Avendo ricevuto una proposta da Fabio di aprire una discussione che aiuti i neofiti a capirci qualcosa in più del mondo della fotografia, eccomi quà ad aprire una discussione-tutorial che partirà con qualche nozione base per poi accogliere ogni tipo di domanda e di conseguenza tante risposte utili a tutti
Cos'è la fotografia e come funziona in digitaleFotografia è una parola che deriva dal greco e significa "scrivere con la luce". E' la luce, infatti, che attraverso l'obiettivo della nostra macchina fotografica
arriva su un rettangolino più o meno grande che è, appunto, sensibile alla luce (fotosensibile). Questo rettangolino è il sensore, e nelle fotocamere digitali
svolge la stessa funzione che, nelle macchine fotografiche tradizionali, svolgeva la pellicola. Davanti ad esso, come davanti alla pellicola, c'è uno specchio
che blocca la luce convogliandola (da qui reflex) nel condotto che porta al mirino oscurando di fatto la parte sensibile e che si alza quando si preme il
pulsante di scatto:nell'intervallo di tempo in cui il sensore o la pellicola sono esposti alla luce, nasce l'immagine che poi vedremo su carta o sul monitor del
computer. Inestrema sintesi, dunque, il sensore serve a convertire la luce in elettroni.
Ma com'è fatto un sensore?
Per comprenderlo bisogna sapere cos'è un fotodìodo: è un dispositivo sensibile alla luce, che quando intercetta una determinata
lunghezza d'onda (quella della luce, appunto), genera una carica elettrica.
Bene, un sensore altro non è che un rettangolino di silicio, pieno zeppo di fotodiodi e dotato dei vari collegamenti necessari, sia interni che verso il resto
delle componenti della fotocamera. In pratica la griglia di fotodiodi, solitamente di forma rettangolare, viene innestata su un wafer (cioè una lastra
circolare) di silicio, ed al termine di un delicato processo produttivo da ogni wafer si ricava un certo numero di sensori. S'intuisce facilmente che, partendo
da una lastra di silicio di una data dimensione, più sono grandi i sensori richiesti minore è il numero che se ne riesce a tirar fuori. Insomma, data una torta,
più sono gli invitati più piccole saranno le fette, c'è poco da fare! Questo è uno dei motivi per cui più il sensore è grande, più costa.
Già, ma grande quanto?
Eccoci ad un altro aspetto di cui si discute spesso in materia di sensori. Leggendo i dati tecnici delle fotocamere si leggono frasi come <sensore APS> o
<sensore da 1/8''> o <sensore 4/3''>. Per decodificare questi numeri e queste sigle bisogna fare un passo indietro. Storicamente, nell'indicare le misure
dei tubi catodici dei televisori ci si riferisce al diametro del tubo in vetro che avvolge il tubo catodico; questi diametri sono tipicamente mezzo pollice, due
terzi di pollice, e così via. Anche se l'effettiva area d'immagine è inferiore al diametro (in media infatti è i due terzi del diametro), per convenzione si è
sempre indicato il diametro del tubo. E per uno dei tanti misteri della tecnologia (o del marketing), nell'indicare le dimensioni dei sensori delle fotocamere
(e videocamere) digitali si è continuato ad usare quel tipo di valori, persino oggi che i televisori a tubo catodico stanno lasciando il passo a quelli al plasma
o a cristalli liquidi.
In pratica, una sigla del tipo <sensore da 1/1,8''>, che si legge "sensore da uno diviso uno virgola otto pollici" in realtà indica un sensore grande circa
7,1x5,3 millimetri. Certo, 1 diviso 1,8 dà 0,5555 pollici, che significa circa 14 millimetri (un pollice = 25,4 mm), ma questi 14mm, che su un tubo catodico
erano la diagonale, con il sensore della nostra fotocamera digitale non c'entrano nulla: l'importante è saperlo!
A puro titolo di esempio, nella tabella che segue c'è un elenco di alcuni dei formati più diffusi:
Denominazione ..............Larghezza ........................Altezza
1/1,8'' .............................7,2mm.......................... 5,3mm
2/3'' ................................8,8mm ..........................6,6mm
4/3'' ...............................18mm ............................13,5mm
APS-C ......................Circa 23mm .......................Circa 16mm
Pellicola "piccolo formato"... 36mm........................... 24mm
I primi due (insieme a molti altri di dimensioni inferiori) sono tipici delle compatte, mentre quello APS-C è tipico delle fotocamere reflex ad obiettivi
intercambiabili.
Esposizione:
L’esposizione di una foto corrisponde alla quantità di luce che raggiunge la pellicola o il sensore digitale della fotocamera.
Tre sono i parametri che determinano l’esposizione:
- Sensibilità, ovvero in che misura la luce viene ricevuta ed assorbita dalla fotocamera.
