Tutorial della fotografia digitale

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view post Posted on 10/10/2010, 10:21
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SuperBoy Trout Hunter

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Avendo ricevuto una proposta da Fabio di aprire una discussione che aiuti i neofiti a capirci qualcosa in più del mondo della fotografia, eccomi quà ad aprire una discussione-tutorial che partirà con qualche nozione base per poi accogliere ogni tipo di domanda e di conseguenza tante risposte utili a tutti :)

Cos'è la fotografia e come funziona in digitale

Fotografia è una parola che deriva dal greco e significa "scrivere con la luce". E' la luce, infatti, che attraverso l'obiettivo della nostra macchina fotografica

arriva su un rettangolino più o meno grande che è, appunto, sensibile alla luce (fotosensibile). Questo rettangolino è il sensore, e nelle fotocamere digitali

svolge la stessa funzione che, nelle macchine fotografiche tradizionali, svolgeva la pellicola. Davanti ad esso, come davanti alla pellicola, c'è uno specchio

che blocca la luce convogliandola (da qui reflex) nel condotto che porta al mirino oscurando di fatto la parte sensibile e che si alza quando si preme il

pulsante di scatto:nell'intervallo di tempo in cui il sensore o la pellicola sono esposti alla luce, nasce l'immagine che poi vedremo su carta o sul monitor del

computer. Inestrema sintesi, dunque, il sensore serve a convertire la luce in elettroni.

Ma com'è fatto un sensore?

Per comprenderlo bisogna sapere cos'è un fotodìodo: è un dispositivo sensibile alla luce, che quando intercetta una determinata

lunghezza d'onda (quella della luce, appunto), genera una carica elettrica.

Bene, un sensore altro non è che un rettangolino di silicio, pieno zeppo di fotodiodi e dotato dei vari collegamenti necessari, sia interni che verso il resto

delle componenti della fotocamera. In pratica la griglia di fotodiodi, solitamente di forma rettangolare, viene innestata su un wafer (cioè una lastra

circolare) di silicio, ed al termine di un delicato processo produttivo da ogni wafer si ricava un certo numero di sensori. S'intuisce facilmente che, partendo

da una lastra di silicio di una data dimensione, più sono grandi i sensori richiesti minore è il numero che se ne riesce a tirar fuori. Insomma, data una torta,

più sono gli invitati più piccole saranno le fette, c'è poco da fare! Questo è uno dei motivi per cui più il sensore è grande, più costa.

Già, ma grande quanto?

Eccoci ad un altro aspetto di cui si discute spesso in materia di sensori. Leggendo i dati tecnici delle fotocamere si leggono frasi come <sensore APS> o

<sensore da 1/8''> o <sensore 4/3''>. Per decodificare questi numeri e queste sigle bisogna fare un passo indietro. Storicamente, nell'indicare le misure

dei tubi catodici dei televisori ci si riferisce al diametro del tubo in vetro che avvolge il tubo catodico; questi diametri sono tipicamente mezzo pollice, due

terzi di pollice, e così via. Anche se l'effettiva area d'immagine è inferiore al diametro (in media infatti è i due terzi del diametro), per convenzione si è

sempre indicato il diametro del tubo. E per uno dei tanti misteri della tecnologia (o del marketing), nell'indicare le dimensioni dei sensori delle fotocamere

(e videocamere) digitali si è continuato ad usare quel tipo di valori, persino oggi che i televisori a tubo catodico stanno lasciando il passo a quelli al plasma

o a cristalli liquidi.

In pratica, una sigla del tipo <sensore da 1/1,8''>, che si legge "sensore da uno diviso uno virgola otto pollici" in realtà indica un sensore grande circa

7,1x5,3 millimetri. Certo, 1 diviso 1,8 dà 0,5555 pollici, che significa circa 14 millimetri (un pollice = 25,4 mm), ma questi 14mm, che su un tubo catodico

erano la diagonale, con il sensore della nostra fotocamera digitale non c'entrano nulla: l'importante è saperlo!

A puro titolo di esempio, nella tabella che segue c'è un elenco di alcuni dei formati più diffusi:


Denominazione ..............Larghezza ........................Altezza


1/1,8'' .............................7,2mm.......................... 5,3mm


2/3'' ................................8,8mm ..........................6,6mm


4/3'' ...............................18mm ............................13,5mm


APS-C ......................Circa 23mm .......................Circa 16mm


Pellicola "piccolo formato"... 36mm........................... 24mm



I primi due (insieme a molti altri di dimensioni inferiori) sono tipici delle compatte, mentre quello APS-C è tipico delle fotocamere reflex ad obiettivi

intercambiabili.




