Ho cominciato dal fondo

« Older   Newer »
  Share  
zaccaria.australi
view post Posted on 14/3/2021, 20:48 by: zaccaria.australi
Avatar

I cavedani sono i pesci più FURBI del mondo...guardate questo da cosa si era "travestito" per fregarmi...YouTube: zacca1papera

Group:
Member
Posts:
4,250
Location:
FIRENZE

Status:


Pre Internet


HO COMINCIATO DAL FONDO

Lo so, cominciato non è un vocabolo che ha un suono gentile nel pronunciarlo, iniziato sarebbe stato molto più elegante, ma la mia storia con l’acqua è quella di un bimbo toscano e quel vocabolo anche se un pò sguaiato è quello che calza meglio.
In genere quando si raccontano storie vecchie, si inizia con il “correva l’anno”...ma visto che di anni ne son corsi anche troppi evito di puntualizzarlo e vado al sodo.

Mese più mese meno, era l’estate del 1962 a tiro di schioppo c’era Settembre e con lui anche “Santa Susina”... il detto finirebbe con: “si torna a scuolina”, ma per me in realtà sarebbe stata la prima volta, e il detto non era valido, ma ormai mi era tornato alla mente e l’ho voluto scrivere.

Ero veramente piccolo, e forse anche più bimbo della mia età, già però con la paura giusta davanti al pericolo...ma non all’acqua, quella proprio no, quella non mi faceva paura, non avevo bisogno di stringere la mano di nessuno, nè di un adulto, nè di un compagno più grande, per essere accompagnato verso il fiume, dovevo solo riuscire a smarcarmi da mamma, e non era semplice.

L’estate in campagna era di quel rovente che ora si stenta a ricordare, ma ricordo bene che da scalzi era veramente da fachiri attraversare l’asfalto della statale 67 c’erano solo 4 metri che separavano la corte del palazzo padronale dal viottolo che conduceva sul torrente Comano, metri che per non ustionarsi andavano percorsi a saltelli, mirando il primo ciuffo di erba più verde che si potesse trovare al lato opposto, a conti fatti in quel punto era più difficile traversare la statale che il torrente sottostante.

Anche se quella statale(SS67) era importante, la A1 era ancora in costruzione, all’epoca passavano comunque poche vetture, perciò bastava un minimo di attenzione, solo che quella statale era maledetta per la mia famiglia; 200 metri a valle di dove traversavo io, nel 1954 ,aveva perso la vita quello che sarebbe dovuto essere il mio fratello maggiore, portava il mio stesso nome, ed era morto investito da un camioncino proprio sulla SS67...capirete che a mia madre, se mi perdeva di vista, saliva un angoscia che rasentava il terrore...le raccomandazioni a stare intorno casa a vista, erano continue, ma l’acqua è l’acqua e “prima o poi tutti vanno a cercarla”

Già in quei primi momenti c’era una cosa da risolvere fra me e lei...la contesa dei pesci!

E’ stata la prima molla a condurmi sul fiume, probabilmente la prima molla di tutti quelli che pescano, ma poi pensandoci bene, alla fine non la molla maggiore.

La cosa principale in fondo era ilraggiungimento della serenità, quella che ho poi appreso si chiamasse “pace interiore”. Per la pesca invece era necessario l’allenameto alla “calma apparente” quasi una meditazione vigile, difficile spiegarsi, ma I pesci se li vuoi prendere con una catinella bianca di 30 cm di diametro,poggiata ad una profondita di 20cm vogliono immobilità, anche il respiro deve essere quasi apnea, ma non forzato, è la concentrazione che abbassa I battiti del cuore e chiede meno ossigeno, è una catena che parte dalla mente e diventa fisica...la tecnica era quanto di più velleitario si potesse immaginare, ma il getto che staziona nelle anse ombrose della riva, aveva la stessa incoscienza del bimbo e qualcosa ci cascava sempre, anche se spesso nel sollevare la bacinella, l’acqua che ne usciva si portava via tutto il pescato...tutto tornava al fiume...rimanevano raramente pochi avannotti con il sacco vitellino ben evidente, e fra questi iniziavano già le differenze, c’erano quelli con qualche puntino, I futuri barbi e quelli invece verdini di dorso con una banda giallastra che sarebbero diventati o lasche o sarcoli impossibile riconoscerli a quell’età...in Ittiologia: cavedani e vaironi.

Un giorno uno grosso, ma veramente grosso, non sto a mimarvi con le mani le dimensioni, anche perchè basterebbe il dito mignolo... era un getto che aveva già riassorbito tutto il sacco vitellino, e non era uscito con l’acqua che tracimava al sollevamento della catinella, ma aveva perso un secondo a girare in tondo dentro, secondo che gli era stato fatale, fu la mia prima cattura di taglia, e anche il primo pesce che mangiai...ma questo è un aneddoto a parte, che mi porta fuori pista, fuori dal fondo del fiume.

