|
|
| Avevo solo 16 anni ma ricordo come fosse ieri lo schiaffo in faccia delle immagini che arrivavano dall'Heysel. Tornai a casa piangendo (una delle poche volte che mi è capitato di farlo dall'adolescenza in poi)) senza guardare la partita. Ricordo il giorno dopo quanto mi vergognai di essere juventino, vedendo le immagini di Platini e soci che festeggiavano la "vittoria". Ricordo i litigi con compagni, amici e cerebrolesi vari che fin da subito cominciarono con la litania del "-39". Ricordo la rabbia cieca, quell'estate, ogni volta che vedevo una macchina con targa inglese. Ancora adesso quando vedo le immagini di quella sera stramaledetta mi viene la pelle d'oca e riaffiorano la rabbia e il senso di impotenza provate allora.
Già all'epoca nel calcio vigeva la regola che "lo spettacolo deve continuare", ma almeno le squadre inglesi furono allontanate dalle coppe europee per 5 anni. Oggi, in nome del business e delle pay tv, al massimo avrebbero squalificato per qualche giornata il campo del Liverpool.
Quella sera probabilmente, nonostante fossimo ancora ben lungi dal pattume odierno, cominciai a rendermi conto che il calcio non era solo un bellissimo gioco.
Per non dimenticare.
|
| |