò come tenessi la mano sinistra “a ciondolo” ho questa postura ad entrambe le mani, quando sono rilassate stanno più basse del normale, Sergio, mi sembra volesse farmi una foto, mi vociò: “che fai con quella mano offesa?”La settimana dopo (il Sabato) in Sieve allenai la sx con una corta canna di 3,90 a prendere dei grossi cavedani a galla e per sfottere postai le foto … li prendevo anche di sx, il tragicomico era che avevo su un mulo a cui non potevo invertire la manovella ( avevo un mini Daiwa mi sembra) e così con il dx dovevo andare a cercare di girarla incrociando il braccio sopra al fusto della bolo per recuperare i pesci, ne presi 3 mi ricordo ed erano tutti grossi.



Anche questo nuovo “drappello” di ricordi e riflessioni ha trovato, e anche ritrovato la via della scrittura, ri-trovato, perché a volte mi rileggo, anche con piacere, ed è proprio rileggendo dei report postati negli anni su PIR (come avrete sicuramente visto) che mi è venuta voglia di riproporli, ci son cose che non saranno mai vecchie, quello che invecchia è il fisico non ci sono dubbi, l’animo, le convinzioni, le attitudini caratteriali, hanno tempi diversi, mutano molto meno in fretta, e spesso per questa naturale lentezza, lo fanno in modo tanto sottile che rischi di credere di “averla pensata sempre così”, ma vi renderete conto personalmente andando avanti nell’età, che non è vero.

Vecchio?

No non sono vecchio anche se il correre del “progresso” spesso mi ha fatto sentire così, e a pensarci bene qualche ragione c’è:
Sono nato quando ancora si poteva legalmente firmare con una X
Quando il Venerdì al mercato a Firenze era uso acquistare pesce d’Arno
Ho visto portare il pescato vivo al mercato, alloggiato dentro le zucche invernali svuotate riempite d’acqua e legate dietro la bicicletta.
Ho visto pescare le carpe dai vecchi da sopra le spallette dei lungarni.
Il cibo a Km 0, allora era reale … in campagna quando mordevo una fetta di pane toscano, il grano era “del campo di sopra” (50 mt fuori dall’uscio) era stato trebbiato nell’Aia (30 mt a dx dell’uscio) i chicchi di grano ottenuti erano stati franti e trasformati in farina al mulino sul Torrente Godenzo( qui si oltrepassa i 200 mt) l’impasto cotto nel forno a legna ( che era nella parete esterna della casa ( 2 mt a dx dell’uscio)


Un Operaio Specializzato Spesso Smarcato

Se alla fine di questa lunga “chiacchierata” qualcuno mi domandasse se mi ritengo un Grande Pescatore, risponderei:
Se per GP si intende uno che va a caccia delle catture inseguendo i pesci sui fiumi e gli spot che più rendono nell’arco dell’anno come se non ci fosse un domani, dico NO l’ho già provato e per diversi anni, non fa per me, è finita che mi creava stress invece che togliermelo!
Per il mio carattere la cosa somiglia tremendamente alla “sindrome del garista” a me è servita solo fino a quando non ho raggiunto dei risultati apprezzabili in termini di pescato e di taglia, poi si è affievolita(anche se non spenta del tutto) al raggiungimento dei medesimi, non faceva parte del mio “corredo”, quella che è rimasta indelebile è la sfida sottesa fra me e loro, e la ricerca senza affanno di migliorare i propri limiti.
Detto questo Io per natura ho bisogno anche di altro e per fortuna sui fiumi c’è!
Se per GP si intende uno tecnicamente eccelso nell’uso della bolognese e nella guida della lenza e della pasturazione, dico ancora NO sui fiumi né ho incontrati diversi che mi lasciavano la scia … però osservarli e chiedere mi ha aiutato a crescere dal lato tecnico.
Se per GP si intende uno che come pescatore si ritiene un’ operaio ormai specializzato, che ama l’acqua i pesci e la natura a tutto tondo, tanto da farne una costante della sua vita, eccolo ci sono, mi sento Grande, ma comunque non tanto come altri che ho conosciuto e di cui vi ho scritto.
Questo è quello che mi sento di essere nel mondo della pesca; sono sempre stato un filo fuori dal binario principale, specie se penso a quale generazione appartengo, sempre più combattuto fra il rispetto per l’animale e l’egoismo dell’uomo.
Tecnicamente un autodidatta, che anche quando ha conosciuto la tecnica delle geometrie delle lenze ha sempre conservato un’indipendenza fatta sia di scelte fallaci che di intuiti improvvisi, sono uno che non ha mai fatto gare, non ho dogmi, è la pesca con i compagni di ventura e le mie capacità che nel bene e nel male mi hanno plasmato così.
Moralmente sempre alla ricerca di conoscere qualcosa che mi spiegasse meglio con chi avevo la bramosia di confrontarmi, l’ittiologia vista non come una scienza fine a se stessa, ma come una conoscenza dell’altro, qualcosa che mi motivasse l’impulso primario di predatore senza offendere quella parte di me che si chiama sensibilità.
Sempre nel mezzo dunque, fra pescatore e studioso, oppure entrambi e nessuno dei due; non credo colmerò mai questa “lacuna” come ho già scritto, alla fine so solo che la pesca mi fa star bene, e tanto mi serve …
Negli anni sono anche diventato “uno che picchia sui tasti del Pc” anche qui senza una nomina, non sono uno scrittore, e nemmeno un giornalista, anche se il secondo mi avrebbe affascinato.
Forse non ho, e non avrò mai una vera collocazione, ma quello che faccio, piccolo che sia, mi soddisfa appieno, e non ho smanie represse che accompagnano il mio percorso, non cerco primati di pesca che non siano un miglioramento dei miei, non cerco un posto al sole né su carta stampata nè in questo Forum, se lo facessi mi snaturerei.
Già sapere che c’è chi si prende la briga di leggersi decine e decine di pagine, della mia esperienza a pesca, con stralci di vita che inevitabilmente ne incrociano il percorso, mi suona strano, ma visto che per me è gratificante tramandare, vinco la riservatezza e lascio che la “penna scriva” il mio diario in chiara.

