Ciao ragazzi, vi posto l'ultima bozza preparata da spedire in regione a chi di dovere. Sono graditi suggerimenti e adesioni.
"Gent.mo Dott. Xxxxxxxxxxxxx, in riferimento alla proposta GPG/2018/22 del 10/01/2018,
in oggetto all’APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO REGIONALE DI ATTUAZIONE DELLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TUTELA DELLA FAUNA ITTICA E DELL'ECOSISTEMA ACQUATICO E DI DISCIPLINA DELLA PESCA, DELL'ACQUACOLTURA E DELLE ATTIVITÀ CONNESSE NELLE ACQUE INTERNE, A NORMA DELL'ARTICOLO 26 DELLA LEGGE REGIONALE 7 NOVEMBRE 2012, N. 11,
in particolare al TITOLO III (PESCA NELLE ZONE CLASSIFICATE “C”), articolo 16 comma 2 riguardante “Quantità e qualità delle esche e delle pasture”: È sempre vietato l’uso e la detenzione sul sito di pesca del pellet.
sono a proporle una disamina in quanto il suddetto comma risulta lesivo della libertà di scelta dei pescatori che praticano determinati tipi di pesche specialistiche (carp-fishing, barbel-fishing, feeder fishing) e non solo, che utilizzano tali esche come pasturazione e innesco, nelle quantità e modalità previste dalla legge e dal regolamento vigenti.
Tutela della fauna ittica È notoriamente risaputo, già dai lontani anni 80’, che i pellets a base di farine e oli di pesce sono un alimento estremamente equilibrato per la fauna ittica, non per niente si utilizzano in acquacoltura quale alimento base. Contenendo una giusta quantità di proteine, grassi, carboidrati e minerali risulta un cibo sano e completo, certamente molto più di altre esche notoriamente utilizzate nella pesca sportiva.
Al comma 1 dell’articolo 16 si trova scritto: “è ammesso fino a un massimo di 3 litri o 1 chilo di pastura solida per ogni giornata di pesca”. Molti pellets che si trovano sul mercato non sono altro che pastura solida in forma estrusa, non si evince quindi la differenza tra l’uso di una pastura in polvere e una in formato estruso, l’effetto sulla fauna ittica sarebbe esattamente lo stesso.
Tutela dell’ecosistema acquatico Le quantità permesse non vanno certamente ad aumentare il degrado dell’ambiente acquatico, o perlomeno non lo fanno in modalità più grave rispetto ad altre esche altresì permesse. A parità di esca non mangiata e depositata sui fondali, sono certo che un chilo di bigattini in putrefazione produca molte più sostanze nocive (come ad esempio l'ammoniaca) di un chilo di pellet, la cui composizione è sempre bilanciata e si riduce in polvere in tempi brevissimi, disperdendosi rapidamente e rimanendo in ogni caso una sostanza nutriente.
Richiamando sempre il comma 1 dell’articolo 16, l’impatto arrecato all’ambiente acquatico da un chilo di pellet sarebbe lo stesso identico a quello di un chilo di pastura a stato solido, in quanto i componenti per lo più sono i medesimi. Usato da decenni in acquacoltura, che notoriamente si svolge in bacini chiusi e circoscritti, quindi più soggetti ad uno scarso ricambio idrico, non creano problemi all’ecosistema acquatico, per cui non si capisce come potrebbero causarlo in fiume, dove il ricambio d’acqua è continuo ed è garantito un DMV per legge.
In Inghilterra, paese molto più avanzato del nostro dal punto di vista della tutela degli ambienti acquatici, il pellet è una delle esche più utilizzate proprio nelle acque a prevalente popolazione di barbo e cavedano (le nostre acque C), in particolare per la cattura della specie barbus barbus (barbo europeo), specie che qui da noi è considerata alloctona poiché non presente in allegato 1 e 2 ma che risulta prevalente nei nostri corsi d’acqua collinari.