Esposizione:

L’esposizione di una foto corrisponde alla quantità di luce che raggiunge la pellicola o il sensore digitale della fotocamera.

Tre sono i parametri che determinano l’esposizione:

- Sensibilità, ovvero in che misura la luce viene ricevuta ed assorbita dalla fotocamera.
- Apertura del diaframma, che regola e controlla la quantità di luce incidente.
- Velocità dell’otturatore, che determina la durata dell’esposizione del film o sensore.

Un’immagine bene esposta è un’immagine che visualizza il massimo dei dettagli possibili sia nelle aree chiare che nelle aree scure.

Sensibilità:

Si misura in valore ISO. La scala ISO misura la sensibilità della superficie che riceve la luce nel corso dell’esposizione (film o sensore digitale).
Al crescere del valore (es. ISO 1600) aumenta la sensibilità alla luce, ed è necessaria quindi meno luce per ottenere un’esposizione corretta.
Per contro, se il valore ISO è basso (es. ISO 100) sarà necessaria una maggiore illuminazione per avere un’immagine ben esposta.
Maggiore è la sensibilità maggiore è la grana dell'immagine ottenuta con conseguente inattitudine ad eventuali ingrandimenti e progressiva caduta della
qualità d'immagine

Apertura e focale:

Quando la luce entra nell’obiettivo, attraversa varie lenti separate dal diaframma.
Variandone l’apertura, possiamo lasciar passare più o meno luce.

L’apertura non è solo decisiva per l’esposizione, ma anche per la profondità di campo.
Infatti, al chiudere del diaframma si estende l’area di nitidezza, e con essa la profondità di campo a fuoco. Al contrario, aprendo il diaframma ridurremo la profondità di campo (a parità di focale).

Sull’obiettivo sono visibili numeri come: 1-1.4-2-2.8-4-5.6-8-11-16-22-32, e sono queste la aperture di diaframma che potete impostare. Al crescere dei numeri (11-16-22-32) diminuisce l’apertura del diaframma, e con essa la luce che attraversa l’obiettivo. Notare che, con una focale fissa, la differenza fra due valori adiacenti (es. 2 e 2.8) corrisponde al passaggio di una quantità dimezzata di luce.

L’apertura del diaframma è relativa alla scelta della focale da impiegare. La lunghezza focale di un obiettivo determina il fattore di ingrandimento dell’immagine ripresa. Una maggiore lunghezza focale vi avvicinerà il soggetto, consentendovene una ripresa più dettagliata. La scelta di una lunghezza focale eccessiva potrà però appiattire l’immagine, riducendone la profondità e comprimendone i diversi elementi sullo stesso piano, avvicinando così il soggetto allo sfondo. Una lunghezza focale troppo corta potrebbe invece distorcere le prospettive, allargando eccessivamente il campo visivo.

Velocità di otturazione:

È chiamata anche tempo di posa, e corrisponde al tempo durante il quale il film o il sensore rimangono esposti alla luce che entra dall’obiettivo. Il tempo di esposizione è controllato dall’otturatore ed è espresso in secondi: 1 secondo – 1/2 s – 1/4 s – 1/8 s – 1/15 s – 1/30 s – 1/60 s – 1/125 s – 1/250 s – 1/500 s – 1/1000 s – 1/2000 s.
A parità di sensibilità ed apertura, con una maggiore velocità entrerà meno luce.
Il tempo di posa consente non solo di gestire l’esposizione del film o sensore, ma anche il controllo del movimento presente nell’immagine. Scegliendo un tempo più rapido il movimento sembrerà più statico, mentre selezionando un tempo più lento i soggetti in movimento verranno resi con un effetto maggiormente dinamico e confuso.
Attenzione, perché con un tempo lento è a volte molto difficile mantenere ferma la fotocamera.

Profondità di campo:

La profondità del campo a fuoco è uno degli elementi più importanti di un’immagine. È la distanza che separa il primo e l’ultimo piano nitido presenti in un’inquadratura. Permette di separare i soggetti importanti da quelli secondari e concentrare l’attenzione sui particolari che si desidera evidenziare, facilitando così la lettura e l’immediatezza di comprensione dell’immagine.

La profondità di campo dipende da tre parametri:
- La distanza fra il soggetto ripreso e il fotografo
- L’apertura del diaframma, sempre correlata all’esposizione
- La focale prescelta

Ad esempio con una focale di 50mm, un'apertura a f/5.6 e una distanza di 1m si ha una PDC di circa 8 cm.

