| Questa domenica mattina è piena di caffè, di pioggia sui vetri del bar e di fumate annacquate. Il fiume porta via ogni velleità di voler pescare con la sua acqua che si va sporcando ed il vento che non accenna a smettere. Quando t’alzi per pescare e finisci a raccontartela al bar non è un dispiacere: è già successo e succederà ancora. Però scoccia. Questo non perché di solito il terzo giorno sia il migliore: quando fai una tre giorni di pesca il primo giorno c’è l’entusiasmo ma il secondo va meglio perchè sai già quello che devi fare. Il terzo di solito peschi un po’ così perché sai che domani si torna alla vita di tutti i giorni. Magari in ufficio… o magari solo a casa per chi non ha più questi problemi, ma è un’altra faccenda questa. Sandro è già contento così. La prende con filosofia e ci tiene a sottolinearlo con la sua inconfondibile cadenza: - Ueh’ Grizzly guarda che io sono già a posto così, mi sono stra-divertito non fare il pirlone che mi pianti il muso te perché non peschi! – Gli direi: - io mica vado in pensione tra tre giorni! Che ti venga… - Invece mi scappa un nostalgico: - Ma si, hai ragione… - Effettivamente il tempo di pescare c’è stato. Abbiamo rivisto i fiumi che per un verso o per l’altro non avevamo più potuto pescare. Intendo insieme io e lui. E’ passato diverso tempo dall’ultima pescata fatta in solitaria solo io e “la vipera”. Come da tradizione abbiamo fatto le nostre amichevoli litigate sul fiume, quando per “invasione di corsia” o quando perché, col vizio di voler pescare vicini, seppur abbiamo imparato a non fare a cannate qualche garbuglio ogni tanto scappa. Abbiamo preso pesci belli e brutti. Abbiamo preso parecchio e pescato non troppo, il giusto. Abbiamo mangiato una fiorentina da panico e siamo tornati a casa mezzi ubriachi come ogni zingarata che si rispetti impone. Alla fine delle chiacchiere di questa domenica quello che resta a tutti e due è la consapevolezza che, per l’appunto la “zingarata” che cercavamo è stata zingarata a tutti gli effetti. Tre giorni “fuori dale balle” come direbbe il ragiunat, riusciti pienamente e questo conta più delle ore pescate e dei pesci presi. Ordino un altro caffè corretto sambuca e la pioggia sulle vetrine del bar incornicia altre gocce di questa storia che qualcuno vive e qualcun altro racconta. Forse è stato il momento più intenso di questi tre giorni. Il momento in cui abbiamo parlato dei progetti reciproci: Sandro della sua pensione e di come spenderà il tempo ed io di come sto cambiando casa per la terza volta dal 2011. Abbiamo parlato di macchine, di lavoro, di futuro. Abbiamo parlato di passato. Di quando Sandro guadava lo Scrivia col Pajero e di quando affrontavo nevicate in autostrada col finestrino a mezz’asta guidando col cappello di lana. Abbiamo parlato di un sacco di pesci e di canne, di lenze e di fiumi. Abbiamo parlato di Carlo, delle sue tecniche e dei suoi accidenti, di Andrea (il ministro Castelli ) , di Davide( detto Dante) e del suo inferno, di Bonitta e della sua pastura miracolosa al gusto “discarica”, di Zaccaria, di Piero e di Cristian, di Ezio e di Cristian (Scuba) . Abbiamo parlato di chi non scrive più, anche di chi non c’è più e di chi di nuovo è arrivato. E’ stato come guardarsi allo specchio per 4 lunghe ore. Poi siamo usciti a prendere ancora della pioggia, ci siamo abbracciati e ci siamo lasciati con la promessa di rivederci più spesso. Stammi bene viperaccia!
ottimo inizio
Al tramonto
non male
questa era meglio però
il ragiunat in piega
inviperito!
INVIPERITI
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