Gusti
A me gli egocentrici specie a pesca, non sono mai piaciuti, li ho sempre considerati dei presuntuosi, dei pieni di se, ma ho perso il conto delle volte che avrei voluto essere per carattere uno di loro!
Glucchista
Il giorno che smetterò di pescare, quello sarà il mio nuovo “lavoro”, (Glucchista) mettermi su di un ponte, o su di un masso, a guardare l’acqua scorrere, pensare, e lanciare un sasso in attesa del gluc e delle sue onde, sono per indole uno che ama la solitudine e l’introspezione, compagno di una natura che non giudica e non commenta, ma che in silenzio a volte ti racconta chi sei.
“Tramandare e divulgare sono verbi vecchi come l’uomo, io li l’ho dentro, quasi una necessità, l’uomo è uomo proprio perché questi verbi sono stati coniugati da sempre, per questo spesso quando scrivo delle mie esperienze trascorse e la gente leggendole mi ringrazia, mi viene voglia di ringraziarli a mia volta”
Ho sfogliato le pagine dei miei ricordi, con delicatezza, come si farebbe con dei petali alla ricerca anche di conferme interiori, sono rimaste nella penna solo poche righe intime, ed è giunto il momento di fermarmi, la speranza è di viverne ancora di intense.
A tutti i pesci dobbiamo in ogni caso un rispetto estremo, tutte le volte che ne catturiamo anche se li rilasciamo immediatamente, contraiamo un debito nei loro confronti.
Lo stress che gli procuriamo con la cattura perché noi ci si possa sentire appagati, è un grande debito che possiamo in parte estinguere controllando il loro habitat e avendo premura di denunciarne tutte le aberrazioni che gli vengono procurate, senza stancarsi mai, anche davanti ad una palese inutilità, come se si fosse a pesca, come se fosse ancora l’ultima passata…

Nero su bianco, con affetto

11ik600_1
Australi Zaccaria

Edited by zaccaria.australi - 3/2/2019, 10:26
 
Top
view post Posted on 2/2/2019, 19:52

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
1,516

Status:


Per ora ho visto le foto(belle quelle del Magra(credo) con Alberto ma piacevoli anche le altre)ed ho visualizzato i personaggi.Poi con calma e tanto interesse lo leggerò.Grazie Zaccaria.
 