1) a parità di focale e diastanza dal soggetto (50mm e 1m) la PDC AUMENTA chiudendo il diaframma (a f/10 diventa circa 15 cm).

2) Inoltre a parità di focale e diaframma (50mm e f/5.6) la PDC AUMENTA più il soggetto sui cui mettiamo a fuoco è lontano (diventa 3.3m se il soggetto è

a 5m).

3) Infine a parità di diaframma e distanza (f/5.6 e 1m) la PDC diminuisce con la focale (diventa 2cm montando un 100mm).


Così, mantenendo la stessa apertura e la stessa focale, all’aumentare della distanza fra il soggetto ed il fotografo avremo una maggiore profondità di campo.
Sempre con la stessa focale, aprendo il diaframma ridurremo la profondità di campo e i piani nitidi presenti nell’immagine, mentre, all’opposto, chiudendo il diaframma aumenteremo la profondità di campo.
Per altro, con la stessa apertura e la stessa distanza, ad una maggiore lunghezza focale corrisponde una minore profondità di campo.
Per un ritratto, se usiamo una corta focale (es. 28mm), dovremo avvicinarci molto al soggetto e questo causerà una distorsione prospettica.Se invece scegliamo una lunga focale (es. 200mm), la profondità di campo sarà corretta ma dovremo allontanarci dal soggetto, e questo potrebbe a volte rivelarsi poco pratico.È quindi consigliabile utilizzare medie focali (50-100mm) per realizzare ritratti con medie aperture ed una profondità di campo ragionevole. Con queste focali il fotografo si troverà ad una distanza fra i 2 e i 4 metri dal soggetto.Per un paesaggio, la scelta di una lunga focale non consente di ottenere un angolo di ripresa ed una profondità di campo adeguati, e richiederà un diaframma molto chiuso per mantenere a fuoco i diversi piani. È quindi preferibile l’utilizzo di corte focali che aumenteranno angolo visivo e profondità di campo anche con un diaframma medioConsiderando tutti questi parametri, il fotografo sarà in grado di gestire la nitidezza dei diversi elementi ed evidenziare quelli desiderati, guidando così l’attenzione del lettore verso zone e dettagli specifici.
Se avendo una PDC di 8 cm (50mm con f/5.6 a 1m), la volessi aumentare (per mettere a fuoco il soggetto e tutto quello che fotografo) ma non potessi

cambiare né la focale perché con me ho solo il 50mm, né la distanza magari per via della composizione e dell'inquadratura che voglio realizzare, né

l'apertura del diaframma perché me la impone la priorità di tempo che sto utilizzando?

In questo caso posso usare a mio vantaggio quanto riportato al punto 2: devo mettere a fuoco su un oggetto più lontano di quello che voglio fotografare.

Così facendo la PDC aumenterà fino a raggiungere anche un valore teoricamente "infinito" (in realtà solo molto grande), valore che si ottiene mettendo a

fuoco alla distanza detta "iperfocale": una distanza, questa, funzione solo della focale e dell'apertura del diaframma.

OGNI COPPIA FOCALE-DIAFRAMMA DETERMINA UNIVOCAMENTE UNA DISTANZA IPERFOCALE (aumenta se aumenta la focale e decresce se chiudo il

diaframma).

Nel nostro esempio (50mm con f/5.6) l'iperfocale vale 23m.

Se mettiamo a fuoco a 23m (anziché a 1m) abbiamo una PDC di circa 1700m (!!!), ma già a distanze inferiori (5m, 10m o 15m) otteniamo delle PDC

migliori di 8cm (rispettivamente 2m, 10m e 32m).

Contrasto e colori:

Il contrasto di un’immagine corrisponde alla differenza di densità fra le aree più luminose e quelle più scure presenti in essa.
Un’immagine ben contrastata è quindi un’immagine che contiene la più vasta gamma possibile di tonalità intermedie fra bianco e nero.
Prima dello scatto il fotografo deve regolare l’esposizione in modo da ottenere il massimo in termini di resa tonale e dei dettagli.
Il contrasto di un’immagine dipende principalmente dalla quantità di luce che colpisce il soggetto e dal suo orientamento. Una luce troppo intensa genererà ombre eccessivamente dense, e viceversa.
La posizione del fotografo rispetto alle sorgenti luminose è quindi fondamentale per una corretta gestione dei contrasti e dei colori.
Un contrasto adeguato consente al fotografo di infondere nell’immagine energia, migliorarne la resa ad evidenziare il messaggio che desidera esprimere.
Un’immagine con contrasti dolci comunicherà sensazioni rilassanti, mentre una più contrastata potrà essere più forte ed espressiva, perfino inquietante.
Ma attenzione a non esagerare con il contrasto, perché porta spesso ad ottenere colori eccessivamente saturi con contorni imprecisi, a detrimento della qualità complessiva dell’immagine.
È quindi fondamentale arrivare ad un corretto bilanciamento del contrasto per mantenere il maggior numero possibile di dettagli sia nelle alte luci che nelle ombre e, al contempo, inferire energia nell’immagine.


