Mi scuso in anticipo per la dimensione delle foto, ma è la prima volta che uso Photobucket e non sono riuscito a ridurle
La foto sopra è una metafora della mia vita nell’ultimo anno e mezzo: un recente passato con molte ombre, un presente che sa di rinascita e che lascia sperare in un futuro ricco di frutti.
Un trascorso per molti versi simile a quello degli amati corsi d’acqua dei miei luoghi dell’anima: un recente passato segnato da un’alluvione, che ha portato danni e devastazioni, ma che al tempo stesso ha gettato il seme per una nuova vita: alcuni tratti rovinati, altri però addirittura rinati, con buche ripulite dalla ghiaia che le aveva ricoperte nel corso degli anni; pesci di taglia diminuiti di numero, molti malati in seguito ai colpi ricevuti durante la piena, ma ciò permetterà alle nuove generazioni di accrescersi con meno predatori da cui guardarsi; tanti alberi portati via dalla furia dell’alluvione, ma che, laddove rimasti in acqua, offriranno quest’inverno agli amici pinnuti nuovi ripari dai cormorani.
La differenza è che, mentre nella mia vita ci sono ora due persone che sono state fondamentali per superare i brutti momenti, questi fiumi non avranno nessun aiuto, anzi probabilmente troveranno sulla loro strada personaggi che, chi per incompetenza, chi per avidità, compiranno ulteriori devastazioni facendole passare come “messa in sicurezza”.
Per anni il venire qua ha rappresentato un indispensabile momento in cui staccare la spina, allontanarmi almeno per qualche giorno dalle preoccupazioni, dalle ansie, dallo stress causati dalle condizioni di salute prima di mio babbo e poi di mia mamma. L’eccitazione cominciava già da un paio di settimane prima della partenza, e tutto il necessario era preparato con largo anticipo. Stavolta ho fatto tutto all’ultimo momento, senza particolari entusiasmi, quasi con pudore, come se mi sentissi in colpa nel venire qua lasciando a casa le due persone che sono adesso quello che più conta nella mia vita.
A differenza dell’anno scorso non ho invitato nessun socio di pesca. Non sapendo cosa avrei trovato dopo l’alluvione, non volevo portare fin qui qualcuno per farlo tornare deluso. Al tempo stesso mi sentivo come se dovessi andare a trovare un caro amico gravemente malato: volevo essere solo, punto e basta.
I primi lanci non potevano che essere nel mio fiume del cuore, nel tratto da cui quasi sempre parto quando vengo in queste terre, specie se sono da solo, è una sorta di rito propiziatorio. Man mano che risalgo mi si allarga il cuore: l’alveo è cambiato poco, addirittura qualche buca si è allargata, qualche pianetta è più fonda, alberi, radici e cespugli sull’acqua quasi dappertutto offrono ancora ai pesci un riparo sicuro
I pesci ci sono, tanti, dappertutto, moltissimi piccoli, a garanzia del futuro del fiume. Ogni anno sono sempre più sospettosi nei confronti degli artificiali e sempre più simili alle trote come timore nei confronti dell’uomo, con la differenza che questi sono cavedani e ti vedono non appena ti muovi, spesso ben prima che arrivi a distanza utile per lanciare. Ne prendo comunque parecchi, vivaci, combattivi, un paio sono anche over 40; qualcuno porta i segni del cataclisma dello scorso autunno
Nei giorni a seguire farò altri tre tratti del mio amatissimo fiumetto, più un pezzo del suo principale affluente, cambiando anche più volte nella stessa giornata; gli spostamenti comportano perdite di tempo ma qua, per me, l’importante non è mai stato il semplice tirare su pesci, adesso meno che mai, la cosa che mi preme di più è capire quanto l’alluvione abbia colpito.
Note agrodolci: quasi dappertutto c’è ancora una buona quantità di pesce…. vedo anche, senza prenderle, alcune trote veramente belle; molti dei cavedani che vengono a riva sono però malati, escoriazioni rosse che so per esperienza essere spesso mortali….temo che il prossimo anno, qua, di ciprinidi di taglia decente ne saranno rimasti pochi
E poi quello che mi fa veramente male al cuore: il mio tratto preferito di sempre letteralmente devastato dalla piena, le buche e le lame riempite di ghiaia, tratti di sponda senza più una pianta, pesce diminuito come quantità e taglia, e malato. Temo ci vorranno anni prima che si riprenda, ma anche qui le speranze per una nuova vita ci sono…
Due uscite su un altro fiume; quello dove volendo posso andare anche a piedi dall’albergo, nel tratto in parte devastato anni fa da un’altra rovinosa piena e a seguire dai consueti, illuminati lavori di “messa in sicurezza”; quello che nel giro di pochi anni si è ripreso, tornando bellissimo, integro e ricco di pesce di taglia; quello che ha fatto più parlare di se, tristemente, durante i giorni dell’alluvione; quello per il quale maggiormente ero in ansia alla vigilia della partenza. Quello che mi ridà il sorriso e l’entusiasmo: se possibile è diventato ancora più bello di prima…..a fronte di un paio di brevi tratti un po’ danneggiati, il resto è ulteriormente migliorato, ci sono nuovi spot, di quelli che mi fanno battere forte il cuore quando mi accingo ad affrontarli; e i pesci sembrano ancora di più e più grossi rispetto all’anno scorso (per la verità anche più fetenti e paurosi). Veramente difficile scegliere fra le tante foto di ambienti e pesci che ho fatto
Qua sullo sfondo c’è anche un’allegra famigliola di simpatici cinghiali…..
