Dopo la "bacchettata" di Zac
, mi è sembrato doveroso quantomeno iniziare ad ampliare il close up precedente con una nuova parte; anche questa volta rimango sulla categoria "esche" e presento la mia versione della pastella, un'esca efficace per molteplici specie di pesci, in primis il cefalo e a seguire orate, sparlotti, saraghi, occhiate, aguglie, pesce da buca e così via (ovviamente, avendola usata per lo più in mare, ho fatto riferimento a specie marine, pur avendola comunque sperimentata una volta a cavedani con relativo riscontro positivo).
Pur non essendo un amante della pastella, ho imparato a usarla, visto che mi è tornata utile in molteplici situazioni nelle quali con il fiocco di pane o con altre esche non si riusciva a pescare nulla; la pastella per esempio è l'esca principe nella pesca al tocco del cefalo, una tecnica nobile e difficile.
In questi anni mi è capitato spesso di incontrare, specialmente in riviera o in banchine portuali, anziani pescatori di cefali, quelli proprio di una volta, pescatori che corrispondono esattamente alla descrizione che mi fa sempre mio nonno, quando mi racconta delle pescate di cefali fatte lungo le rive della bellissima Venezia accanto a vecchi cefalari incalliti. Sono essenzialmente tutti uguali sia per quanto riguarda la fisionomia sia per l'abbigliamento; lineamenti del viso espressivi, rudi e rughe che ricordano il mare increspato prima dell'arrivo di un temporale, indossano vestiti molto simili, spesso con un cappello a metà fra un tesa larga e un nord-ovest (da veri lupi di mare). L'elemento che, però, distingue i vecchi cefalari da qualsiasi altro pescatore anziano è la presenza della pastella in una delle loro mani, rigorosamente puzzolente.
In effetti, almeno in mare, nell'immaginario collettivo dei pescatori la pastella è ricondotta a un intruglio non ben identificato ma funzionale ad attirare il pesce senza bisogno di altri "richiami" come la pastura.
Ovviamente non esiste La Ricetta della pastella, giacché posto che vai, pastella che trovi! In realtà c'è una ratio dietro alla varietà di pastelle, giacché queste seguono i gusti dei nostri amici pinnuti; rimanendo sempre nell'ambito della pesca al cefalo, per esempio, sarebbe, dunque, meglio dire "posto che vai, cefalo che trovi e pastella di conseguenza" (anche se ritengo che il richiamo del pane sia universale e che venga recepito subito).
Gli intrugli possibili, infatti, sono credo infiniti, anche se ritengo che le cose semplici siano quelle più efficaci; l'importante è che il risultato finale rispetti i famosi "requisiti minimi", ossia ottima consistenza e ottima tenuta all'amo per quanto riguarda la meccanica della pastella, appetibilità dal punto di vista attrattivo.
Non è così scontato, difatti, lavorare gli ingredienti e ritrovarsi fra le mani un composto legante il giusto e che regga bene sull'amo; alcune volte il composto è troppo appiccicoso, altre troppo secco e la pastella si sfalda appena tocca l'acqua.
Vi metto qui di seguito il procedimento per la realizzazione della "pastella" per come la penso io, diciamo quindi alla maniera di CrazyMullet, ossia una pastella più delicata e più "neutra"; una pastella "allround" per così dire, che va bene un po' per tutti i pesci e che può essere personalizzata poi.
Trattasi di una pastella "basica" proprio per gli ingredienti utilizzati: pane, acqua e un pizzico di formaggio (meglio il parmigiano reggiano perché ha un sapore più deciso, complesso e sapido, qualità che si accentuano con l'aumento della stagionatura; per questo motivo lo stravecchio 36 mesi sarebbe l'ideale... occhio al prezzo perché un reggiano rispetto al padano costa di più, ovviamente va bene anche quello che si ha in frigorifero, non necessariamente reggiano e stravecchio, senza bisogno di svenarsi per preparare la pastella).
Il procedimento non si discosta affatto da quello per preparare il liquidised bread; difatti è necessario sminuzzare il pancarrè, precedentemente privato della crosta (così la pastella sarà di un colore bello bianco uniforme, aspetto importante perché anche il colore gioca un ruolo attrattivo di non poco conto) e tagliato a pezzi proprio come se stessimo facendo il liquidised bread.
Successivamente va messo il pane così sminuzzato in un recipiente abbastanza ampio (questioni di comodità nel lavorare poi l'impasto) e va grattugiato sopra il formaggio; non serve molto, tanto il pane assorbirà l'odore e la caratteristica pungente del formaggio, soprattutto se avremo grattato del parmigiano reggiano abbastanza stagionato (come accennato sopra).
A questo punto nel recupiente sono presenti il pane sminuzzato e il formaggio grattugiato in minor quantità rispetto il pane (diciamo 90% pane e 10% formaggio).
Lo step successivo prevede una accurata e centellinata bagnatura del composto e una immediata lavorazione con le mani; bisogna impastare il tutto come se fra la mani ci fosse un impasto per pizza.
Consiglio di mettere un po' d'acqua prima su un bicchiere e versarlo con estrema calma dentro al composto, mescolando nel frattempo con la mano libera.
Basta veramente poca acqua, molto poca per rendere il tutto pastella!
Se per caso è stata messa troppa acqua, è necessario rimediare con l'aggiunta di altro pancarrè sminuzzato oppure di pangrattato (attenzione però, il pangrattato renderà la pastella più granulosa mentre con il pancarrè rimarrà invariata).
Dopo la lavorazione, l'impasto deve risultare come della plastilina; molto malleabile ma non appiccicoso, non devono rimanere pezzi appiccicosi sulla mano.
Il composto così lavorato risulta un'ottima pastella, bella bianca, uniforme, profumata di pane e formaggio, pronta da essere usata come esca per far cadere in tentazione i nostri amici pinnuti!
Anche in questo caso è importante la conservazione della pastella, in modo tale che non si secchi; un piccolo recupiente ermetico è la soluzione migliore!
Ecco fatto, pastella pronta!
Questa ripeto è una delle tante ricette, forse la più semplice e la più "neutra" ma vi assicuro molto bilanciata, legante il giusto e molto apprezzata dai cefali e non solo.
A questa pastella si possono aggiungere ovviamente altri ingredienti tra cui:
-altri formaggi quali Montasio, Asiago, Gorgonzola ecc;
-latte (al posto dell'acqua nella lavorazione se liquido, se è in polvere basta aggiungerlo al composto prima di versare l'acqua);
-aglio, ingrediente molto usato e assai attrattivo (meglio se in polvere, è più facile da aggiungere), mi raccomando basta un pizzico!
-acciughe, anche qua basterebbero 1-2 acciughe, non bisogna esagerare.
Secondo me la pastella così creata è perfetta e non necessita di alcuna aggiunta; se proprio si vuole migliorare l'aspetto odoroso-olfattivo, consiglio fra tutto gli ingredienti sopra citati l'uso dell'aglio, per il resto a mio parere è tutto un "di più" non veramente necessario.
L'aggiunta di ingredienti come l'acciuga, la sarda o altro a mio modo di vedere serve solo se il cefalo è abituato a mangiare soltanto quella esca; per il resto, il pane svolge egregiamente da solo il suo lavoro.
Grazie
Ovviamente chi ha ulteriori spunti per ampliare l'argomento, contribuisca.