Sotto con le domande e sotto con i consigli dei più esperti ;) magari con parecchi esempi fotografici per semplificare le spiegazioni !!

C'è da imparare da tutti e per tutti !!!!

Edited by padof - 28/7/2011, 22:34
 
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view post Posted on 10/10/2010, 10:55
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Mountain Experience

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Ottimo Cava :thumbup:
 
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azzecca garbugli

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adoro i piani ben riusciti

:clap1: :clap1: :clap1:

aggiungo:


conoscendo l'APS-.....

Si sarà notato che alla voce "APS-C" si sono indicate misure approssimative. Perché? Bisogna fare un passo indietro. APS è una sigla che sta per Advanced

Photo System, un sistema fotografico (che richiedeva fotocamere e rullini appositi) lanciato alcuni anni fa che utilizzava una pellicola di dimensioni ridotte

rispetto ai classici rullini che tutti conosciamo (quelli in cui ogni fotogramma misura 24x36mm).

Tra le caratteristiche dell'APS, che commercialmente non ha mai sfondato, c'era la possibilità di scattare foto in tre formati diversi:

Classico (APS-Classic, ovvero APS-C: 23,4x16,7mm), così definito perchè rispettava il rapporto 2:3 della pellicola (cioè il lato lungo è grande una volta e

mezza il lato corto)

HDTV, ovvero APS-H: ogni fotogramma misurava 30,2x16,7mm, con un rapporto tra i lati di 16:9, adatto quindi ai televisori di nuova generazione

Panorama, ovvero APS-P: ogni fotogramma misurava 30,2x9,5mm, quindi presentava un marcato effetto panorama

Ora, le fotocamere digitali ad obiettivo intercambiabile – (salvo pochi modelli che usano un sensore grande quanto la pellicola, cioè 24x36mm

dette full frame oppure a pieno formato, di norma prodotte solo in modelli di fascia altissima purissima costosissima) –

adottano sensori che hanno misure simili a quelle dell'APS-C, con lievi differenze a seconda del produttore e della fotocamera: 22,7x15mm, 22,2x14,8mm,

23,7x15,6mm, 23,6x15,8mm, e così via. Questo insieme di formati viene generalmente indicato con la sigla "APS-C".

fotodiodi o megapixel

Abbiamo detto che ogni sensore è composto di un certo numero di fotodiodi, disposti come una scacchiera. Ogni fotodiodo è in grado di catturare una certa

quantità di luce e per conseguenza genera una carica elettrica, che viene raccolta da dei circuiti pure disposti sul sensore e convogliata verso i componenti

della fotocamera preposti all'elaborazione dell'immagine (insieme, purtroppo, al rumore, che è una triste costante di tutte le apparecchiature di questo

tipo). Quindi le fotografie digitali sono composte da un certo numero di punti (che non a caso si chiamano anche pixel, che sta per Picture Element), ed ogni

punto è generato da un fotodiodo. Per esempio, se da una fotocamera digitale si ottiene una foto grande 2560x1920 pixel, sappiamo che il suo sensore ha

in tutto 4.915.200 fotodiodi (basta moltiplicare 2560 per 1920), cioè quasi cinque milioni. Insomma, è una fotocamera da cinque megapixel.

In realtà ogni fotocamera ha sempre qualche pixel in più, perché non tutti quelli presenti sul sensore vengono usati per creare l'immagine (ma servono ad

altri scopi, diciamo così, "di servizio", relativi ad esempio alla temperatura dei colori, al contrasto, e così via). Ecco perché talvolta si parla di "risoluzione

effettiva", indicando i pixel che realmente sono utilizzati per formare la fotografia.


tipi di sensore

CCD(nikon) o CMOS(canon)?