Top
view post Posted on 2/2/2019, 20:23

Member

Group:
utente
Posts:
685
Location:
Bologna

Status:


te l'ho già detto sei un artista

concordo con te, i GP per me inseguono i pesci (se dappertutto o nel loro tratto poco importa) e non fa neppure per me, diventa una maledizione
ti definisci un operaio specializzato ma sei altro
io sono e sarò sempre un esploratore, al di là dell'angolo c'è qualcosa da vedere e un altro pesce o tipo di pesce o tipo di pesca da fare.
se per un po non mi va di pescare non mi deprimo, tanto prima o poi mi viene in mente un obiettivo, vicino o distante poco importa
la vecchiaia (corretto, ma tutti diranno l'anzianità o l'età) è un brutto male ma i "vecchi" leoni restano tali fino all'ultimo giorno buono che si spera sia in fiume.
quel che si perde in velocità o in resistenza si affina in acume (intelligenza è troppo) e abilità e si coprono le debolezze fisiche mettendosi nelle condizioni migliori

nb occhio ai farmaci, se diventi ""refrattario" a una molecola poi ne devi trovare altre.. e non è facile
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 00:09
Avatar

Advanced Member

Group:
utente
Posts:
3,558
Location:
Venezia

Status:


Un'ora per leggere tutto con calma, un'ora spesa molto bene, passata a leggere quello che potrebbe benissimo essere un passo di un libro di Albertarelli, tipo "L'Amo e la Lenza".

Penso sia superfluo dire che leggerti è un piacere.

Per me la sigla GP, invece, ti calza a pennello per tre motivi: Grande Persona, Grande Pescatore e Grande Penna!
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 00:37
Avatar

I cavedani sono i pesci più FURBI del mondo...guardate questo da cosa si era "travestito" per fregarmi...YouTube: zacca1papera

Group:
Member
Posts:
4,250
Location:
FIRENZE

Status:


CITAZIONE (CrazyMullet @ 3/2/2019, 00:09) 
Un'ora per leggere tutto con calma, un'ora spesa molto bene, passata a leggere quello che potrebbe benissimo essere un passo di un libro di Albertarelli, tipo "L'Amo e la Lenza".

Penso sia superfluo dire che leggerti è un piacere.

Per me la sigla GP, invece, ti calza a pennello per tre motivi: Grande Persona, Grande Pescatore e Grande Penna!



Ti metto subito fra i Fans :D :D :D :D

Scherzi a parte Grazie e felice che lo sforzo di riassumere sia piaciuto. ;)

p.s.

Anche se mi viene naturale scrivere così ( e non saprei farlo diversamente) , le letture di Albertarelli hanno sicuramente condizionato nel tempo il mio modo di scrivere.
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 07:40
Avatar

C'è chi và a pesca e chi sà pescare. La canna fissa è la capostipite di ogni pesca... la sua concezione è così aderente alla realtà della pesca da poter continuare tutta la vita a servirsene con successo senza bisogno di altre attrezzature

Group:
Member
Posts:
1,433
Location:
Stato Pontificio Roma

Status:


Letto tutto di un fiato :clap2:
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 09:16
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
583

Status:


Grande scritto Zaccaria, letto in due tempi data la lunghezza tra ieri sera e questa mattina, forse il più onnicomprensivo e anche personale di quelli usciti fin ora a puntate..bravo! :clap1: Ogni volta che ti leggo sembra di partecipare un po' a quei momenti che ami condividere , di esserci stati in quei luoghi e quei fiumi, con quei pesci o quelle persone. Non ti conosco di persona, ma sicuramente grande pescatore lo si può dire se si intende con ciò una persona che pesca in primo luogo col cuore come appare dai tuoi scritti al di là della abilità tecnica ( che per un pescatoruncolo del mio livello pare comunque eccezionale e inarrivabile).
 
Contacts  Top
view post Posted on 3/2/2019, 10:12
Avatar

ho una bassa tolleranza......

Group:
utente
Posts:
5,720
Location:
ferrara

Status:


La storia della pesca in Toscana e dintorni,grande pescatore e grande narratore,mi ci sono ritrovato data l'età in situazioni simili :prega:

Edited by rikkiB - 3/2/2019, 11:24
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 11:57
Avatar

Senior Member

Group:
utente
Posts:
13,519
Location:
Brescia

Status:


Azz. troppo lungo, devo rimandarlo a settembre :laugh1: :laugh1: :laugh1:
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 12:24

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
1,516

Status:


Racconto splendido con personaggi straordinari,in tutti i sensi,non solo per la pesca.Mi accomunano tantissimi pensieri(es.il venerdì in attesa del sabato già bello preso e l'ora persa dal Caccia Pesca con le chiacchiere più o meno vere degli altri pescatori e magari del titolare)Sei un G.P.(mi riferisco al commento di Federico)e per questo ti sei meritato queste amicizie meravigliose.Per i complimenti mi associo anche agli altri.Oggi si va avanti troppo con Internet perché altrimenti un bel libro ci starebbe bene e verrebbe apprezzato da tanti pescatori, di una certa età in maggioranza, ma se lo leggessero(la vedo difficile)sarebbe un insegnamento anche per le nuove generazioni. Ciao e grazie di nuovo.
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 19:07
Avatar

I cavedani sono i pesci più FURBI del mondo...guardate questo da cosa si era "travestito" per fregarmi...YouTube: zacca1papera

Group:
Member
Posts:
4,250
Location:
FIRENZE

Status:


CITAZIONE (davidp75 @ 3/2/2019, 07:40) 
Letto tutto di un fiato :clap2:

Una bella apnea... :D :D

Grazie per lo sforzo ;)

CITAZIONE (Danilo-59 @ 3/2/2019, 11:57) 
Azz. troppo lungo, devo rimandarlo a settembre :laugh1: :laugh1: :laugh1:

Almeno le figure guardale :lol: :lol: :P

CITAZIONE (Mariopoggibonsi60 @ 3/2/2019, 12:24) 
Racconto splendido con personaggi straordinari,in tutti i sensi,non solo per la pesca.Mi accomunano tantissimi pensieri(es.il venerdì in attesa del sabato già bello preso e l'ora persa dal Caccia Pesca con le chiacchiere più o meno vere degli altri pescatori e magari del titolare)Sei un G.P.(mi riferisco al commento di Federico)e per questo ti sei meritato queste amicizie meravigliose.Per i complimenti mi associo anche agli altri.Oggi si va avanti troppo con Internet perché altrimenti un bel libro ci starebbe bene e verrebbe apprezzato da tanti pescatori, di una certa età in maggioranza, ma se lo leggessero(la vedo difficile)sarebbe un insegnamento anche per le nuove generazioni. Ciao e grazie di nuovo.

Penso con questo scritto di aver concluso un percorso, forse dei non più idonei ad essere, come si dice "postati" in Internet, luogo in cui i ricordi passano dentro il tritacarne della clessidra mediatica, e finiscono trangugiati dalla pagina dopo, ma non avevo altro mezzo per condividere queste esperienze se non questo Forum

La carta onestamente mi manca, ma credo anche mi manchino le capacità e le risorse necessarie a fare di un esperienza personale un libro.

Grazie di tutto Mario sei sicuramente un altro fans ;)

A.Z.

CITAZIONE (rikkiB @ 3/2/2019, 10:12) 
La storia della pesca in Toscana e dintorni,grande pescatore e grande narratore,mi ci sono ritrovato data l'età in situazioni simili :prega:

Grazie della partecipazione, lo sforzo non è stato poco, e chi legge partecipa all'opera ... ;)

CITAZIONE (Rdanl80 @ 3/2/2019, 09:16) 
Grande scritto Zaccaria, letto in due tempi data la lunghezza tra ieri sera e questa mattina, forse il più onnicomprensivo e anche personale di quelli usciti fin ora a puntate..bravo! :clap1: Ogni volta che ti leggo sembra di partecipare un po' a quei momenti che ami condividere , di esserci stati in quei luoghi e quei fiumi, con quei pesci o quelle persone. Non ti conosco di persona, ma sicuramente grande pescatore lo si può dire se si intende con ciò una persona che pesca in primo luogo col cuore come appare dai tuoi scritti al di là della abilità tecnica ( che per un pescatoruncolo del mio livello pare comunque eccezionale e inarrivabile).

Quando concludo uno scritto così lungo, mi vengono sempre in mente altre cose, oppure mi accorgo di non ritrovare più le foto che avrei voluto mettere, questo giro poi mi sono bruciato (come ho scritto successivamente) dieci anni di file di foto, perciò oltre che onnicomprensivo è forse anche l'ultimo scritto al passato …


Grazie per la presenza e il commento lusinghiero :wub:

CITAZIONE (sipadan_ @ 2/2/2019, 20:23) 
te l'ho già detto sei un artista

concordo con te, i GP per me inseguono i pesci (se dappertutto o nel loro tratto poco importa) e non fa neppure per me, diventa una maledizione
ti definisci un operaio specializzato ma sei altro
io sono e sarò sempre un esploratore, al di là dell'angolo c'è qualcosa da vedere e un altro pesce o tipo di pesce o tipo di pesca da fare.
se per un po non mi va di pescare non mi deprimo, tanto prima o poi mi viene in mente un obiettivo, vicino o distante poco importa
la vecchiaia (corretto, ma tutti diranno l'anzianità o l'età) è un brutto male ma i "vecchi" leoni restano tali fino all'ultimo giorno buono che si spera sia in fiume.
quel che si perde in velocità o in resistenza si affina in acume (intelligenza è troppo) e abilità e si coprono le debolezze fisiche mettendosi nelle condizioni migliori

nb occhio ai farmaci, se diventi ""refrattario" a una molecola poi ne devi trovare altre.. e non è facile

Gli artisti sono quelli che inconsapevolmente (per loro) uso per raccontare la pesca di un tempo, un "giornalismo leggero" e anche semplice, per portare con amore altri a conoscenza di cosa sta sotto il lenzuolo del letto della comune passione.
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 19:14
Avatar

Advanced Member

Group:
utente
Posts:
1,262
Location:
Cesenatico

Status:


Letto un parte dopo il cappotto di oggi in lago, il resto dopo cena, il libro ma.........
Sarebbe utile, secondo me nel frattempo, una sezione speciale dove raggruppare il tutto, ogni tanto vado a rileggere alcune parti per comprendere meglio i nuovi racconti, ma non è per niente facile
Ancora una volta grazie per quello che ci doni
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 19:27
Avatar

I cavedani sono i pesci più FURBI del mondo...guardate questo da cosa si era "travestito" per fregarmi...YouTube: zacca1papera

Group:
Member
Posts:
4,250
Location:
FIRENZE

Status:


CITAZIONE (veerag @ 3/2/2019, 19:14) 
Letto un parte dopo il cappotto di oggi in lago, il resto dopo cena, il libro ma.........
Sarebbe utile, secondo me nel frattempo, una sezione speciale dove raggruppare il tutto, ogni tanto vado a rileggere alcune parti per comprendere meglio i nuovi racconti, ma non è per niente facile
Ancora una volta grazie per quello che ci doni

Impegnare gli amministratori essendo un semplice utente non mi sembra indicato.

Chi vuole può sempre salvarsi tutto su di un suo file e quando a voglia se ne ha … rileggerselo, o stamparselo.

Ma io non so se lo farei… l'Ho fatto solo per "L'amo e la lenza" di Mario e me ne è venuto fuori un plico alto 10 cm (praticamente una risma) difficile anche da consultare, che tengo nel comodino, e che nonostante sia un capolavoro letto attentamente e con coinvolgimento, raramente ne rileggo dei passaggi, bello, ma poco pratico senza una rilegatura e un frontespizio che lo evidenzi dentro la mia biblioteca. :dunno:

Così va il mondo ... :)

Te finisci la lettura, e io sarò comunque una persona soddisfatta. ;)
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 20:29

Member

Group:
utente
Posts:
685
Location:
Bologna

Status:


sarebbe da fare un sito web - magari in wordpress- almeno
alcuni costano nulla
e restano "per sempre"
se ti servisse aiuto chiedi
 
Top
view post Posted on 3/2/2019, 20:52
Avatar

I cavedani sono i pesci più FURBI del mondo...guardate questo da cosa si era "travestito" per fregarmi...YouTube: zacca1papera

Group:
Member
Posts:
4,250
Location:
FIRENZE

Status:


CITAZIONE (sipadan_ @ 3/2/2019, 20:29) 
sarebbe da fare un sito web - magari in wordpress- almeno
alcuni costano nulla
e restano "per sempre"
se ti servisse aiuto chiedi

Mauro così abbandonerei PIR (che ritengo casa )per diventare un "cercatore di glorie" e anche uno dei tanti corpuscoli di una galassia in espansione...

Ti lascio una frase che è nello scritto che ho postato

Forse non ho, e non avrò mai una vera collocazione, ma quello che faccio, piccolo che sia, mi soddisfa appieno, e non ho smanie represse che accompagnano il mio percorso, non cerco primati di pesca che non siano un miglioramento dei miei, non cerco un posto al sole né su carta stampata nè in questo Forum, se lo facessi mi snaturerei.


Grazie Mauro, grazie a prescindere.
 
Top
37 replies since 2/2/2019, 18:05   1746 views
  Share