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| Non potrò mai dimenticare le nostre lunghe telefonate, nelle quali mi raccontavi i particolari della battaglia che stavi conducendo contro quel mostro subdolo e impietoso che alla fine ti avrebbe poi sconfitto. Sconfitto, si, perchè la lotta era inevitabilmente impari, ma non piegato, perchè un uomo della tua stoffa non si può piegare. Ad ogni telefonata mi insegnavi qualcosa: mi insegnavi con quanta dignità un uomo possa andare incontro al proprio destino; mi insegnavi come si fa a non piangersi addosso -e di motivi per farlo ne avresti avuto in abbondanza- in una situazione della quale era fin troppo facile presagire quale sarebbe stato l'esito finale, e mi insegnavi con quanta forza, positività e coraggio si possano affrontare prove terribili come questa. Mai, mai, mai dalla tua bocca è uscita una parola di sconforto o di rassegnazione. Nelle ultime settimane non ci siamo sentiti, ma so che hai lottato come un leone fino all'ultimo giorno, e adesso ho il grande rammarico non averti potuto accompagnare nel tuo ultimo viaggio. Giovedì mi ha chiamato tua figlia, ed è stata un'emozione fortissima, e alla fine della telefonata non sono riuscito a trattenere le lacrime. Siamo tutti piccoli di fronte alla morte, ma quella "nera signora" avrà sicuramente capito che c'è qualcuno che è molto meno piccolo di altri, e sono certo che ti avrà preso per mano con ammirato rispetto. Ciao Paolo, è stato un onore averti conosciuto. Riposa in pace.
Piero
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