No, non si tratta dell'ennesimo partito della galassia postdemocristiana paraneocomunista. Semplicemente i sensori si dividono in due categorie, appunto

CCD (Charge-Coupled Device, dispositivo ad accoppiamento di carica) e CMOS (Complementary Metal Oxide Semiconductor). I processi di fabbricazione

dei due sensori sono differenti, così come lo è la disposizione dei circuiti su di essi, fermo restando che si tratta sempre di piastrine piene di fotodiodi che

raccolgono la luce e la convogliano.

Ai fini fotografici la differenza più rilevante è quella relativa proprio alla raccolta di luce. Nei CCD la carica elettrica immagazzinata dai singoli fotodiodi

viene trasferita, accumulandosi man mano lungo le file di fotodiodi, fino ai bordi del sensore, dove poi viene amplificata ed infine convertita in un segnale

digitale (da un apposito ADC, Analog-to-Digital Converter). In pratica la carica elettrica viene letta una riga alla volta, e poi il parziale (di ogni riga) viene

riportato alla riga successiva e così via, in sequenza, fino a coprire l'intero sensore.

Chi ha studiato un po' di elettronica si rende conto che in un sensore CCD, dunque, viene trasportata della carica elettrica. I sensori fabbricati con un

processo di tipo CMOS, invece, lavorano diversamente: ogni fotodiodo dipone di un amplificatore e di un convertitore, quindi la carica elettrica accumulata

viene convertita in differenza di potenziale – il cui trasporto richiede molta meno energia. Se tutto questo vi dice poco, limitatevi a prendere atto solo della

conseguenza più evidente: a parità di altre condizioni, un sensore CMOS consuma meno di un sensore CCD.

Senza dilungarsi sui dettagli delle due tipologie di sensori, possiamo elencare alcuni punti fermi riguardo i sensori di tipo CMOS:

tendono ad essere di più facile fabbricazione e più economici

consentono di implementare stesso sul sensore dei componenti che i sensori CCD non ospitano (l'amplificatore, l'ADC), e questo porta alla realizzazione di

chip più piccoli: ciò spiega perché i sensori di tipo CMOS sono la norma sui cellulari, sulle fotocamere compatte, e così via...

come detto, a parità di altre condizioni consumano (e scaldano) di meno.

A questo punto verrebbe da chiedersi perché si trovino ancora in giro dei CCD – ed anzi perché i sensori destinati ai dorsi medio formato, prodotti di

elevata qualità e dalla squisita vocazione professionale (per non parlare dei prezzi) realizzati da nomi come Hasselblad-Imacon e Phase One, siano sempre

e solo CCD. La risposta è: qualità d'immagine. I sensori CCD hanno le potenzialità per offrire una maggiore gamma dinamica, meno rumore e maggiore

sensibilità.

Non che i CMOS non vadano bene, intendiamoci: attualmente tutte le reflex – anche quelle professionali – del marchio leader di mercato, Canon, sono

basate su sensori di tipo CMOS. La verità è che non esiste una tecnologia intrinsecamente superiore all'altra, perché il risultato finale dipende da come la

tecnologia viene implementata.

In generale i sensori CMOS hanno due limiti: il rumore e la sensibilità. Poiché c'è un amplificatore per ogni fotodiodo, basta una minima disuniformità nel

funzionamento di uno o più di questi amplificatori per generare pixel irregolari e/o disturbati: di qui la maggiore tendenza al rumore, per minimizzare la

quale naturalmente esistono vari sistemi sui quali non ci dilunghiamo. Inoltre, proprio la maggiore presenza di circuiteria sul sensore genera più rumore

rispetto ad un CCD - perché, come si è detto più sopra, un po' di rumore accompagna inevitabilmente ogni componente elettronico.

Quanto alla sensibilità, sempre perché i sensori CMOS ospitano più circuiti (rispetto ai CCD), ne deriva che una parte della loro superficie non è destinata

alla raccolta di luce (la percentuale di un punto realmente utilizzata per raccogliere luce si chiama "fill factor") ma appunto ad ospitare tali circuiti; a questo

si può ovviare adottando delle microlenti, come descritto più sopra, e naturalmente il miglioramento dei processi produttivi consente di fabbricare circuiteria

sempre più piccola (e quindi di "sprecare" meno spazio sul sensore).




fonti

www.nadir.it

www.canoniani.com


la prox settimana aggiungo qualcos'altro

Edited by padof - 28/7/2011, 22:34
 
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Army FC
view post Posted on 10/10/2010, 14:39




:wub: :wub: :wub: :wub:


:thumbup: SIETE IL TOP :thumbup:


Sono tra quei neofiti che trarranno enorme vantaggio da questo vostro lavoro e vi sono DAVVERO MOLTO GRATO. :clap1: :clap1: :clap1:
 
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pescastella
view post Posted on 11/10/2010, 08:50




grazie cava :clap1: mi ci voleva proprio :thumbup:
 
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view post Posted on 11/10/2010, 09:48
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in attesa del big!