- Apertura del diaframma, che regola e controlla la quantità di luce incidente.
- Velocità dell’otturatore, che determina la durata dell’esposizione del film o sensore.
Un’immagine bene esposta è un’immagine che visualizza il massimo dei dettagli possibili sia nelle aree chiare che nelle aree scure.
Sensibilità:
Si misura in valore ISO. La scala ISO misura la sensibilità della superficie che riceve la luce nel corso dell’esposizione (film o sensore digitale).
Al crescere del valore (es. ISO 1600) aumenta la sensibilità alla luce, ed è necessaria quindi meno luce per ottenere un’esposizione corretta.
Per contro, se il valore ISO è basso (es. ISO 100) sarà necessaria una maggiore illuminazione per avere un’immagine ben esposta.
Maggiore è la sensibilità maggiore è la grana dell'immagine ottenuta con conseguente inattitudine ad eventuali ingrandimenti e progressiva caduta della
qualità d'immagine
Apertura e focale:
Quando la luce entra nell’obiettivo, attraversa varie lenti separate dal diaframma.
Variandone l’apertura, possiamo lasciar passare più o meno luce.
L’apertura non è solo decisiva per l’esposizione, ma anche per la profondità di campo.
Infatti, al chiudere del diaframma si estende l’area di nitidezza, e con essa la profondità di campo a fuoco. Al contrario, aprendo il diaframma ridurremo la profondità di campo (a parità di focale).
Sull’obiettivo sono visibili numeri come: 1-1.4-2-2.8-4-5.6-8-11-16-22-32, e sono queste la aperture di diaframma che potete impostare. Al crescere dei numeri (11-16-22-32) diminuisce l’apertura del diaframma, e con essa la luce che attraversa l’obiettivo. Notare che, con una focale fissa, la differenza fra due valori adiacenti (es. 2 e 2.8) corrisponde al passaggio di una quantità dimezzata di luce.
L’apertura del diaframma è relativa alla scelta della focale da impiegare. La lunghezza focale di un obiettivo determina il fattore di ingrandimento dell’immagine ripresa. Una maggiore lunghezza focale vi avvicinerà il soggetto, consentendovene una ripresa più dettagliata. La scelta di una lunghezza focale eccessiva potrà però appiattire l’immagine, riducendone la profondità e comprimendone i diversi elementi sullo stesso piano, avvicinando così il soggetto allo sfondo. Una lunghezza focale troppo corta potrebbe invece distorcere le prospettive, allargando eccessivamente il campo visivo.
Velocità di otturazione:
È chiamata anche tempo di posa, e corrisponde al tempo durante il quale il film o il sensore rimangono esposti alla luce che entra dall’obiettivo. Il tempo di esposizione è controllato dall’otturatore ed è espresso in secondi: 1 secondo – 1/2 s – 1/4 s – 1/8 s – 1/15 s – 1/30 s – 1/60 s – 1/125 s – 1/250 s – 1/500 s – 1/1000 s – 1/2000 s.
A parità di sensibilità ed apertura, con una maggiore velocità entrerà meno luce.
Il tempo di posa consente non solo di gestire l’esposizione del film o sensore, ma anche il controllo del movimento presente nell’immagine. Scegliendo un tempo più rapido il movimento sembrerà più statico, mentre selezionando un tempo più lento i soggetti in movimento verranno resi con un effetto maggiormente dinamico e confuso.
Attenzione, perché con un tempo lento è a volte molto difficile mantenere ferma la fotocamera.
Profondità di campo:
La profondità del campo a fuoco è uno degli elementi più importanti di un’immagine. È la distanza che separa il primo e l’ultimo piano nitido presenti in un’inquadratura. Permette di separare i soggetti importanti da quelli secondari e concentrare l’attenzione sui particolari che si desidera evidenziare, facilitando così la lettura e l’immediatezza di comprensione dell’immagine.
La profondità di campo dipende da tre parametri:
- La distanza fra il soggetto ripreso e il fotografo
- L’apertura del diaframma, sempre correlata all’esposizione
- La focale prescelta
Ad esempio con una focale di 50mm, un'apertura a f/5.6 e una distanza di 1m si ha una PDC di circa 8 cm.
1) a parità di focale e diastanza dal soggetto (50mm e 1m) la PDC AUMENTA chiudendo il diaframma (a f/10 diventa circa 15 cm).
2) Inoltre a parità di focale e diaframma (50mm e f/5.6) la PDC AUMENTA più il soggetto sui cui mettiamo a fuoco è lontano (diventa 3.3m se il soggetto è
a 5m).
3) Infine a parità di diaframma e distanza (f/5.6 e 1m) la PDC diminuisce con la focale (diventa 2cm montando un 100mm).