Ma anche se I pesci erano stati la prima molla, di li a poco, forse l’estate successiva, quello che prese ad interessarmi, fu il fondo del torrente che lì sarà stato a 50/70 cm dalla superficie; era un fondo cosparso di ciottoli piccoli, medi e decisamnete grossi, oltre ovviamente a rena più o meno fine, la corrente e le piene facendoli ruzzolare avevano stondato quei ciottoli, se ne levavi il muschio che in estate ricopriva alcuni di essei, ti accorgevi che quei ciottoli erano belli ruvidi, non erano come quelli che trovavi a riva, dove ci stavano pure quelli piatti, che non ricordo chi, mi aveva insegnato che venivano buoni per farli saltellare sull’acqua, quelli sul fondo non erano nè piatti nè lisci.

Ma non si era al fondo, il fondo era sotto, e a quell’età spostare quelli più grossi, era un impresa che riusciva solo se trovavo qualcuno che mi dava mano...ma non c’era nessuno, o forse non c’era nessuno tranne me e lei: la corrente del fiume!

Difficile spiegare come lavori la mente di un bimbo, e come certe soluzioni nascano dai giochi e dall’osservare, ma se toglievi la renina e piccoli sassi creando un canale centrale a monte di un grosso ciottolo, la corrente iniziava a girarci intorno più forte e ti dava mano a scavarne I profili sommersi che non è detto fossero tondi...anzi in genere erano profili più acuti, che incastrandosi ancora più in profondità nell’alveo avevao fatto tenere la posizione al grosso ciottolo.

Così in acqua bello al fresco, I mesi estivi scorrevano fra contiune scoperte...la mamma si era data pace, tanto sapeva dove ero, e anche che non correvo certo pericolo con le vetture dei vacanzieri che ogni tanto transitavano in direzione della costa Romagnola.

Scavando, si scopre cosa c’è sotto, dalle larve dei portasassi, a qualche piccola sanguisuga o lombrico se sei più nei pressi della riva e c’è un poco di fanghiglia, insomma si fa del naturalismo spiccio, ma il divertente è scoprire che il getto dopo un poco ti accerchia, che ci sono pesciolini anche fra le dita dei piedi e che se ti volti dopo due ore che sei a gobboni a raschiare via dal fondo sabbia e ciottolame, ti avvedi che dietro di te c’è una scia nera di pesciolini tutti felici e scodinzolanti, sei la loro fonte di cibo a sforzo quasi pari allo 0!

Quando finalmente arrivavo al fondo del fiume, all’alveo di roccia liscia che era il vero letto dell’acqua, e ne guardavo il profilo ondeggiante che la corrente copiava in superficie mi sentivo felice, avevo compiuto l’opera di recuperare quel tratto come la natura lo aveva disegnato...spesso I polpastrelli delle dita delle mani erano andati...sapevo che per almeno un giorno non avrei più potuto continuare l’opera, penso che sarebbe stato difficile prendermi anche le impronte digitali, tanto l’usura della pelle era al limite, a casa quando mangiavo, dovevo tenere coltello e forchetta gestendoli con l’incavo fra pollice e indice, perchè avevo troppa sensibilità nelle dita, mi facevano male.

Quando arrivavo ai massi più grandi, spesso scoprivo che erano riparo di inquilini di più specie, dai pesci adulti ( in genere piccoli barbi e vaironi) al granchio alla biscia e anche a qualche rara anguilla.

Il fondo del fiume è un libro che non ha le pagine numerate, ma è comunque un libro che ha un ordine, basta leggerlo e rileggerlo, e rileggerlo, e poi piano piano il libro prende forma, I capitoli si ripetono e si aggiornano, come la muscolatura del corpo che da bimbo diventa un ragazzo che il fondo va a cercarlo anche a 3 metri di profondità, nelle buche più ardite del torrente, ma questa volta non per scavare, ma per cercare le tane dei pesci...ora che le mani non fanno più male, ora che la mente ha imparato quali sono le caratteristiche che deve avere una tana, la posizione in corrente, l’entrata e l’uscita...o le uscite...ora che il tatto sa già dalla viscidità di cui è cosparso il foro di accesso se da lì transitano inquilini che hanno del muco protettivo…

Sono entrato a casa dei pesci, l’ho fatto da predatore, l’ho fatto senza che ancora sapessi nuotare, ho imparato a stare a galla e lo stile libero a 12 anni costretto da mio babbo a prendere il patentino alla RARI altrimenti non mi rilevava la patente di pesca, mica potevo dirgli che erano anni che nuotavo a rana sotto l’acqua in apnea…

Ho cominciato dal fondo

A.Z.

Edited by zaccaria.australi - 17/3/2021, 17:16
 
Top
8 replies since 14/3/2021, 20:48   450 views
  Share