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ottima iniziativa, discorso liscio e comprensibile a tutti. Per chi ne avesse voglia sarebbe interessante caricare 2 foto dello stesso soggetto fatte con impostazioni diverse così da rendere ancora più facile capire come influiscano tempo di posa, diaframma PDC & C. sul risultato finale...in ogni caso :clap1:
 
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view post Posted on 11/10/2010, 14:05
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SuperBoy Trout Hunter

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CITAZIONE (sergio62 @ 11/10/2010, 10:48)
ottima iniziativa, discorso liscio e comprensibile a tutti. Per chi ne avesse voglia sarebbe interessante caricare 2 foto dello stesso soggetto fatte con impostazioni diverse così da rendere ancora più facile capire come influiscano tempo di posa, diaframma PDC & C. sul risultato finale...in ogni caso :clap1:

A voi possessori di reflex ..... :cry:
 
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view post Posted on 11/10/2010, 16:29
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in attesa del big!

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CITAZIONE (Cava888 @ 11/10/2010, 15:05)
CITAZIONE (sergio62 @ 11/10/2010, 10:48)
ottima iniziativa, discorso liscio e comprensibile a tutti. Per chi ne avesse voglia sarebbe interessante caricare 2 foto dello stesso soggetto fatte con impostazioni diverse così da rendere ancora più facile capire come influiscano tempo di posa, diaframma PDC & C. sul risultato finale...in ogni caso :clap1:

A voi possessori di reflex ..... :cry:

io dovrò provvedere, di solito degli esperiementi tengo solo quello venuto meglio....dai Cava può darsi che a Natale cambio la mia e ti faccio un buon prezzo ;)
 
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view post Posted on 11/10/2010, 19:13
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azzecca garbugli

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RGB ovvero red,green,blue i tre colori magici delle immagini digitali

I fotodiodi "vedono" in bianco e nero, o meglio, non sono in grado di individuare il colore della luce che hanno intercettato ed immagazzinato. Ma allora

come mai le foto escono a colori? Perché davanti ai fotodiodi è posizionata una griglia composta di tanti piccoli filtri colorati, ognuno di uno dei tre colori

primari (rosso, verde e blu; sono i tre colori che, combinandosi, danno luogo a tutto l'insieme di colori che l'occhio umano può percepire). Il tipo di filtro più

diffuso è quello denominato di Bayer : si noti che i filtri verdi sono più numerosi di quelli degli altri due colori; questo avviene perché l'occhio umano è più

sensibile al verde, rispetto al rosso ed al blu, quindi il filtro tende a replicare questa sensibilità. Ogni singolo filtro lascia passare solo la luce del suo colore,

quindi un fotodiodo che ha davanti un filtro blu immagazzinerà solo la luce blu, e così via per gli altri due colori.

Da notare che, per massimizzare la raccolta di luce, negli spazi vuoti tra un fotodiodo e l'altro sono talvolta posizionate delle microlenti che convogliano nel

fotodiodo luce che altrimenti sarebbe andata persa.

Una volta completata l'immagine, cioè la raccolta della luce (più precisamente, ogni fotodiodo raccoglie il valore di luminanza di un colore, cioè il rapporto

tra l'intensità luminosa e l'area della superficie che vi è esposta; si esprime in candele per metro quadro, la sigla è Cd/m2), il sistema di elaborazione della

fotocamera analizza questo insieme di dati (ognuno dei quali, lo ricordiamo, è relativo ad uno solo dei tre colori primari) e, attraverso un processo

denominato "demosaicing", demosaicizzazione, calcola quale sia il colore effettivo di ogni singolo punto, prevalentemente grazie al confronto tra i pixel

vicini. In pratica, prendendo i pixel a gruppi – ad esempio – di quattro alla volta, a seconda della distribuzione dei tre colori primari il software della

fotocamera ricostruisce il vero colore della scena ripresa, e via via ripete questo processo per tutti i gruppi di pixel dell'immagine.

image
 
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view post Posted on 11/10/2010, 21:01
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Um pe' ad sugnê...

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Ragazzi, mi complimento con voi per questa bella e utile iniziativa!