Così, mantenendo la stessa apertura e la stessa focale, all’aumentare della distanza fra il soggetto ed il fotografo avremo una maggiore profondità di campo.
Sempre con la stessa focale, aprendo il diaframma ridurremo la profondità di campo e i piani nitidi presenti nell’immagine, mentre, all’opposto, chiudendo il diaframma aumenteremo la profondità di campo.
Per altro, con la stessa apertura e la stessa distanza, ad una maggiore lunghezza focale corrisponde una minore profondità di campo.
Per un ritratto, se usiamo una corta focale (es. 28mm), dovremo avvicinarci molto al soggetto e questo causerà una distorsione prospettica.Se invece scegliamo una lunga focale (es. 200mm), la profondità di campo sarà corretta ma dovremo allontanarci dal soggetto, e questo potrebbe a volte rivelarsi poco pratico.È quindi consigliabile utilizzare medie focali (50-100mm) per realizzare ritratti con medie aperture ed una profondità di campo ragionevole. Con queste focali il fotografo si troverà ad una distanza fra i 2 e i 4 metri dal soggetto.Per un paesaggio, la scelta di una lunga focale non consente di ottenere un angolo di ripresa ed una profondità di campo adeguati, e richiederà un diaframma molto chiuso per mantenere a fuoco i diversi piani. È quindi preferibile l’utilizzo di corte focali che aumenteranno angolo visivo e profondità di campo anche con un diaframma medioConsiderando tutti questi parametri, il fotografo sarà in grado di gestire la nitidezza dei diversi elementi ed evidenziare quelli desiderati, guidando così l’attenzione del lettore verso zone e dettagli specifici.
Se avendo una PDC di 8 cm (50mm con f/5.6 a 1m), la volessi aumentare (per mettere a fuoco il soggetto e tutto quello che fotografo) ma non potessi
cambiare né la focale perché con me ho solo il 50mm, né la distanza magari per via della composizione e dell'inquadratura che voglio realizzare, né
l'apertura del diaframma perché me la impone la priorità di tempo che sto utilizzando?
In questo caso posso usare a mio vantaggio quanto riportato al punto 2: devo mettere a fuoco su un oggetto più lontano di quello che voglio fotografare.
Così facendo la PDC aumenterà fino a raggiungere anche un valore teoricamente "infinito" (in realtà solo molto grande), valore che si ottiene mettendo a
fuoco alla distanza detta "iperfocale": una distanza, questa, funzione solo della focale e dell'apertura del diaframma.
OGNI COPPIA FOCALE-DIAFRAMMA DETERMINA UNIVOCAMENTE UNA DISTANZA IPERFOCALE (aumenta se aumenta la focale e decresce se chiudo il
diaframma).
Nel nostro esempio (50mm con f/5.6) l'iperfocale vale 23m.
Se mettiamo a fuoco a 23m (anziché a 1m) abbiamo una PDC di circa 1700m (!!!), ma già a distanze inferiori (5m, 10m o 15m) otteniamo delle PDC
migliori di 8cm (rispettivamente 2m, 10m e 32m).
Contrasto e colori:
Il contrasto di un’immagine corrisponde alla differenza di densità fra le aree più luminose e quelle più scure presenti in essa.
Un’immagine ben contrastata è quindi un’immagine che contiene la più vasta gamma possibile di tonalità intermedie fra bianco e nero.
Prima dello scatto il fotografo deve regolare l’esposizione in modo da ottenere il massimo in termini di resa tonale e dei dettagli.
Il contrasto di un’immagine dipende principalmente dalla quantità di luce che colpisce il soggetto e dal suo orientamento. Una luce troppo intensa genererà ombre eccessivamente dense, e viceversa.
La posizione del fotografo rispetto alle sorgenti luminose è quindi fondamentale per una corretta gestione dei contrasti e dei colori.
Un contrasto adeguato consente al fotografo di infondere nell’immagine energia, migliorarne la resa ad evidenziare il messaggio che desidera esprimere.
Un’immagine con contrasti dolci comunicherà sensazioni rilassanti, mentre una più contrastata potrà essere più forte ed espressiva, perfino inquietante.
Ma attenzione a non esagerare con il contrasto, perché porta spesso ad ottenere colori eccessivamente saturi con contorni imprecisi, a detrimento della qualità complessiva dell’immagine.
È quindi fondamentale arrivare ad un corretto bilanciamento del contrasto per mantenere il maggior numero possibile di dettagli sia nelle alte luci che nelle ombre e, al contempo, inferire energia nell’immagine.
Sotto con le domande e sotto con i consigli dei più esperti
magari con parecchi esempi fotografici per semplificare le spiegazioni !!
C'è da imparare da tutti e per tutti !!!!
Edited by padof - 28/7/2011, 22:34