Tipologie di pellets In riferimento al comma 2 dell’articolo 16 si generalizza il termine pellet, vietandone tutte le tipologie, facendo come si suol dire di tutta l'erba un fascio, anche se la realtà è molto differente e i pellet si presentano in diverse varietà e per diversi scopi, di cui non si è tenuto assolutamente conto nella stesura del regolamento.
- Pellet da innesco: pellet nutrienti e bilanciate che si utilizzano solo per l’innesco, se ne usano in numero estremamente limitato. Non arrecano nessun danno al pesce né tanto meno all’ambiente. - Pellet da pasturazione: assimilabili alla pastura (di cui è consentito l’uso secondo il regolamento) ma molto più nutrienti per i pesci, per cui non si capisce il motivo di una loro esclusione all’uso. - Pastura estrusa: identica alla pastura (di cui è consentito l’uso secondo il regolamento) ma in formato di pellet. In questo caso si va incontro ad un’antitesi perché si tratta della stessa cosa ma in formato differente.
Pesca etica Il nostro modo di vedere la pesca è espresso attraverso alcuni punti fermi ma fondamentali, nel pieno rispetto di fauna ittica e ambiente acquatico: - Pratichiamo da sempre il catch & release immediato, impegnandoci anche sui mezzi di comunicazione moderni, quali social o forum, sulla diffusione di tale pratica, quindi non utilizziamo mai le nasse, perché sappiamo bene che sono dannose per la salute dei pesci; - Utilizziamo un apposito materassino, opportunamente bagnato, per la slamatura sicura dei nostri amici pinnuti; - Utilizziamo da anni ami senza ardiglione, molto tempo prima che uscissero le regolamentazioni delle zone no-kill; - Non lasciamo mai rifiuti sulla riva e quando possibile raccogliamo anche l’immondizia lasciata da altri “colleghi” meno educati; - In definitiva direi che siamo pescatori da prendere come esempio invece questo regolamento ci penalizza oltre ogni logica.
Danno commerciale Il mondo del Feeder & Specialist Fishing è in rapidissima espansione anche qui da noi, con tutti i conseguenti benefici per il mercato degli articoli per la pesca, e non sarebbe giusto penalizzare già in partenza una disciplina alieutica che è storicamente votata alla salvaguardia degli ambienti naturali e dei pesci.
Considerato che il presente regolamento detta le disposizioni di attuazione della legge regionale 7 novembre 2012, n. 11 “Norme per la tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dell’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne”, mi chiedevo, e lo faccio a nome di molti altri pescatori sportivi come me, la motivazione per cui secondo voi il pellet sia nocivo per la fauna ittica e per l’ecosistema acquatico.
Specie autoctone in estinzione Inoltre, ci preme evidenziare che, nonostante l’impegno e l’attenzione mostrati nella stesura del nuovo regolamento, circa la protezione delle specie autoctone in diminuzione, i nuovi canoni di salvaguardia dei numerosi endemismi presenti nel territorio, non sempre risultano corrispondenti a quanto noi pescatori constatiamo abitualmente frequentando le acque regionali. La Lasca, ad esempio, specie un tempo diffusa sulla fascia pede-collinare di ogni corso d’acqua, ad oggi risulta ormai scomparsa da numerosi bacini idrografici e, solo sporadicamente, viene constatata la presenza. La suddetta specie, a nostro avviso, meriterebbe una protezione pressoché totale. Per quanto sopra, sarebbe doveroso da parte di codesta amministrazione provvedere ad effettuare un censimento attendibile della biomassa dei corsi d’acqua del territorio regionale; studio che permetterebbe di evidenziare, con esaustività le effettive e attuali criticità inerenti le specie autoctone più a rischio.
Cordialmente,
Giuliano Giorgini – Cesena Claudio Casanova – Forlì Cristian Gardini - Forlì "
Saluti,
Giuliano
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