Bravi, davvero bravi! :thumbup:
 
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gunnyzet
view post Posted on 11/10/2010, 21:14




ma dove lo trovi un forum di pesca che ti insegna a fotografare??!!!!
bravissimi!!
 
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view post Posted on 11/10/2010, 22:04
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azzecca garbugli

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modalità di ripresa preimpostate

…..se ci piace la vita comoda l’elenco che segue ci consente di scattare senza intervenire direttamente sul rapporto tempo/diaframma


Tutte le fotocamere , sia compatte sia reflex, danno la possibilità di scattare con modalità automatiche preimpostate per facilitare la vita all’utente o per

velocizzare le operazioni di ripresa.

Queste funzioni sono raccolte in un programma-menù o ,per le reflex e le compatte più prestanti, in una ghiera come succede per le fotocamere a pellicola,

tramite la quale si può selezionare velocemente la modalità che fa al caso nostro.

FULL AUTO

Simboli : rettangolo verde o casa verde o macchina fotografica verde

Con questa impostazione la macchina sceglie autonomamente tutte le impostazioni standardizzando al massimo lo stile fotografico , se questa

impostazione da un lato consente anche ai bambini di fotografare decentemente, dall’altro è il meno specializzato ed il meno gratificante per chi si

improvvisa fotografo e per le condizioni particolari che analizzeremo in seguito

PANORAMA

Simboli : montagne

Se abbiamo la necessità di fotografare panorami o un insieme di soggetti a distanze variabili questo è il programma che fa per noi, in quanto rispetto a

FULL AUTO l’impostazione del diaframma è più chiusa e la profondità di campo quindi maggiore.

Le tonalità del blu e del verde (mare,cielo,boschi,prati…) vengono esaltate

Questa modalità esclude il flash ed è una base di partenza per foto notturne ad esposizione naturale

RITRATTO

Simboli : viso

Questa tecnica tiene il diaframma un po’ più aperto e facilita la sfuocatura dello sfondo ottenendo così un maggior risalto del soggetto .

Le impostazioni dei colori privilegiano i toni color carne e le tonalità vicine al rosso

MACRO

Simbolo : fiore

Le tecniche fotografiche che prevedono di ritrarre piccoli oggetti , fiori o insetti a distanza ravvicinata vengono accomunate sotto la voce “modo macro”

In macro la bestia nera è la profondità di campo e la fotocamera setta automaticamente la combinazione tempo/diaframma più adatta, e dal punto di vista

cromatico alza la saturazione e la nitidezza se queste impostazioni non sono deputate ad altro menù

SPORT-SOGGETTI IN MOVIMENTO

Simbolo : corsa-automobile

Se siete ad una partita di calcio o al parco col vostro cane questa impostazione , privilegiando la velocità di scatto , vi consente di congelare l’azione

evitando il mosso e facilitando le riprese a mano libera.

Quasi tutte le fotocamere abbinano a questa funzione lo scatto a raffica, cioè tenendo premuto il pulsante di scatto l’autofocus si adatta in tempo reale al

movimento del soggetto e l’otturatore scatta in continuo

Per le compatte questa funzione enfatizza il contrasto e la nitidezza per abbattere il micro mosso a scapito di un più accentuato rumore digitale

NO-FLASH

Simbolo : flash barrato

Nella maggior parte delle impostazioni standard fin qui menzionate il flash , se necessario , si attiva automaticamente ma in certe occasioni il suo uso non è

consentito ed ecco venirci incontro il programma no-flash ,ideale per musei e tutti i luoghi in cui non è consentito l’uso del lampo

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L’altra metà della ghiera contiene varianti più creative o più specialistiche con la possibilità di intervento parziale o totale da parte dell’utente

PROGRAMMA AUTO-ESPOSIZIONE

Simbolo : P

E’ possibile modificare il rapporto diaframma/tempo di otturazione senza modificare l’esposizione favorendo la profondità di campo o contrastando il mosso

a seconda delle necessità. Simile a FULL-AUTO

PRIORITA’ DI TEMPI –AUTO-ESPOSIZIONE

Simbolo : T o Tv o S

Questa funzione ci consente di impostare un tempo ti scatto a nostro piacimento mentre la fotocamera adatta tutti gli altri parametri in base alla luce per

ottenere una corretta esposizione e nel caso non ve ne sia la possibilità si preoccupa di avvertirci con un suono e/o un simbolo

PRIORITA’ DI APERTURA--AUTO-ESPOSIZIONE

Simbolo : P o Pv o A

Come sopra ma qui decidiamo l’apertura del diaframma

In realtà è uno scalino sopra tutte le altre in particolare nella caccia fotografica perché combinando la miglior apertura ,ogni teleobiettivo ha una resa

ottimale a circa F8, con la sensibilità iso si riesce a gestire indirettamente anche il tempo di otturazione per restare “in sicurezza” ed evitare la perdita di

nitidezza e contrasto ad opera del micromosso.