Decido per un itinerario nuovo, tratti di due fiumi recentemente riaperti alla pesca dopo una vita. Di entrambi ho battuto tanti altri spot, ma era dalla mia prima spedizione in zona, nel 2001, che non vedevo l’ora di poter mettere lenza nei tratti dove andrò stavolta.
Risalendo il primo tratto vedo tantissimo pesce, ma di taglia ridotta, a parte una nutrita popolazione di carpe. Strano per questo fiume, oltretutto in un posto chiuso per tanti anni. Osservando l’alveo mi convinco che, aldilà della recente alluvione, questa zona sia stata pesantemente ruspata non più di due-tre anni fa; questo spiegherebbe anche la taglia media scarsa. Di certo trovo una splendida centralina idroelettrica nuova di zecca, con corredo di devastazione nel punto di presa e dove sbocca la condotta.
Ccomunque anche qui viene fuori qualcosa di decente….
….e capita una scena che finora avevo visto solo con le trote: mentre recupero un microbo rimasto attaccato al rotante, improvvisamente la canna si appesantisce e mi trovo attaccata una bestia da almeno 45 cm, che dopo un po’ si slama fra le bestemmie. Tratto con grandi potenzialità, che se non succede niente fra un paio d’anni potrebbe dare grandi soddisfazioni.
Mi sposto sull'altro fiume. Su questo non ho grandi aspettative: qualche chilometro più a monte era uno dei miei spot preferiti finchè non venne pesantemente segnato da un’alluvione circa dieci anni fa, provai per un paio d’anni a tornare ma senza vedere cenni di ripresa, per cui lo abbandonai. E invece mi sorprende piacevolmente: almeno qui, letto integro e pesce in quantità e taglie molto interessanti, quasi un ritorno ai fasti di un tempo. Una bella, bellissima sorpresa
Preso dall’entusiasmo torno la mattina dopo, sempre nell’ex divieto, ma in un altro tratto. Anche qui fiume che finalmente ha riacquistato una certa integrità, gli spot emozionanti sono tanti, uno dopo l’altro, come una volta. Di pesce ce n’è anche in buona quantità, ma, cosa che fatico veramente a spiegarmi, si vede ben poco sopra i 30 cm; oltretutto pure i piccoli sono di una bastardaggine inaudita e scappano già da grande distanza come se avessero visto satana. Voglio sperare che, come ho già visto capitare tante altre volte da queste parti, anche questo tratto di fiume sia in ripresa, in grado di tornare come un tempo nel giro di poco
L’ultimo giorno di permanenza l’ho riservato ad un fiume che qui, nel suo tratto medio-basso, in altri tempi avrebbe dato la certezza quasi matematica di poter fare una pescata memorabile. Questo prima che bipedi apparentemente appartenenti alla razza umana non decidessero di metterci sopra le mani per trarne profitto: da allora è stato un susseguirsi di centraline idroelettriche sorte come i funghi, di captazioni per uso potabile, di chilometri e chilometri di fiume sconvolti da lavori in alveo privi di motivazioni plausibili e di criterio. A ciò si deve aggiungere la presenza di almeno una colonia di cormorani stanziali; se qualcuno provasse a toccare questi simpatici ed innocui uccellini ci sarebbe sicuramente l’insurrezione di orde di pseudo-ambientalisti....chissà questi ultimi cosa hanno invece fatto per arginare la devastazione del fiume.
Adesso per fare buone pescate bisogna avere la capacità e la fortuna di trovare tratti non recentemente sconvolti dalle ruspe e/o battuti dalle merde alate, cosa in cui non sono riuscito l'anno scorso con Claudio. Come volevasi dimostrare, sul tratto che voglio fare trovo subito una bella centralina nuova di zecca con relativi recenti lavori in alveo, che fra l’altro hanno fatto sparire una meravigliosa buca. Decido di scendere lo stesso e mi faccio un pezzo a piedi per superare il tratto ruspato. Fino qui non sono mai arrivato, e da adesso in poi sembra anche molto bello. Cammino per mezz’ora prima di iniziare a pescare, con molti dubbi e ben poche certezze. Beh....direi che il risultato è superiore, parecchio superiore a quanto mi aspettassi, fra le migliori pescate mai fatte in questo fiume. Non finirò mai di stupirmi per le sue potenzialità, e al tempo stesso di incazzarmici, perché se fosse un minimo tutelato e gestito, potrebbe richiamare pescatori provenienti anche da lontano, garantendo introiti per i locali e al tempo stesso quello “sviluppo sostenibile”, non termine per radical chic annoiati ma l’unico modello di crescita oggi per noi possibile
Edited by alvelas - 5/7/2014, 14:34