ESPOSIZIONE MANUALE

Simbolo : M

Tutte le impostazioni sono a nostra disposizione

PROFONDITA’ DI CAMPO AUTOMATICA -- AUTO-ESPOSIZIONE

Simbolo : A-DEP

Come la modalità PANORAMA anche questo programma è adatto per un insieme di soggetti a distanze diverse, vengono attivati tutti i punti di messa a

fuoco e vengono utilizzati per determinare la corretta profondità di campo e la relativa apertura, gli altri parametri vengono adattati di conseguenza

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Altre possibili funzioni di esposizione automatica nei menù delle compatte:

RITRATTO CON PAESAGGIO

Priorità ai toni dell’incarnato , grandangolo e piccola apertura per un’elevata profondità di campo e una facile messa a fuoco

BAMBINI

Simile a SPORT ma con preferenza alle tonalità del rosso (carne-incarnato)

RITRATTO ILLUMINATO DA CANDELE

Ideale alle feste di compleanno “sfuma” i colori per una resa cromatica più realistica

ANIMALE DOMESTICO

Come sport ma alta resa del verde (prati)

FIORI/CIBO

Macro ad alta saturazione

TESTO/BIGLIETTO DA VISITA

Macro ad elevati contrasto e nitidezza

VERDE NATURALE/FORESTA

Nitidezza marcata, alta saturazione, enfasi del verde

ROSSO NATURALE/FOGLIE D’AUTUNNO

Come sopra, enfasi del rosso

BLU NAURALE

Come sopra,enfasi del blu (mare,cielo)

FLUSSO D’ACQUA CALMO

Bassa velocità di otturazione, enfasi del blu

SPRUZZI D’ACQUA

Alta velocità di otturazione

TRAMONO

MAF a infinito, filtro rosso

NOTTURNO

MAF a infinito, bassa velocità di otturazione

NOTTURNO CON PERSONE

Bassa velocità di otturazione, flash anti occhi rossi

FUOCHI D’ARTIFICIO

MAF a infinito , bassa velocità di otturazione

CONTROLUCE

Priorità ai toni del rosso , flash attivato per togliere le parti in ombra

ALTA SENSIBILITA’

Vedi NO-FLASH

B&W

Bianco e nero

RETRO’

Filtro seppia

CREPUSCOLO

Filtro magenta, alta saturazione (tipico del telefilm CSI)

VECCHIA FOTO

Consente di “restaurare” una vecchia foto sbiadita

DOCUMENTI

Modo macro(Nitidezza e contrasto al top), allineamento automatico delle linee di scrittura

LAVAGNA

Come documenti ma niente modalità macro
 
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view post Posted on 12/10/2010, 08:22
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in attesa del big!

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grande Fabio.... :prega: :clap1:

però i simboli su internet potevi cercarli :dev:

tanto per capire come può intervenire una digitale sulla "lettura" dei colori questi sono due scatti fatti a 20 secondi uno dall'altro con una compatta Nikon Colpix L19.

La prima in modalità "alba"

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la seconda in modalità "tramonto" con unicamente un leggero cambio di zoom


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per la cronaco era le 6.10 del 1° agosto 2009

 
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view post Posted on 12/10/2010, 16:42
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azzecca garbugli

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tempo di posa e mosso

Con i potenti mezzi della nuova cucina vi porto tre esempi pratici sull'influenza del tempo di esposizione di un soggetto in movimento

1/250 - il movimento è ben congelato con gocce nitide e separate

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1/25 - il movimento ha già un effetto più morbido e molte gocce non sono ben definite

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13sec. - il flusso del rubinetto non viene congelato e lo si vede come nella realtà

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diaframma pdc

Qui di seguito due esempi sull'influenza dell'apertura del diaframma sulla profondità di campo

f6.3 - un diaframma aperto ha poca profondità di campo e facilita la sfuocatura dello sfondo

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f32 - un diaframma chiuso ha molta profondità di campo e facilita la ripesa di un insieme di soggetti a distanze diverse

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hooker1957
view post Posted on 13/10/2010, 08:34




questo topic è un'autentica figata :clap1: :clap1: :clap1:
 
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21 replies since 10/10/2010, 10:21   3867 views
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